Come si può risolvere la questione meridionale? Cinque sono i modi possibili…
Continuiamo il nostro approfondimento sul tema che abbiamo affrontato di recente nel corso di un incontro promosso dallo scrittore, Pino Aprile. Sotto, in allegato, le prime due parti
… “Essere pronti è tutto”, ripetiamo.
Oggi, a condizioni date, come si può risolvere la questione meridionale? Cinque sono i modi possibili:
La negazione. E’ la soluzione più spiccia. Si attribuisce alle vittime la causa della loro miseria e si costruisce artatamente una questione settentrionale, in cui chi ha garantiti 5 pasti al giorno vanta lo stesso diritto ad averne un sesto di chi aspira alla cena oltre che al pranzo.
La nordificazione dei territori del Sud al netto dei suoi abitanti. Hitler teorizzava che i territori delle regioni dell’Est europeo si potevano “germanizzare”, ma che non se ne potevano germanizzare le popolazioni. Quello che voleva dire è chiaro, mi pare. Non essendo stato possibile nordificare le popolazioni del Sud, le si caccia via e vi si sostituiscono insediamenti nordisti (colonie sul tipo israeliano). Per favorire questa operazione occorrono collaborazionisti. Di questi miserabili purtroppo la storia è piena.
Si dividono in imbecilli irrecuperabili e furboni. In Sicilia ce ne è già un manipolo.
La secessione. Dato che la q. m. è cominciata con la fine di uno Stato e la sua annessione ad un altro, ecco che, ripristinando uno Stato simile a quello scomparso, la questione non si pone più.
La conversione di massa di tutto il nord che prenda atto e faccia ammenda dei suoi egoismi, delle sue prepotenze, dei suoi abusi e avvii un processo di riequilibrio prima culturale, e poi sociale, economico e morale che unifichi finalmente questa cara vecchia “espressione geografica” facendola diventare una nazione.
L’acquisizione da parte dei ricchi e potenti del Nord della consapevolezza che un paese che sacrifica una metà di sé all’altra metà, oggi, nell’attuale contesto internazionale non ha alcuna speranza di sopravvivere e che quegli stessi soggetti che hanno speculato sullo sfruttamento reso possibile da una rendita di posizione consolidata da 154 anni di sopraffazioni, sopercherie e soprusi, sono destinati anch’essi a scomparire. A meno che, con un atto di egoismo tanto intelligente da sembrare altruismo non si rafforzano e si attrezzano per partecipare profittevolmente ad una competizione globale, chiamando allo sviluppo i soggetti finora tenuti in minorità.
La separazione consensuale come esercizio dei diritti fondamentali.
La giurisprudenza dei supremi organi costituzionali internazionali e i tribunali internazionali dei diritti dell’umanità hanno cominciato ad affrontare e definire concetti e strumenti di tutela di soggettualità sussumibili all’interno dell’ampio concetto di minoranze perseguitate e simili.
Esemplare è a tal proposito una sentenza della Corte suprema del Quebec, che si è così espressa.
“Quando uno Stato non consente ad una parte della sua popolazione di raggiungere i propri obbiettivi di crescita economica, sociale e civile, questa popolazione ha pieno diritto di separarsi da quello Stato”.
E’ un “obiter dictum, all’interno di una sentenza che esclude la possibilità per il Quebec di separarsi dal resto del Canada proprio in mancanza di quei presupposti.
E’ chiaro che di quelle ipotesi, alcune sono di scuola, altre sono delle vere forzature, altre sono divertissement, altre ancora fantascienza politico-giuridica.
La fattispecie descritta al precedente punto 6, si attaglia perfettamente al caso del Meridione dove lo Stato italiano, in spregio delle prescrizioni e dei doveri istituzionali imposti dalla Costituzione (Art. 3: “E’ compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che …. limitano … l’eguaglianza dei cittadini”. Art.4. “La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro”. Art.32: ”La Repubblica tutela la salute come diritto fondamentale dell’individuo”, ed altri), viola la “ Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea, e specificatamente gli articoli 1 (dignità umana), 2 (diritto alla vita), 15 (libertà professionale e diritto di lavorare), 31 (condizioni di lavoro giuste ed eque, 34 (sicurezza sociale e assistenza sociale), 35 (protezione della salute), 37 (protezione dell’ambiente) e 38 ( protezione dei consumatori).
Nel meeting, sotteso alla discussione sull’attuazione del meccanismo di ripartizione dei fondi nazionali stava il convitato di pietra.
Quale linea politica adottare nel caso in cui, ancora una volta, i poteri forti del Nord riuscissero a conservare e preservare lo status quo?
Non escludendo, anzi auspicando, la costituzione di un soggetto politico che definisca, si intesti e perti avanti con forza e decisione un programma che abbia come scopo la dichiarazione di Indipendenza del Mezzogiorno rispetto al Stato italiano.(FINE TERZA PARTE)
continua…
nella foto da sinistra: Franco Busalacchi e Pino Aprile
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