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Inchiesta Montante, è il momento della politica: si complica la posizione di Renato Schifani

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Com’era prevedibile, la vicenda giudiziaria dell’ex presidente di Confindustria Sicilia si allarga alla politica. Le cronache di queste ore riferiscono di un aggravamento della posizione di Schifani. Proviamo a ‘leggere’ politicamente le mosse politiche – molto abili – di Montante tra il 2009 e il 2013, quanto Schifani era presidente del Senato 

Com’era prevedibile, il ‘caso’ Antonello Montante – l’ex presidente di Confindustria Sicilia finito agli arresti con l’accusa di associazione a delinquere in concorso con una serie di personaggi delle forze dell’ordine – comincia a coinvolgere personalità di rilievo della politica siciliana. “Si aggrava la posizione di Renato Schifani, ex presidente del Senato coinvolto nell’inchiesta sul cosiddetto “Sistema Montante”, si legge sui giornali e siti d’informazione on line.

I pubblici ministeri della Procura della Repubblica di Caltanissetta, che nei giorni scorsi hanno chiuso l’indagine a carico di Antonello Montante e di altre 23 persone, contestano a Schifani, finora accusato di favoreggiamento e rivelazione di notizie riservate, il reato di concorso esterno in associazione a delinquere.

Schifani sarebbe responsabile di fughe di notizie reiterate e continuate a favore dell’organizzazione a delinquere che ruotava attorno alla figura di Montante.

I fatti vanno inseriti nel contesto storico in cui sono avvenuti. Oggi Schifani è un semplice parlamentare nazionale di Forza Italia. Ma quando Confindustria Sicilia di Montante, nel 2009, entrava con un proprio esponente – Marco Venturi – nel Governo regionale presieduto da Raffaele Lombardo, Schifani era da un anno presidente del Senato della Repubblica.

Il coinvolgimento di Schifani – che ovviamente dovrà essere eventualmente provato in sede processuale e che in queste ore smentisce – ci dà comunque la misura dell’idea che, della politica, aveva Montante, ovvero una copertura su tutta la linea, dal centrosinistra al centrodestra passando per il centro.

Ricordiamo che il Governo regionale che Lombardo vara nel 2009 vedeva insieme il PD di Antonello Cracolici e Giuseppe Lumia, una parte di Forza Italia scissionista, capeggiata da Gianfranco Miccichè e il Movimento per l’Autonomia dell’allora Presidente della Regione Lombardo.

Ma questo non impediva a Montante di trattare anche con l’allora presidente del Senato, in quel momento legato all’allora Presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi.

Anche se apparentemente novizio dell’agone politico, l’allora presidente degli industriali siciliani dimostrava una grande abilità, di scuola trasformista, nel districarsi tra le varie parti politiche, restando in buoni rapporti con tutti.

Con molta probabilità, questo giovava anche a tutto il Governo regionale di Lombardo, che in Sicilia operava all’insegna del ribaltone (eletto con quasi il 70% dei voti di lista nel centrodestra, Lombardo aveva ‘imbarcato’ nel Governo il PD, mettendo alla porta i partiti di centrodestra che avevano vinto le elezioni: potenza del trasformismo!), ma che a Roma doveva tenere buoni rapporti con il Governo Berlusconi.

E se a tenere i rapporti con il capo del Governo nazionale pensava Miccichè, con il presidente del Senato ci pensava Montante. Questa, almeno, potrebbe essere l’ipotesi.

Se le cose stanno così – e questo lo vedremo quando si chiarirà meglio la posizione di Schifani nel ‘sistema Montante’ (ribadiamo: per ora sono solo ipotesi accusatorie) – non sarà esagerato affermare che, benché novizio, in materia di trasformismo l’ex presidente di Confindustria Sicilia non aveva nulla da invidiare al ‘maestro’ Lombardo.

Politica a parte, oggi Montante è accusato di avere costituito una sorta di rete, con la complicità di esponenti delle forze dell’ordine, per cercare di capire cosa ‘bolliva’ nella pentola della Procura della Repubblica di Caltanissetta: quella Procura che l’aveva messo sotto inchiesta per concorso in associazione mafiosa.

Sempre per la cronaca, oltre a Montante e Schifani, l’inchiesta coinvolge altri nomi: l’imprenditore Massimo Romano, gli esponenti delle forze dell’ordine Gianfranco Ardizzone, ex capo centro Dia, Ettore Orfanello, ufficiale della Guardia di Finanza, Mario Sanfilippo, all’epoca dei fatti in servizio nella polizia tributaria, Giuseppe D’Agata, ufficiale dell’Arma dei Carabinieri, i poliziotti Diego Di Simone, Marco De Angelis e Salvatore Graceffa; quindi Arturo Esposito, ex comandante della Legione carabinieri Sicilia; e, ancora, Andrea Grassi, dello Sco, Andrea Cavacece, ex capo reparto dell’Aisi e il docente universitario Angelo Cuva.

Per favoreggiamento sono indagati Vincenzo Mistretta, Carmela Giardina, Rosetta Cangialosi, Salvatore Calì, Andrea Calì, Salvatore Mauro, Carlo La Rotonda, Letterio Romeo, Maurizio Bernava e Alessandro Ferrara.

P.s.

Sapete qual è la cosa incredibile di questa storia? Che questi personaggi attorno ai quali Montante ruotava con successo tra il 2009 e il 2016 – Berlusconi, Schifani, Miccichè, Lombardo e via continuando – oggi governano la Sicilia… 

Foto tratta da si24.it

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