Il ‘Decreto dignità’ mette in discussione alcuni dei principi-cardine dell’Unione Europea al servizio delle multinazionali (vedi la porcata del Jobs Act). Le nomine alla RAI ‘rischiano’ di informare gli italiani sugli imbrogli del CETA, dal grano estero ‘avvelenato’ che arriva in Italia al CETA. Lasciando il PD senza le mani sulla RAI…
Com’era prevedibile, il cosiddetto ‘Decreto dignità’ e, soprattutto, le nomine alla RAI stanno provocando ‘crisi di nervi’ nel PD e, in generale, nel mondo della vecchia politica italiana. Sullo sfondo si intravede l’Unione Europea dell’euro, che vede come fumo negli occhi un cambio di marcia, non soltanto nell’economia italiana (‘Decreto dignità’ che mette in discussione alcuni degli assiomi del liberismo dominante delle multinazionali che controllano la UE), ma soprattutto nell’informazione televisiva.
L’idea di una TV che possa finalmente informare gli italiani sulla vera natura del debito pubblico italiano (che in massima parte è composto da interessi da strozzinaggio), sull’agro-alimentare (a cominciare dal grano duro canadese che continua ad arrivare con le navi finendo nella pasta industriale, ma anche del grano tenero estero che sommerge il Centro Nord Italia: cosa, questa, che aprirebbe una ‘pericolosissima’ finestra su come vengono prodotte, in Italia, le merendine strombazzate in TV…) e, in particolare, sul CETA (il trattato commerciale internazionale con il Canada) non fa dormire sonni tranquilli all’Europa dell’euro e alla vecchia politica italiana, vero e proprio ‘tappetino’ di Bruxelles.
La UE dell’euro è riuscita a piazzare al Ministero dell’Economia un proprio sodale – l’attuale Ministro Giovanni Tria – che, però, ha già fatto un passo falso nel maldestro tentativo di bloccare il ‘Decreto dignità’ con la sponda dell’INPS, l’Istituto di previdenza gestito ancora dal renziano Tito Boeri.
Con molta probabilità, il Ministro Tria è stato spinto dai ‘falchi’ della UE a tentare di bloccare il ‘Decreto dignità’: solo che, adesso, il suo gioco è stato ‘sgamato’: così il Movimento 5 Stelle e la Lega – e soprattutto la maggioranza degli italiani che ha votato per queste due forze politiche – sanno che Tria è un avversario, vero e proprio ‘Cavallo di Troia’ dentro il Governo.
Anche il ‘Decreto dignità’, per la UE, va bloccato, o quanto meno depotenziato. Ricordiamoci che il Jobs Act – l’infame riforma del mercato del lavoro voluta dal PD contro i lavoratori – è stata imposta dall’Unione Europea dell’euro.
Il parziale smantellamento del Jobs Act previsto dal ‘Decreto dignità’ è un colpo al cuore della UE.
Il discorso è semplice: l’Europa ha tagliato risorse all’Italia e le imprese hanno scaricato sui lavoratori gli oneri derivanti da questa mancanza di risorse. Il ‘Decreto dignità’, alla fine, sta provando a ridare ai lavoratori una parte delle risorse – anche in termini di garanzie per il lavoro duraturo – che il Jobs Act ha conculcato agli stessi lavoratori.
Per le imprese avere le mani meno libere per licenziare i lavoratori e il doversi impegnare per tornare ad assumere a tempo indeterminato non va bene. Perché sono oneri che, grazie ai Governi del PD, ha caricato sulle spalle dei lavoratori.
E’ questo il motivo per i quale i giornali di regime cercano in ogni modo di far passare la tesi che sia in corso una “rivolta” contro il ‘Decreto dignità’.
In realtà, se “rivolta” c’è, è quella del padronato che, grazie al ‘Decreto dignità’, potrà vessare meno i lavoratori.
Ora pensate un attimo se queste cose, con parole semplici, le cominciano a spiegare i TG, finalmente liberati dal PD di Renzi.
Per l’Unione Europea dell’euro e per lo stesso PD sarebbe una rovina, sia perché la verità verrebbe a galla, sia perché gli italiani comincerebbero a scoprire – direttamente dalla TV – che cos’è diventato oggi il Partito Democratico: una forza politica al servizio del peggiore capitalismo governato dalle multinazionali.
Questo spiega la rabbia della vecchia politica contro il ‘Decreto dignità’ e, soprattutto, contro le nomine alla RAI. E questo spiega anche le pressioni, in queste ore fortissime, su Berlusconi, affinché blocchi le nomine RAI.
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