Con buona pace di Giovanni Pitruzzella, presidente dell’Antitrus italiana che, sul settore dei trasporti marittimi, è sempre stato ‘distratto’. Lo sa, ad esempio, che gli avvocati di Morace hanno indicato il suo ex studio come domicilio?
Ieri vi abbiamo dato notizia della bocciatura, da parte del CGA, del ricorso presentato dalla Liberty Lines (ex Ustica Lines), la compagnia di navigazione dei Morace, al centro dell’inchiesta giudiziaria ‘Mare Mostrum’, contro la revoca di un bando regionale decisa dall’assessorato ai Trasporti. Nell’articolo, che potete leggere qui, abbiamo allegato la sentenza nella quale, per quanto incentrata su temi amministrativi, non mancano riferimenti alle inchieste penali in corso, e al contesto fatto di corruzione e di interferenze nell’attività amministrativa della Regione.
Insomma, a leggerla, ci si può certamente fare una idea di quel “romanzo della corruzione” di cui hanno parlato i magistrati palermitani.
La sentenza, in poche parole, riguarda quel bando per i collegamenti con le Eolie e le Egadi che l’allora Ustica lines, secondo l’accusa, avrebbe contribuito a scrivere corrompendo una funzionaria regionale. Non a caso si è parlato di bandi costruiti ad hoc.
Oggi vogliamo soffermarci su un tema specifico: la tutela della concorrenza. Scrivono i giudici del CGA, proprio alla fine della sentenza:
“... il frequente richiamo al tema degli aiuti di Stato e più in generale all’obiettivo della tutela della concorrenza che, anche per il periodo successivo alla gara annullata, parrebbe ben lungi dall’essere raggiunto nel settore del trasporto marittimo verso le Isole minori della Sicilia, impone al Collegio di ordinare la trasmissione di tutti gli atti di causa, compresa la presente sentenza, alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Trapani nonché alla Commissione europea- Direzione generale della concorrenza, e all’Autorità garante della concorrenza e del mercato, per quanto di loro rispettiva competenza. “
Il CGA, quindi, ci sta dicendo che siamo lontani da una corretta applicazione delle regole sulla concorrenza. Intravede, per logica deduzione, l’ombra pesante di un monopolio e, per questo, trasmette gli atti alla Commissione europea, Direzione generale della Concorrenza. Questo passaggio è importantissimo, perché se i controlli si sono fermati a Roma, non si fermeranno a Bruxelles.
Certamente, i giudici inviano gli atti anche all’Antitrust italiana, ma ad occhio e croce, si stratta di una formalità dovuta, visto che proprio da questa istituzione il silenzio sul settore dei trasporti marittimi della Sicilia è stato assordante. Ve ne abbiamo parlato approfonditamente qui.
Ricapitoliamo gli aspetti più salienti del ruolo ambiguo dell’Antitrust italiana: nel 2011 quando ad acquistare la Siremar (ex Tirrenia) era stata la Compagnia delle Isole (partecipata regionale), il parere dell’Antitrust – trattandosi di un settore importante che naviga su una marea di fondi pubblici – non si era fatto attendere. Ed era positivo. Nel senso che, per l’Autorità italiana garante della concorrenza e del mercato, la Compagnia delle Isole, con questa operazione, non avrebbe acquisito una posizione dominante. C’era, dunque, il via libera.
Poi, il colpo di scena: gli armatori Morace e Franza decidono che la Siremar era un boccone troppo ghiotto. La Compagnia delle Isole viene messa fuori gioco attraverso un ricorso al Consiglio di Stato che annulla tutto. La Siremar finisce dritta tra i gioielli delle famiglie Morace e Franza che, con la SNS, si assicurano il ‘bottino’ senza che nessuno senta il bisogno di celebrare una nuova gara.
Ovviamente, direte voi, anche in questo caso sarà stato tenuto in considerazione il parere dell’Antitrust. Sbagliato: l’Antitrust non si è espressa su un’operazione che coinvolgeva attori che già operavano sulle stesse rotte della Siremar, profilando un monopolio grande quanto una casa.
Come mai? Sappiamo di certo che, alla fine del 2011, i vertici dell’Antitrust erano cambiati. E che l’operazione Siremar ai Franza e ai Morace si conclude sotto la presidenza del mega professore galattico, Giovanni Pitruzzella da Palermo. Che non sarà certo molto felice di sapere che atti di sua competenza vengono inviati, chissà come mai, ai colleghi europei.
Ma i fatti dicono questo: Pitruzzella si è tenuto ben lontano dall’esprimere giudizi sul settore dei trasporti marittimi siciliani. Fatta eccezione per quella volta in cui, praticamente, dà la colpa di tutto alla Regione e dichiara che l’eventuale monopolio non è di sua competenza “perché di dimensioni troppo piccole”, contraddicendo l’Antitrust dell’era pre-pitruzzelliana (qui l’articolo in merito) che, invece, era intervenuta eccome, dando il via libera alla Compagnia delle Isole.
Sarà un caso, ma un altro fatto ci dice che il mega professore è tra i tanti personaggi toccati dall’inchiesta Mare Mostrum, anche se non risulta indagato.
Stupisce, poi, una coincidenza: gli avvocati della Liberty Lines in questa causa dinnanzi al CGA (tra questi, Carlo Morace, che dovrebbe essere parente degli armatori) hanno indicato come domicilio lo studio di Carlo Comandé, in via Nunzio Morello 40, a Palermo. Dati riportati nella sentenza.
E chi è Carlo Comandé? Un discepolo, niente poco di meno, che di Giovanni Pitruzzella.
E chi aveva lo studio in via Nunzio Morello 40? Sempre lui, Giovanni Pitruzzella. Attualmente lo studio è presidiato da Domenico Pitruzzella, altro pupillo del presidente dell’Antitrust che, sul suo sito cita il maestro, ma non Comandé.
Citazione che non manca, invece, sul sito ‘pronto professionista.it’ in cui si legge: “Svolge la pratica forense presso lo studio del Prof. Avv. Giovanni Pitruzzella, prevalentemente in diritto amministrativo, sotto la guida sia del Professore, sia dell’Avv. Carlo Comandè con cui collabora anche dopo l’abilitazione forense sino al dicembre del 2014”.
Insomma, saranno pure coincidenze. Ma il nome di Pitruzella risulta troppo spesso vicino, per via diretta o indiretta, a quello degli armatori che in Sicilia hanno fatto il bello e il cattivo tempo.
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