Stando a indiscrezioni, a Roma starebbero valutando la possibilità di commissariare la Formazione professionale siciliana per “eccesso di manciugghia”… Ironia a parte, la notizia ha una sua veridicità e sarebbe legata alle assunzioni che verrebbero ‘pilotate’ escludendo i lavoratori disoccupati, ai dubbi sul ‘Costo standard’ e agli allievi non pagati. Intanto a Palermo è iniziato il nuovo sciopero della fame dei lavoratori
Nel giorno in cui inizia la protesta dei lavoratori della Formazione professionale e degli ex Sportelli multifunzionali, da Roma piomba in Sicilia un’indiscrezione ‘pesante’: il Governo nazionale, alla luce di quello che sta succedendo nel più disastrato settore dell’amministrazione regionale, potrebbe cominciare a vagliare l’ipotesi di un commissariamento.
A quanto si sussurra l’ipotesi nascerebbe da una sorta di dossier inviato al Ministero dello Sviluppo economico. Si tratterebbe di un documento che illustrerebbe come verrebbero ‘pilotate’ le assunzioni per i corsi del cosiddetto Bando a Catalogo.
E’ noto che sia il Presidente della Regione, Nello Musumeci, sia l’assessore alla Formazione professionale, Roberto Lagalla, sono stati molto abili nel tergiversare su questo argomento.
All’inizio si era detto che gli enti che in tre ore, o giù di lì, si sono assicurati 30 mila discenti (una sorta di record del mondo in materia di click day…) e, di conseguenza, i picciuli (leggere soldi) per gestire il Bando a Catalogo avrebbero effettuato le assunzioni pescando dall’Albo che dovrebbe raccogliere i disoccupati del settore (in realtà nell’Albo si sono infilati soggetti che nulla hanno a che spartire con la Formazione, così come, quando è stata prospettata una possibile soluzione per gli ex sportellisti, si sono presentati, panza a prisenza, soggetti che nulla hanno mai avuto a che vedere con gli Sportelli multifunzionali).
Poi, però, sia Musumeci, sia Lagalla hanno fatto sapere che l’assunzione avrebbe riguardato una parte degli iscritti all’Albo (magari anche gli ‘abusivi’…).
Ora si è scoperto – e questa la notizia che sarebbe arrivata a Roma, sul tavolo del Ministro e vice premier, Luigi Di Maio – che gli enti avrebbero architettato un metodo per farsi quelli che in linguaggio tecnico-giuridico vengono definiti i fatti propri (la dizione precisa, in realtà, è un’altra: un po’ più colorita, ma molto efficace…).
Com’è noto, i furbacchioni del Governo regionale hanno scritto che gli enti, là dove non dovessero trovare professionalità nell’Albo, potranno ricorrere a soggetti esterni, cioè a nuove assunzioni.
Qui comincia l’avventura. Intanto, pronto accomodo, sembrerebbe che i docenti dovranno essere tutti di ‘Prima fascia’: ciò significa laureati. Prescrizione che va bene per alcuni corsi – per esempio informatica – ma che è inutile per altri corsi: non è detto, infatti, che i parrucchieri, o gli artigiani degli antichi mestieri del ferro, delle legno e dell’oreficeria chiamati come docenti – per citare solo alcuni esempi – siano laureati.
Non è finita. Tra i dipendenti disoccupati del settore ci sono tanti laureati. Ma, a quanto pare, qualcuno avrebbe aguzzato l’ingegno, richiedendo lauree particolari: per esempio, Ingegneria aeronautica o laurea in Scienze infermieristiche.
Insomma, pur di ‘pilotare’ nuove assunzioni si starebbero inventando di tutto.
Ovviamente, se tutto questo risponderà al vero la tesi già illustrata a Di Maio dai lavoratori a Roma nei giorni scorsi – e cioè che il Governo siciliano sta provando a raggirare i lavoratori disoccupati – prenderebbe piede.
Di più. Sembrerebbe che a Roma siano rimasti molto impressionati – per l’esattezza, male impressionati – dal meccanismo del cosiddetto ‘Costo standard’. Qualcuno avrebbe spiegato che, con questa trovata ‘geniale’, se gli enti non dovessero spendere le somme del ‘Costo standard’ la differenza non verrebbe restituita alla Pubblica amministrazione: cosa, questa, che avrebbe destato molte perplessità.
Ultima notazione alla quale Roma stenterebbe a credere: e cioè la ‘cresta’ che alcuni enti avrebbero fatto sui soldi da erogare ai discenti: altra indecenza delle indecenze!
In tutto questo qualcuno avrebbe fatto notare che, se è vero che a Palermo i protagonisti della manciugghia nella Formazione, almeno fino ad oggi, l’avrebbero passata liscia, in altre province dell’Isola non sono mancate le mazzate da parte della magistratura.
Intanto l’assessore Lagalla, ‘sgamato’ dai lavoratori disoccupati che gli hanno mandato all’aria l’accordo con enti e sindacati ‘firmaiuoli’, si difende parlando di uno sciopero strumentale.
A stretto giro di posta, su facebook, la replica di Adriana Vitale:
“Quindi secondo l’assessore Lagalla, la protesta è strumentale, strumentale a chi, a cosa e perché? Personalmente sono persona libera e mai stata strumento di nessuno, men che meno della politica o di qualsivoglia altro apparato. Sono persona di destra ampiamente dichiarata e tale rimango perché ne ho, da una vita, abbracciato le idee della destra sociale, quindi rimando al mittente certe conclusioni offensive. Le dirò di più, assessore, senza voler apparire irrispettosa, se oggi ha un ruolo istituzionale importante, lo deve anche a me che ho portato avanti una campagna elettorale, senza nulla chiedere in cambio come abitudine di chi agisce per interesse, ma solo per appartenenza e perché ho abbracciato il programma sulla formazione e le politiche attive del lavoro. Non ho mai rinfacciato nulla ad alcuno ma se mi devo sentire accusata, insieme agli altri, di strumentalizzazione, mi è d’obbligo rispondere e rimandare al mittente”.
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