Le somme, spiega l’ex vice presidente vicaria del Comune di Palermo, esponente della sinistra del capoluogo dell’Isola, sono state erogate in applicazione di precisi accordi sindacali. Leggi alla mano, Nadia Spallitta dimostra che il Comune di Palermo non può chiedere questi soldi indietro ai lavoratori
“Il sindaco di Palermo non può chiedere la restituzione delle somme erogate ai dipendenti comunali a titolo di indennità di rischio per avere svolto attività lavorative di videterminalista. Infatti non si tratta di somme indebitamente percepite dai circa 2 mila lavoratori, in quanto le stesse somme sono state erogate in applicazione di precisi accordi sindacali, in esecuzione di una contrattazione collettiva decentrata 2006-2009 e, soprattutto, in conformità con le vigenti disposizioni di legge in materia di sicurezza sul lavoro”.
Lo dice Nadia Spallitta, già vice presidente vicaria del Consiglio comunale di Palermo, esponente della sinistra di Palermo.
“In particolare – aggiunge Nadia Spallitta – il Decreto legislativo n. 81/08 considera rischiosa, per la salute, la prestazione lavorativa svolta con i video terminali, idonea a determinare rischi per la vista, per gli occhi, problemi legati alla postura e un affaticamento fisico e mentale. La legge individua i soggetti a rischio, che sono coloro che operano con i video terminali per almeno venti ore settimanali. A questi, pertanto, va pacificamente riconosciuta l’indennità di rischio. Sull’argomento è intervenuta anche la Cassazione che, nel 2015, ha affermato il principio che l’indennità legata ai video terminali non è dovuta a tutti, ma a quei lavoratori che dimostrino la prestazione continuativa con uso del computer”.
“Per quanto riguarda il caso di Palermo – dice sempre l’esponente della sinistra – in realtà, tutti i lavoratori che hanno goduto di tale indennità hanno avuto certificata, dai loro stessi dirigenti, nella maggior parte dei casi, la prestazione continuativa, pari o superiore alle venti ore settimanali. Per cui, correttamente, a tali lavoratori è stato riconosciuto questo indennizzo. Tra l’altro, non è condivisibile la procedura di recupero di queste somme, da parte dell’Amministrazione comunale, che non ha alcun titolo giuridico per agire, dal momento che la relazione degli ispettori del Ministero delle Finanze (dalla quale sarebbero scaturite queste richieste di restituzioni delle somme) è comunque un parere: si tratta, infatti, di osservazioni alle quali l’Amministrazione comunale può facilmente controdedurre, come, del resto, ha fatto in altri casi”.
“Trovo paradossale che la richiesta di rimborso sia stata presentata, anche, dopo tanti anni, ai pensionati. Infine – conclude Nadia Spallitta – se l’Amministrazione ritiene che le somme siano state erogate indebitamente, chiediamo se la stessa Amministrazione stia anche accertando le responsabilità amministrative e contabili di coloro che, per anni, hanno erogato tali somme”.
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