In attesa che il Governo regionale faccia qualcosa per l’agricoltura (fino ad oggi il Governo regionale di Musumeci ha prodotto solo chiacchiere) non manca il dibattito politico sul futuro del settore. E se il vice premier, Luigi Di Maio, sembra avere le idee confuse, se gli esponenti siciliani della Lega di Salvini tacciono, il parlamentare Vincenzo Figuccia incalza Roma e il Governo siciliano. E, soprattutto, dice “No” al CETA, senza tentennamenti
C’è molta confusione sotto il cielo dell’agricoltura siciliana. Tema affrontato in modo, per l’appunto, confuso dal vice premier e Ministro del Lavoro e dello Sviluppo economico, Luigi Di Maio, ieri in visita in Sicilia. Difficile capire quale sia la linea politica del Movimento 5 Stelle in questo delicato settore, dal momento che lo stesso Di Maio sembra aver smentito, almeno in parte, l’impegno assunto dai grillini a non far aderire l’Italia al CETA (COME POTETE LEGGERE QUI).
Il Ministro Di Maio ha parlato anche di fare avvicinare i giovani al mondo dell’agricoltura: cosa importante, questa, dal momento che si assiste a un abbandono di questo settore da parte dei giovani (COME POTETE LEGGERE QUI).
Sui problemi dell’agricoltura interviene anche il parlamentare regionale di CambiAmo la Sicilia, Vincenzo Figuccia, che parte proprio dalla visita in Sicilia di Di Maio che – ribadiamo – in modo confuso, ha detto che il Governo nazionale proteggerà (come?) i prodotti agricoli della nostra Isola.
“Un’esortazione – si legge nel comunicato di Figuccia – che fa breccia nei cuori di coloro che ancora scommettono nel settore agricolo e che rischia tuttavia di diventare patetica retorica allorquando, da oltre vent’anni, amministratori e governanti, a tutti i livelli, hanno provato ribadire la rilevanza dell’agricoltura senza la benché minima azione volta ad incentivare la filiera agrumicola siciliana e le eccellenze locali”.
“Come il vicepremier – aggiunge Figuccia – sostengo l’importanza di riavvicinare i giovani all’agricoltura, ma mi chiedo quali iniziative il governo centrale e quello regionale stiano ponendo in essere per rendere questo riavvicinamento una realtà”.
Qui Figuccia tocca un tema centrale. Come si può, infatti, difendere i prodotti dell’agricoltura siciliana e, contemporaneamente, lasciare intendere che il Governo nazionale Conte-Di Maio-Salvini potrebbe dire sì al CETA a patto di alcuni cambiamenti?
Il CETA è uno squallido baratto: gli interessi delle industrie e delle multinazionali che vanno a gestire servizi lucrosi nella pubblica amministrazione del Canada in cambio dei prodotti agricoli canadesi, in alcuni casi di pessima qualità, importati dall’Unione Europea. Punto.
Cambiare il CETA – come ha lasciato intendere il Ministro Di Maio – è impossibile, perché è sbagliata la ‘filosofia’ di questo trattato internazionale truffaldino.
“In un’economia caratterizzata sempre più dal capitalismo spinto dove le multinazionali impongono le regole dei giochi – si chiede allora Figuccia – quali azioni il governo regionale e per esso, l’assessore in indirizzo stanno ponendo in essere? La gente è esausta dei sermoni e degli slogan. I nostri grani continuano ad essere svenduti a pochi centesimi perché vinti dalla concorrenza sleale di quelli esteri inzuppati di glifosato e i nostri agrumi vanno al macero per lasciare spazio a quelli che arrivano dal nord Africa. Vincere una tale imposizione significa abbandonare la logica del cosiddetto attacca ‘u sceccu unni voli u patruni, significa realizzare le condizioni per una Sicilia sovrana che rimetta al centro della sua giurisdizione lo Statuto e le sue prerogative esclusive su agricoltura e foreste, industria e commercio, incremento della produzione agricola ed industriale, valorizzazione, distribuzione, difesa dei prodotti agricoli, industriali e delle attività commerciali, competenze che non possono più restare un cimelio obsoleto”.
Chiediamo a Figuccia che cosa pensa del CETA, alla luce del fatto che Movimento 5 Stelle e Lega, in campagna elettorale, si sono impegnati con gli elettori a non far approvare il CETA dal Parlamento nazionale: e sia alla Camara dei deputati, sia al Senato grillini e leghisti hanno i numeri per ‘bocciare’ il CETA.
Figuccia non si tira indietro: “Il CETA – dice – è un trattato internazionale sbagliato, che privilegia industria e servizi a scapito dell’agricoltura europea. Non a caso, lo scorso anno, ci sono state proteste in mezza Europa. E prim’ancora, nell’ottobre del 2016, c’è stata la clamorosa rivolta della Vallonia, che non ne voleva sapere di aderire a questo trattato internazionale”.
“Ci sono, è vero, alcuni prodotti agro-industriali del Centro Nord Italia che hanno aumentato l’export in Canada – aggiunge Figuccia -. Ma per il Sud e, in particolare, per la Sicilia il CETA che, ricordo, è già in vigore dallo scorso settembre, rischia di finire di distruggere l’agricoltura meridionale, a partire dal grano duro. Insomma – conclude il parlamentare di CambiAmo la Sicilia – il CETA va ‘bocciato’ senz’appello”.
L’imbroglio del CETA: favorisce i prodotti del Nord Italia e penalizza il Sud e la Sicilia