Sul Titanic

Come ti risolvo la questione meridionale 2

Condividi

Le proposte per raddrizzare le politiche economiche da sempre sbilanciate in favore delle regioni settentrionali e la comparsa, sulla scena politica, di un partito nato per tutelare i loro interessi: la Lega Nord…

Nella prima parte di questo viaggio vi abbiamo raccontato come è nata l’idea di affrontare, in chiave propositiva, la mai risolta questione meridionale. A stimolarci,  un incontro promosso dal giornalista e scrittore, Pino Aprile (nella foto a destra, insieme con Franco Busalacchi),  autore di tanti pregevoli testi che svelano ”di che lacrime grondi e di che sangue” l’Unità dello Stato italiano. Qui potete leggere il primo articolo in cui parliamo, con numeri alla mano, di come lo Stato spenda, in proporzione alla popolazione, molto di più al Nord,  delle norme, ancora inattuate, per superare questa stortura e del rischio che questi provvedimenti rimangano sulla carta. Riprendiamo proprio da qui

… Dico questo perché analoga esperienza fu vissuta nel finire degli anni 90 del secolo scorso, quando furono introdotte nel sistema di finanziamento delle aree depresse i meccanismi delle IIP (Intese istituzionali di programma), in base ai quali venivano introdotte nel bilancio dello Stato le quote nazionali e poi quelle regionali. Pregevole tentativo, che si ridusse ad una esercitazione allorché il centrodestra con dentro la Lega Nord vinse le elezioni. E infatti i dati sopraesposti ne sono la conferma.
Il differenziale non è diminuito affatto, anzi …
Oggi la Lega è ancora più forte e, anche se professa una politica” nazionale”, non potrà mai venire meno alla sua stessa intima ragion d’essere, pena la sua scomparsa.
Abbiamo quindi, giù al Sud, ragionevolissimi motivi per essere preoccupati.

“Essere pronti è tutto”.
Come affrontare un ennesimo fallimento politico se dovessero ancora una volta prevalere i potentati del NORD?
Torniamo a cercare le firme per una nuova petizione alla UE?
Dobbiamo sempre ricordare che la situazione in cui ci troviamo si chiama sempre e comunque QUESTIONE MERIDIONALE, che affonda le sue radici in epoche ormai lontane.
Le cause e i caratteri fondanti della questione meridionale furono identificati e fissati abbastanza presto rispetto al suo sorgere, che concordemente viene fatto risalire alla costituzione dello Stato italiano. Fu persino riconosciuta e studiata la specificità e asperità della questione siciliana all’interno della più generale questione meridionale dall’inchiesta dei ricercatori Franchetti e Sonnino del 1876. La virulenza della ribellione siciliana fu direttamente proporzionale al tradimento di cui la Sicilia fu vittima rispetto alle altre regioni del sud.
Della insorta Questione furono indicati i rimedi. Ovviamente chi fece la scelta scellerata di privilegiare una parte del paese (il Nord) a scapito del Sud, usò proprio quelle indicazioni come una strada maestra per fare l’esatto contrario.

Nel corso dei 154 anni successivi, lungi da diventare una nazione, tra un re galantuomo, invasore a tradimento, un re buono che fece cannoneggiare i poveri che chiedevano pane, e un re soldato che aprì le porte al fascismo, e, poi, un sistema partitocratico che per interesse, o per ideologia privilegiava il Nord industriale e operaio, il territorio italiano diventò una sorta di ecosistema, il cui equilibrio fu affidato ad un rapporto tra predatori e prede, tra vincitori e vinti. Il nostro paese oggi è simile ad una riserva acquatica, dove i pingui fenicotteri rosa vivono a loro agio, cibandosi dei tanti animaletti che vivono nell’acqua stagnante. Anche i sistemi più collaudati però corrono rischi di mutamenti. Specie se, continuando nell’esempio, per eccesso di fenicotteri, la popolazione degli animaletti tende a diminuire sotto il livello di guardia o l’habitat delle prede, per entropia, vede diminuire pericolosamente il suo livello di vivibilità.
Oggi, nel paese, la minaccia di rottura dell’equilibrio sembra essere reale. La condizione del Sud rischia seriamente di derubricarsi da colonia interna a territorio occupato sul modello realizzato dagli israeliani in Palestina, ovvero il modello dei livelli minimi di mera sopravvivenza. Non va dimenticato che, continuando nell’esempio della palude, il fenicottero ha sempre bisogno dell’acqua stagnante e degli animaletti che vi abitano e che se un sistema si rompe, il danno colpisce tutti gli esseri che vi abitano.
Un partito politico che vagheggiava la secessione di una parte del paese, una inesistente Padania, dal resto d’Italia, con motivazioni truci e becere, oggi è al potere. Ha piazzato il suo capo politico al Ministero degli interni, le cui competenze non riguardano solo la sicurezza interna, ma il controllo e la vigilanza sugli enti istituzionali sub statali (Regioni, Città metropolitane, Province e comuni). Non è cosa da poco. Lo stesso partito esprime il Ministro delle Regioni. Qualcuno insinua che basta che Salvini e la ministra per le Regioni Stefani, leghista, si riuniscano nella sede della Lega in via Bellerio e il paese cambia. Forse è un’esagerazione e forse no.(FINE SECONDA PARTE)
continua…

 

Pubblicato da