Ce lo chiediamo perché a tanto ammonta la rata del mutuo che il Comune di Catania dovrà contrarre con lo Stato per sanare il ‘buco’ di un miliardo e 600 milioni di euro. Sono soldi che dovranno tirare fuori i cittadini catanesi con un aumento delle imposte e delle tasse comunali. Sono stati avvertiti? I ‘casi’ dei Comuni di Messina e di Palermo
La legge, in caso di dissesto finanziario di un Comune, è chiara: lo Stato presta i soldi per sanare il ‘buco’ di bilancio, un prestito da restituire in un arco di tempo che può arrivare fino a dieci anni. Dando per scontato che il Comune di Catania, dovendo rimediare a un ‘buco’ di un miliardo e 600 milioni di euro (COME POTETE LEGGERE QUI) i dieci anni disponibili se li prenderà tutti, la rata annuale dovrebbe essere pari a 160 milioni di euro.
La domanda è una: il Comune di Catania, o meglio, i quasi 312 mila abitanti della Città Etnea sono in grado di sostenere tale sforzo?
Ce lo chiediamo perché Catania, come Palermo, è una città che, negli ultimi anni, è andata sempre più impoverendosi.
All’impoverimento di tanti cittadini catanesi, negli ultimi sei anni, si è associato l’impoverimento dei Comuni. Ricordiamo che negli anni del Governo regionale di Rosario Crocetta – Governo a trazione PD – il Fondo regionale per le Autonomie locali (sono i fondi che la Regione eroga in massima parte ai Comuni e in minima parte alle ex Province) è stato ridotto da oltre 900 milioni di euro all’anno a poco più di 300 milioni di euro all’anno.
Questi 300 milioni di euro all’anno o giù di lì vanno divisi tra i 390 Comuni dell’Isola. Se segnaliamo questo dato lo facciamo non soltanto per dare ai nostri lettori il quadro della situazione generale, ma per sottolineare il fatto che i cittadini di Catania, in due anni, dovrebbero pagare una somma che è addirittura superiore a due annualità del Fondo regionale per le Autonomie locali. E questa è un’assurdità per un Comune come Catania.
Se facciamo quattro conti, nemmeno con rate trentennali il mutuo, per i cittadini catanesi, diventerebbe ‘digeribile’: perché la somma da pagare si attesterebbe intorno a 55 milioni di euro all’anno: cifra, a nostro modesto avviso, sempre spropositata.
Possiamo definire i cittadini di Catania incolpevoli? Decisamente, no. Perché alla fine degli anni ’80 del secolo passato, quando Enzo Bianco era sindaco della città e il Comune iniziava ad indebitarsi, lo stesso Bianco godeva di popolarità.
La stessa cosa dobbiamo dire dei sindaci del centrodestra, con in testa Umberto Scapagnini. Anche questi sindaci – che hanno continuando ad indebitare il Comune – godevano di grande popolarità.
E popolare è sempre stato Enzo Bianco, quando cinque anni fa è tornato a ricoprire il ruolo di sindaco.
Affermare che i cittadini non hanno responsabilità sul bilancio con i ‘buchi’ del Comune di Catania non risponde a verità. Perché i catanesi, almeno in maggioranza, si sono sempre identificati con i sindaci.
Se ne deduce che il nuovo sindaco di Catania, Salvo Pogliese, non ha alcuna responsabilità sul disastro che ha trovato nei conti, non altrettanto può dirsi per la sua parte politica – il centrodestra – che di responsabilità, invece, ne ha tante.
Non va meglio a Messina. Dove il nuovo sindaco, Cateno De Luca, avrebbe trovato un ‘buco’ di bilancio pari a circa 60 milioni di euro.
Per i cittadini messinesi la rata da pagare, se si dovesse decidere di andare verso il dissesto finanziario (per ora il Comune di Messina è in pre-dissesto, COME POTETE LEGGERE QUI), non sarebbe leggera: circa 60 milioni di euro all’anno: cifra a nostro modesto avviso improponibile per i circa 235 mila abitanti della Città dello Stretto.
Tra l’altro, a differenza di Pogliese, che è sempre stato un esponente del centrodestra, Cateno De Luca è sempre stato un battitore libero: e non possono essere caricate su di lui le responsabilità politiche dei conti ballerini del Comune di Messina.
E Palermo? Questa è una bella domanda. Questo blog, sulla situazione finanziaria del Comune di Palermo, ha scritto con dovizia di particolari (QUI UNA NOSTRA INCHIESTA DEL FEBBRAIO DELLO SCORSO ANNO).
A nostro modesto avviso la situazione finanziaria del Comune di Palermo è molto più grave di quanto si cerca di fare apparire. O meglio, di come cerca di farla apparire l’attuale Amministrazione comunale di Leoluca Orlando.
A dir la verità, il gruppo consiliare del MoVimento 5 Stelle, con in testa il capogruppo Ugo Forello, ha più volte stigmatizzato la gravità della situazione.
Sempre a nostro modesto avviso la gravità della situazione finanziaria del Comune di Palermo non viene fuori perché non c’è chiarezza tra i conti del Comune e quelli delle società collegate allo stesso Comune.
Da qualche tempo è in atto un gioco delle parti – si chiama “disallineamento” – con le società collegate che dicono di essere creditrici di certe somme dal Comune e le mettono in entrata; e il Comune che le contesta e non mette tali somme in uscita.
In un Paese serio dovrebbe intervenire un soggetto ‘terzo’ e dire: signori, chi è che è debitore e chi è che è creditore? Perché i soldi – soprattutto se si tratta di fondi pubblici – in un bilancio di una società comunale e nel bilancio del Comune o ci sono o non ci sono.
Ma questo riguarda un paese serio…
Ultime due notazioni.
Prima notazione. Qualcuno ha mi calcolato – facciamo negli ultimi tre anni – a quanto ammontano i debiti fuori bilancio dei Comuni di Palermo, Catania e Messina? Qualcuno ne ha mai controllato la genesi, andandoli a verificare, uno per uno, segnalando le eventuali anomalie?
Seconda notazione. E’ un caso che i Comuni di Palermo, Catania e Messina siano tra gli ultimi, in Sicilia, in materia di raccolta differenziata dei rifiuti? Sul totale dei debiti accumulati da questi tre Comuni a quanto ammontano le spese sostenute per le discariche?
Foto tratta da buonenotiziedallasicilia.tv
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