Il Comune di Palermo – e in particolare il sindaco Leoluca Orlando – ha rispettato, nell’individuare i nuovi amministratori delle società comunali e nella loro nomine, quanto previsto da leggi e regolamenti? Gli interventi di Carlo Cataldi, Sabrina Figuccia, Fabrizio Ferrandelli e Cesare Mattaliano
“Trovo singolare il silenzio delle opposizioni rispetto alla vicenda delle nomine dei presidenti delle società partecipate del Comune di Palermo. In particolare, nessuno solleva la questione della possibile violazione dei principi del nostro ordinamento di imparzialità, trasparenza e buon andamento della funzione pubblica (articolo 97 della Costituzione) che si sono tradotti, per le società partecipate, nell’articolo 50 del Decreto legislativo n. 267 del 2000, nel Testo unico n. 95 del 2016 e nell’articolo 47 dello Statuto del Comune di Palermo”.
Non ha peli sulla lingua Nadia Spallitta, esponente della sinistra di Palermo, nel commentare le nomine ai vertici delle società comunali da parte del sindaco del capoluogo siciliano, Leoluca Orlando.
L’ex vice presidente del Consiglio comunale di Palermo si sofferma sulle leggi che regolano tali nomine:
“In particolare – sottolinea – secondo l’articolo 50 del Decreto legislativo n. 267 del 2000 il sindaco designa i componenti presidente e componenti dei consigli di amministrazione delle partecipate sulla base di indirizzi stabiliti dai Consigli comunali. Molte città italiane hanno, a tal fine, adottato appositi regolamenti che garantiscono la selezione trasparente secondo criteri predeterminati degli amministratori: soggetti che devono avere competenze e professionalità specifiche”.
Il Consiglio comunale di Palermo ha fornito alla Giunta comunale tali indirizzi?
“L’articolo 47 dello Statuto comunale, salvo che non sia stato recentemente modificato – aggiunge Nadia Spallitta – precisa che, al fine di procedere alle nomine o alle designazioni di rappresentanti del Comune presso le società comunali, il sindaco, sulla base degli indirizzi definiti dal Consiglio comunale, attraverso un pubblico bando, rende note le caratteristiche di professionalità, il titolo di studio e i requisiti richiesti per ciascuna nomina o designazione. Quindi provvede alle nomine nel rispetto delle pari opportunità, motivando, al Consiglio comunale, alla prima seduta utile successiva, le ragioni e i criteri di scelta”.
“Non è ben chiaro se tali disposizioni siano state effettivamente attuate, dal momento che, invece, sembrerebbe, da notizie di stampa, che designazioni e nomine siano state fatte su indicazioni degli esponenti di diversi partiti politici che formano la maggioranza. Ritengo pertanto che la politica debba intervenire per fare chiarezza su criteri e modalità di nomina, nel rispetto delle norme e a tutela del buon andamento dei servizi pubblici”.
Anche a noi risulta che il bando pubblico citato da Nadia Spallitta non si si mai materializzato: si è materializzata, invece, la spartizione delle poltrone di sottogoverno: l’ultima , in ordine di tempo, la nomina dell’ex parlamentare regionale ad ex assessore regionale, Michele Cimino, già esponente di Forza Italia, al vertice dell’AMAT, la società per il trasporto pubblico delle persone che fa capo, appunto, al Comune di Palermo.
Proprio sull’AMAT interviene Carlo Cataldi, coordinatore regionale dei Cobas Lavoro Privato settore Trasporti:
“Dalle parole ai fatti. Ora che il sindaco Orlando ha designato il nuovo presidente dell’AMAT, si chiuda nel più breve tempo possibile la partita sui disallineamenti seguendo criteri di equità. Si metta inoltre in sicurezza il Tram, garantendo quella sostenibilità economico-finanziaria finora smentita dai conti presentati dall’azienda”.
“L’AMAT e i suoi lavoratori – aggiunge il sindacalista – hanno bisogno di stabilità. Ciò si ottiene con la stipula di un nuovo contratto di servizio, che tenga conto della mission di servizio pubblico e allo stesso tempo risponda alle rinnovate esigenze dell’AMAT. Per uscire dal guado è necessario che i rapporti tra l’azienda e il socio unico Comune non siano sbilanciati in favore di quest’ultimo e che, una volta per tutte, si proceda ad un riordino aziendale che elimini i rami secchi e valorizzi realmente le professionalità acquisite. Senza guardare in faccia a nessuno”.
