La cosa veramente strana in questa incredibile storia è il silenzio degli esponenti del Movimento 5 Stelle e della Lega. In una lettera indirizzata al Ministro delle Politiche agricole, il leghista Gian Marco Centinaio, Aidepi, Alleanza delle Cooperative Italiane Agroalimentare, Assobio, Cia, Compag, Confagricoltura, Copagri, Italmop avvertono che… Intanto oggi, ad Acireale, va in scena un incontro che è tutto un programma…
Una lettera indirizzata al Ministro delle Politiche agricole e alimentari, Gian Marco Centinaio, rompe finalmente il silenzio che sta accompagnando la privatizzazione della varietà di grano duro Senatore Cappelli. Insomma al silenzio del Movimento 5 Stelle e della Lega, due forze politiche che avrebbero dovuto intervenire, quanto meno per fare chiarezza su un’operazione molto discutibile portata a termine dal CREA nell’ultimo scorcio della passata legislatura contrassegnata dai Governi del PD, si contrappone una lettera che porta le firme di soggetti importanti del mondo dell’agricoltura e dell’industria agro-alimentare italiana.
La lettera è firmata dai rappresentanti di Aidepi (Associazione delle industrie del dolce e della pasta italiane), di Alleanza delle Cooperative Italiane Agroalimentare, Assobio (Associazione degli imprenditori agricoli che operano nel biologico), Cia (Confederazione italiana agricoltori), Compag (Federazione nazionale commercianti di prodotti per l’agricoltura) Confagricoltura, Copagri (Aziende cooperative), Italmopa (Associazione dei mugnai industriali d’Italia).
Il tema affrontato in questa lettera è già stato più volte trattato da questo blog. Ricordiamo, a tal proposito, l’intervista rilasciata a I Nuovi Vespri, lo scorso 26 giugno, dal presidente di Confagricoltura Sicilia, Ettore Pottino, dal titolo:
“La SIS e la Coldiretti hanno creato il monopolio sul Senatore Cappelli. Intervenga il nuovo Ministro” (QUI LA NOSTRA INTERVISTA A ETTORE POTTINO).
Ma andiamo alla lettera.
“Ill.mo Ministro – si legge nella lettera – le organizzazioni firmatarie di questa lettera vogliono rappresentarLe le gravi difficoltà incontrate
dalle filiere legate alla produzione e trasformazione di grano duro Cappelli, nel reperire, in questo ultimo anno, tale varietà affidata al patrimonio pubblico sementiero. Siamo convinti che occorre produrre partendo da sementi certificate e riconosciamo nel seme certificato lo strumento imprescindibile per garantire la purezza varietale delle sementi utilizzate in
agricoltura e per qualificare le produzioni nazionali. Ma la situazione che si è creata negli ultimi anni, relativamente alla commercializzazione della semente di grano duro Cappelli, ha messo in difficoltà buona parte del sistema produttivo legato alla valorizzazione di questa varietà”.
A questo punto la lettera comincia a entrare nel vivo di questa allucinante vicenda:
“La varietà grano duro Cappelli è iscritta al registro CREA, ente di ricerca pubblica vigilato dal Ministero delle politiche agricole, che, in data 10 agosto 2016, ha assegnato ad un’unica ditta sementiera l’esclusiva, per 15 anni, dei diritti di moltiplicazione e commercializzazione di tale varietà. Finora, tale società non è stata in grado di realizzare la riproduzione della semente di grano duro Cappelli, con particolare riferimento a quella in forma biologica, nella quantità richiesta dalle imprese. Si consideri, inoltre, che tale situazione di mancanza della semente di grano duro Cappelli potrebbe essere ulteriormente aggravata dalle conseguenze degli eventi climatici registrati durante la campagna produttiva di quest’anno”.
La società in questione alla quale il CREA ha assegnato “l’esclusiva per 15 anni, dei diritti di moltiplicazione e commercializzazione” è la SIS, società bolognese.
Poi arriva l’incredibile storia denunciata già dal citato Ettore Pottino:
“Oltre a ciò – si legge nella lettera – la società di cui trattasi ha in diversi casi proposto alle imprese un contratto di coltivazione nel quale si prevedeva l’obbligo di riconsegna di tutta la granella, anche quella destinata all’industria di trasformazione, garantendosi non solo l’esclusiva nella riproduzione e commercializzazione, ma anche del prodotto destinato a diventare pasta, situazione che non pare essere in linea con la legislazione vigente e con la manifestazione di interesse pubblicata dal CREA”.
“Tutto ciò – si legge sempre nella lettera – ha compromesso alcuni rapporti commerciali organizzati in filiera da diverso tempo e ha ridotto fortemente la figura dell’imprenditore agricoltore ad un mero prestatore d’opera alle condizioni imposte dall’industria sementiera. A nostro giudizio, l’assegnazione in esclusiva dei diritti di moltiplicazione e commercializzazione della varietà grano duro Cappelli, attuata dal CREA, non ha finora consentito di realizzare le finalità e gli scopi che l’Ente avrebbe dovuto tutelare nella gestione di una varietà nazionale”.
“La ricerca, l’innovazione e lo sviluppo di cultivar e varietà finanziate dal pubblico – si legge ancora nella lettera – devono considerarsi come patrimonio della società e, di conseguenza, occorre garantirne la disponibilità e l’accessibilità: la riproduzione della semente registrata da un ente pubblico dovrebbe essere consentita a più soggetti, a fronte di garanzie di usi e gestioni qualificate, per una migliore valorizzazione e una più ampia diffusione delle eccellenze realizzate dalla ricerca pubblica. In tale contesto occorre affrontare anche la questione dei semi autoprodotti nel rispetto del cosiddetto ‘privilegio degli agricoltori’”.
