Se il Parlamento europeo ratificherà questo accordo per gli agricoltori siciliani che producono ortofrutta il colpo sarà durissimo. Perché l’ortofrutta marocchina viene prodotta a prezzi più bassi di quella siciliana. Con molta probabilità, questo potrebbe essere il colpo di grazia al Pomodorino e al Datterino di Pachino e alla serricoltura di Vittoria. La dichiarazione di Pippo Gennuso
Non bastavano CETA e JEFTA: adesso arriva anche il sì del Consiglio affari esteri dell’Unione Europea all’ortofrutta del Sahara occidentale. Un’altra ‘botta’ per l’agricoltura italiana e, soprattutto, per l’agricoltura del Mezzogiorno, Sicilia in testa.
L’accordo agricolo preferenziale con il Sahara marocchino, fino ad oggi, non ha interessato l’Europa. Ora non è più così, anche se manca ancora l’ultimo passaggio: la ratifica del Parlamento Europeo.
Per la cronaca, la Corte di giustizia dell’Unione Europea, nel dicembre 2016, ha stabilito che l’accordo di associazione tra l’UE e il Marocco non doveva essere applicato al Sahara occidentale. Motivo: questo territorio avrebbe dovuto essere considerato un Paese terzo.
Solo che, da allora, c’è stato un negoziato piuttosto serrato.
Leggiamo sull’agenzia Nova:
“Conformemente alla decisione della Corte di Giustizia dell’Unione europea sull’accordo di liberalizzazione per i prodotti agricoli con il Marocco, il Consiglio affari esteri ha stabilito di adattare l’accordo di associazione e l’accordo agricolo con il Marocco. Secondo quanto riporta il quotidiano marocchino Le Matin, citando fonti europee, ‘l’accordo include espressamente il Sahara marocchino’, ovvero il Sahara occidentale. Ciò è in linea con la decisione della Corte di Giustizia dell’Unione europea sull’accordo di liberalizzazione dell’agricoltura e degli altri prodotti del 21 dicembre 2016. Tale decisione tende sia a rinforzare la base legale per esportare prodotti dalle province meridionali del Marocco verso l’Ue, sia a promuovere lo sviluppo di queste regioni”.
Insomma, si rafforza l’accordo tra UE e Marocco. E va da sé che, dall’agricoltura, si passerà anche alla pesca.
Il problema è che questi accordi vanno a penalizzare l’agricoltura italiana e, come già ricordato, quella del Sud Italia in particolare, con in testa la Sicilia che verrà penalizzata.
L’ortofrutta siciliana – per esempio il Pomodorino e il Datterino di Pachino, ma anche la frutta estiva e parte delle produzioni agricole di Vittoria – se la dovrà vedere con l’ortofrutta marocchina, che sarà magari di qualità inferiore, ma con prezzi di gran lunga inferiori che rischiano di aggravare ulteriormente la crisi degli agricoltori della nostra Isola.
I ‘numeri’ di Eurostat ci dicono che, nel 2017, l’Unione Europea ha acquistato 1,2 milioni di tonnellate di frutta e verdura dal Marocco, il 12% in più rispetto al 2016. Il valore dell’ortofrutta marocchina arrivata in Europa è lievitato, nello scorso anno, del 18%, per una somma pari a circa 1,6 miliardi di euro.
Va da sé che se il Parlamento Europeo dovesse ratificare l’accordo con il Sahara marocchino assisteremo a un ulteriore aumento della presenza di ortofrutta del Marocco in tutta l’Europa e quindi anche in Italia.
Resta da capire che fine farà l’agricoltura siciliana. Il grano duro tradizionale della nostra Isola è in profonda crisi. I grani antichi – che potrebbero diventare una grande leva di sviluppo per l’agricoltura siciliana – sono oggetto di appetiti speculativi da parte di gruppi del Centro Nord Italia e delle multinazionali.
L’ortofrutta siciliana, è il caso di dirlo, è alla frutta. I supermercati siciliani sono pieni di Pomodorino e Datterino prodotti in Cina e in Nord Africa. In molti casi non c’è alcuna indicazione sulla provenienza e dove c’è l’indicazione c’è il dubbio che le scritte “Prodotto in Italia” e “Pomodoro italiano” non rispondano al vero.
In altri casi ancora scrivono la verità: è successo proprio a Pachino dove è stato venduto il pomodorino prodotto in Camerun! (COME POTETE LEGGERE QUI).
Non parliamo dei meloni, per i quali, forse, ormai non c’è più niente da fare – almeno in Sicilia – alla luce di un’invasione senza fine.
Non c’è bisogno di essere esperti per capire che le angurie siciliane – per la precisione, coltivate lungo le sciare di Mazara del Vallo – sono ormai un pallido ricordo. Già a metà maggio, nella nostra Isola, comincia un vero e proprio ‘assedio’ di angurie di tutte le dimensioni: trovarne una che abbia sapore è diventato difficilissimo.
Poi ci sono i meloni gialli. Nelle strade di Palermo c’è chi li presenta come “Meloni di Paceco”. Chi magari ha la fortuna di conoscere il Melone Cartucciaro di Paceco – un prodotto eccezionale – pensa:
“Vabbè un paio li prendo”.
Poi, a casa – è accaduto a chi scrive – portandoli in tavola, si accorge che ‘sti meloni, da Paceco, forse erano passati, arrivando magari dall’Africa…
Sugli agrumi non c’è bisogno di dire nulla: le arance marocchine arrivano da tempo in Europa, Italia compresa.
Ora ci si mettono pure CETA (che è in vigore e non si capisce che cosa vuole fare il Ministro delle Risorse agricole, Gian Marco Centinaio), JEFTA e Sahara marocchino!
Non ci crederete – anche noi, all’inizio, siamo rimasti colpiti – ma dal Parlamento siciliano si leva una voce contro il Sahara marocchino: è quella del deputato Pippo Gennuso, che si rivolge al Presidente della Regione siciliana, Nello Musumeci, e dell’assessore all’Agricoltura, Edy Bandiera:
“Dobbiamo fermare il tracollo dell’ortofrutta siciliana, prima che sia troppo tardi. Con questo accordo migliaia di aziende siciliane rischiano la chiusura, perché non si tratterebbe di concorrenza leale, ma di prodotti che poi verrebbero contrabbandati come italiani. E questi accordi con i Paesi africani non fanno altro che affossare sempre di più la nostra economia, ma non soltanto per quanto riguarda la Sicilia, ma dell’intero Mezzogiorno”.
“E’ già stato sperimentato con il pomodoro che arriva dalla Tunisia e dalla Cina. Non ha la stessa qualità dell’Igp di Pachino – aggiunge il parlamentare – ma spesso è stato trovato sui nostri mercati. L’accordo con il Sahara marocchino significherebbe essere inondati di pomodori e meloni con il rischio che le nostre produzioni rimarrebbero sui campi”.
“So che sia Musumeci che Bandiera – conclude Gennuso – sono sensibili a questi temi, ma bisogna immediatamente coinvolgere i nostri eurodeputati per fermare l’ennesima mortificazione”.
Foto tratta da emelone.it
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