Nella Sicilia – e precisamente a Palermo e dintorni – dove i grillini hanno stravinto le elezioni ieri sono piombate le Frecce tricolori, celebrate armi di distrazione di massa. Per far dimenticare che l’Italia spende ogni anno 54 miliardi di euro per produrre armi. Perché non ridurre queste spese per finanziare cose serie?
Una giornata di festa, ieri. Sul cielo di Palermo esibizione delle Frecce tricolori, antiche ed accettate armi di distrazione di massa. È doloroso dover constatare come persone sensibili e intelligenti cadano nella trappola pubblicitaria delle scie bianche rosse e verdi e passino ore col naso all’insù ad ammirare le pericolose (ogni tanto ci scappa il morto) evoluzioni di quei saltimbanchi.
Non ci sono testimonial più convincenti ed efficienti di questi acrobati per assordare e accecare gli italiani su una delle più ignobili atrocità commesse ogni giorno dallo Stato. La Costituzione stabilisce che l’Italia ripudia la guerra. Senza se e senza ma. Che significa?
Che possiamo entrare in guerre di aggressione di altri Paesi in determinate condizioni? Che possiamo piazzare mine antiuomo in territorio “nemico”?Che siamo autorizzati ad uccidere chi ci assale, cosa che può accadere dato che siamo a casa loro?
Io penso di no. Penso pure che l’Italia non dovrebbe essere una nazione produttrice di armi e invece produce, vende ed esporta armi per miliardi di euro. Una nazione che ripudia la guerra non dovrebbe spendere in armamenti ogni anno la metà della ricchezza prodotta nello stesso anno. E invece è così. 54 miliardi di euro, esattamente la stessa cifra che la Germania spende per il reddito di inclusione.
Si tratta di 23 milioni di euro AL GIORNO, di 45 mila euro AL MINUTO.
Purtroppo in questo Paese parafascista e dominato da Confindustria sono spese incomprimibili.
Perché la teoria della spesa pubblica produttrice di lavoro e di ricchezza, tanto vituperata dai liberisti, si deve applicare solo alla fabbricazione delle armi?
Perché solo queste imprese in Italia sconoscono la cassa integrazione, i licenziamenti, i contratti di solidarietà?
Avete mai visto operai della OtoMelara, dell’Agusta, protestare davanti al ministero del Lavoro? È un tema scottante anche per i 5 Stelle che avevano nel proprio programma elettorale la riduzione delle spese militari. Ci hanno ingannati. Nel contratto l’impegno è scomparso. Parigi val bene una messa!
Ed ecco Di Maio, rivoluzionario fallito, a caccia di vitalizi e di pensioni d’oro per finanziare ciò che finanziabile non è a queste condizioni. Così come in queste condizioni e con questi condizionamenti il Paese, la nazione come tale non può andare da nessuna parte.
Quindi una parte del Paese, quella che produce distruzione e morte, si arricchisce e prospera alle spalle di quell’altra parte vocata alla produzione di beni vitali e per questo demonizzata.
Foto tratta da aviation-report.com