“Fatte queste premesse e a fronte della crescita dei consumi di pasta prodotta con grano duro Cappelli – prosegue la lettera – non possiamo rischiare di far perdere questa opportunità alle filiere già strutturate e agli operatori che vi operano da anni e che hanno contributo in maniera fondamentale allo sviluppo di questo segmento, ma occorre garantire alle imprese agricole la disponibilità di semente certificata di grano duro Cappelli in forma biologica e in quantità sufficienti a soddisfare il fabbisogno di granella nelle filiere già avviate”.
“È necessario trovare urgentemente una soluzione a questa mancanza di semente – si legge nella lettera – ed evitare che, per il terzo anno consecutivo, le imprese siano poste nelle condizioni di non poter realizzare o continuare le filiere volte alla produzione di pasta grano duro Cappelli. In relazione a quanto specificato e nell’imminenza della prossima semina, riteniamo sia necessaria ed urgente una regolamentazione che riconosca la possibilità di disporre di grano Cappelli anche ad altre ditte sementiere o di poter riseminare grano non cartellinato l’anno precedente, ricorrendo, se del caso, a licenze obbligatorie a favore degli interessati”.
Detto in parole semplici, si chiede al Governo nazionale di porre fine al monopolio di una varietà di grano duro del Sud Italia che ha scritto un ‘pezzo’ importante di storia della cerealicoltura del Mezzogiorno d’Italia.
“Certi di ottenere attenzione al problema sollevato, che interessa il mondo dei produttori del sistema agroalimentare rappresentato dalla Organizzazioni firmatarie della presente lettera – conclude la lettera – chiediamo la Sua disponibilità ad un incontro per approfondire nel dettaglio la situazione sopra brevemente esposta”.
In realtà – ma questo è un nostro parere – il Ministro Centinaio non avrebbe avuto bisogno di questa autorevole lettera per intervenire in questa vicenda. Così come non riusciamo a comprendere il silenzio dei parlamentari del Movimento 5 Stelle. Magari gli amici grillini e leghisti troveranno il tempo, chissà, per spiegare le ragioni del loro silenzio…
Intanto non possiamo segnalare un bizzarro appuntamento che va in scena oggi ad Acireale. nella Sicilia orientale, di questi tempi, da una certa parte del mondo agricolo non registriamo grande lucidità di pensiero e di azione.
Nei giorni scorsi abbiamo dato contezza di un convegno nel corso del quale la multinazionale che produce il glifosato – la Monsanto – ha ‘magnificato’ questo diserbante che invade da decenni le nostre vite, presentato come una sorta di cavaliere senza macchia e senza paura al servizio dell’agricoltura: un’assurdità! (QUI IL NOSTRO ARTICOLO).
ma quello che va in scena oggi ad Acireale, per ‘follia’ non esattamente erasmiana non è da meno alla celebrazione del glifosato.
Dell’incontro di oggi dà notizia il giornale Agronotizie:
“Agrilinea vola in Sicilia”.
Agrilinea è la web tv dedicata all’agro-alimentare. Il talk show televisivo è in programma oggi, venerdì 27 luglio 2018, ore 17.00, nella sede del CREA ad Acireale.
Torna il CREA, l’ente di ricerca che ha ceduto, per quindici anni, la moltiplicazione del Senatore Cappelli ai signori della SIS. Ne deduciamo che si parlerà di grano.
“Venerdì 27 luglio prossimo alle 17.00 ad Acireale (Ct) – leggiamo su Agronotizie – si parlerà di grano italiano nella sede del CREA al talk show televisivo intitolato ‘Grano italiano, dalle scelte varietali al rapporto con il mercato’”condotto da Sauro Angelini. L’iniziativa, in programma alle 17.00 Corso Savoia n 190, è organizzata in collaborazione con il CREA, Consiglio per la ricerca in agricoltura e l’analisi dell’economia agraria. La trasmissione televisiva promuove, nel periodo di fine raccolta, un confronto tra gli attori della filiera cerealicola sull’andamento commerciale”.
Nell’articolo si presentano anche gli invitati: Salvatore Parlato, presidente CREA (magari ci racconta perché e come il CREA ha scelto la SIS per la gestione del Senatore Cappelli; Mauro Tonello, presidente SIS, Società Italiana Sementi; Carmelo Frittitta, direttore generale Agricoltura Regione Siciliana; Nicola Pecchioni, direttore Crea Cerealicoltura e colture industriali; Biagio Pecorino, presidente del Distretto unico dei cereali di Sicilia; Ettore Pottino, presidente Confagricoltura Sicilia; Pino Occhipinti, responsabile Legacoop agroalimentare Sicilia”.
“Tra gli argomenti al centro del dibattito – leggiamo sempre nell’articolo – vi saranno le scelte varietali, le antiche cultivar di grano iscritte a registro e la valorizzazione dei grani antichi siciliani con prodotti di qualità certificata e rintracciati. Saranno poi illustrati dai ricercatori del Centro di ricerca di Acireale i progetti in corso”.
Come dovrebbero essere valorizzati il grani antichi siciliani? Così come, da due anni a questa parte, è stata ‘valorizzata’ la varietà Senatore Cappelli? Li facciamo ‘valorizzare’ dalla SIS e dalla Coldiretti, alla luce del ‘successo’ ottenuto con la privatizzazione della varietà Senatore Cappelli?
Certo che ad Acireale certi esponenti del mondo agricolo, come si usa dire dalle nostre parti, debbono avere un maluchiffari…
QUI PER ESTESO L’ARTICOLO DI AGRINOTIZIE