“In un’ottica di rilancio dell’AMAT – conclude Cataldi – siamo pronti sin da subito a collaborare con il neo-presidente Michele Cimino, nel rispetto dei ruoli e tenendo la barra dritta sulle priorità da affrontare”.
Critica la consigliera comunale di opposizione, Sabrina Figuccia:
“Una situazione catastrofica quella emersa in aula alla presenza dell’assessore Antonino Gentile e del Ragioniere generale Paolo Basile convocati per discutere della situazione economica delle aziende partecipate. Al netto infatti della spartizione di poltrone trasversale a cui stiamo assistendo in questi giorni, che racconta le peggiori logiche di trasformismo politico di cui i cittadini sono ormai stanchi, viene fuori un racconto davvero allarmante. A preoccupare enormemente oggi è la situazione economica di tutte le partecipate ed in special modo quella di RAP e AMAT, che sembrerebbero non avere stralciato dal bilancio somme non riconosciute dal Comune, attraverso una precisa direttiva imperativa e vincolante del Sindaco”.
Detto in parole semplici, la RAP (la società che si occupa della raccolta dei rifiuti e della discarica di Bellolampo) e l’AMAT hanno messo nei rispettivi bilanci somme che dicono di avanzare dal Comune: cosa, questa, che il sindaco ha smentito.
Alla fine si tratta di una recita, perché Orlando è sindaco di Palermo da sei anni e sa benissimo come stanno le cose, anche perché gli amministratori di queste società li ha nominati lui.
Per Sabrina Figuccia c’è il rischio di “contenziosi milionari tra il Comune e le sue stesse partecipate. Incredibile insomma che una società possa litigare con il suo socio di maggioranza, danneggiando in sintesi se stessa e rischiando di generare un enorme conflitto”.
“Se qualcuno pensa che i problemi delle partecipate possano risolversi con un semplice cambio ai vertici, ha proprio sbagliato strada – conclude la battagliera consigliere comunale -. Forse il cambio servirà ad accontentare dei veri e propri camaleonti della politica, ma di certo non a garantire reale trasparenza ai cittadini stanchi di pagare per servizi del tutto inesistenti.”
Il consigliere comunale Fabrizio Ferrandelli, de I coraggiosi, ipotizza il commissariamento da parte della Regione:
“In consiglio – dice – ho chiesto il conto circa lo sforamento dei tempi previsti dalla legge per l’approvazione del consuntivo 2017, del previsionale 2018 e del nuovo consolidato. Strumenti necessari ad allineare i 42 milioni di euro al 2016. La Regione siciliana ha già preavvisato, con la circolare n.11, il commissariamento”.
Per la cronaca, si tratta sempre delle somme che alcune società comunali dicono di avanzare dal Comune: cosa, questa, come già ricordato, che il Comune smentisce.
“Non ci interessano né i nomi, né tantomeno le tessere di partito, passate e attuali, di chi presiederà le aziende controllate – aggiunge Ferrandelli – anche questo bluff è stato svelato! Vogliamo conoscere le soluzioni circa le partite debiti/crediti e i progetti per risolvere le criticità delle aziende. Cosa si farà per allineare i circa 8 milioni di euro mancanti nel 2018 alla RAP? È forse previsto un ennesimo aumento della TARI? E cosa verrà fatto per i 45 milioni di AMAT? Quali le soluzioni proposte? Su questo saremo feroci, non faremo sconti e non molleremo la presa neanche sul rinnovo dei contratti di servizio”.
“Riteniamo che in ottemperanza alla legge – aggiunge Cesare Mattaliano, capogruppo de I Coraggiosi al Comune – i tempi non siano congrui per tutelare il personale comunale la cui procedura di messa in sicurezza prevede la votazione dei tre strumenti finanziari. È urgente pertanto un confronto in aula con il sindaco e un imminente incontro con il ministro del Lavoro per chiedere una proroga al 2019 perché altrimenti sarebbero spacciati”.
P.s.
Vorremmo capire una cosa: i signori della sinistra di Palermo non sono quelli della “legalità” e della “trasparenza”? Per loro queste regole non valgono?
Ancora: è normale che, nei rapporti tra Comune e società comunali, manchino all’appello oltre 40 milioni di euro e nessuno intervenga?
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