La SIS – società bolognese che è diventata ‘proprietaria’della varietà di grano duro Senatore Cappelli fa valere i propri ‘diritti’. Racconta Ettore Pottino, agricoltore, presidente di Confagricoltura Sicilia: “Se vuoi coltivare il grano duro Senatore Cappelli devi fare un contratto con la SIS. E sei obbligato a dargli tutta la produzione. Altrimenti ti impediscono di venderla. Non solo. Per poter avere un contratto con questi signori devi essere socio della Coldiretti, sennò niente contratto”
Incredibile! Sì, incredibile, perché non troviamo un’altra parola per commentare quello che sta succedendo in Sicilia con la varietà di grano duro Senatore Cappelli. Sulla rete abbiamo appreso che, per gli agricoltori dell’Isola, c’è qualche problema. Leggiamo sulla pagina facebook di Ettore Pottino, presidente di Confagricoltura Sicilia, titolare di un’azienda agricola che produce grano duro, coltivando, per l’appunto, la varietà Senatore Cappelli:
“Oggi ho telefonato al mio commerciante di riferimento per chiedergli di piazzare il mio Senatore Cappelli. Mi ha chiesto se avevo utilizzato seme certificato. Gli ho risposto che avevo reimpiegato il mio. Mi ha detto che la repressione frodi ha detto ai mulini di acquistare solo Cappelli da seme certificato o, al massimo, reimpiegato per non più di un anno. Ho chiesto se questo era stato ufficializzato da circolare/decreto, ma non mi ha saputo rispondere… QUALCUNO NE SA QUALCOSA? La manovra è chiara e parte dal monopolio della Coldiretti. Se perdura questo io intanto perdo qualche decina di migliaia di euro e, se vorrò continuare a coltivare Senatore Cappelli, mi dovrò associare alla Coldiretti…😡Morale della favola, visto che preferisco tagliarmi i zebedei piuttosto che diventare giallo 😫, SENATORE CAPPELLI CIAO CIAO”.
Insomma, un noto agricoltore siciliano che, da anni, coltiva il grano duro Senatore Cappelli e produce pasta artigianale siciliana con questa varietà di grano duro (ne abbiamo parlato nel nostro ‘viaggio’ tra i produttori di pasta con grano duro siciliano, come potete leggere in calce a questo articolo), getta la spugna.
Così abbiamo deciso di chiamarlo al telefono, per farci raccntare quello che sta succedendo.
“Succede – ci risponde – che ci sono novità sgradevoli, molto sgradevoli. La novità è che ho preso atto che non posso più vendere il grano duro Senatore Cappelli che produco da anni. Mi dicono che la mia produzione non sarebbe certificata. E non posso nemmeno vendere la pasta prodotta con il grano Senatore Cappelli. O meglio, non posso venderla per quella che è: cioè pasta fatta con il grano duro Senatore Cappelli. Perché la mia produzione è fatta reimpiegando il mio grano e non il grano duro Senatore Cappelli certificato”.
Abbiamo già raccontato questa storia assurda, ovvero il brevetto messo su un essere vivente: grazie a un contestatissimo bando un gruppo bolognese – la Società Italiana Sementi – si è aggiudicata la ‘proprietà’ della varietà di grano duro Senatore Cappelli. Questa società è diventata proprietaria di un essere vivente!
Per dirla in breve: oggi, in Italia, chi vuole coltivare questa varietà di grano duro – che, detto per inciso, fa parte della storia della granicoltura del Sud Italia – deve chiedere il ‘permesso’ a una società bolognese!
“La cosa si sta facendo pesante – ci dice ancora Pottino -. Se vuoi coltivare il grano duro Senatore Cappelli devi fare un contratto con la SIS di Bologna. E sei obbligato a dargli tutta la produzione. Altrimenti ti impediscono di venderlo. Non solo. Per poter avere un contratto con questi signori devi essere socio della Coldiretti, sennò niente contratto”.
Eh sì, perché nell’operazione SIS c’è la Coldiretti.
Ci chiediamo e chiediamo: cos’è questa se non colonizzazione? Per la cronaca, la varietà di grano duro Senatore Cappelli è stata selezionata nei primi del ‘900 da uno dei più grandi genetisti agrari di tutti i tempi: Nazareno Strampelli. Lavoro effettuato presso il Centro di Ricerca per la Cerealicoltura di Foggia (QUI LA STORIA DI QUESTA VARIETA’ DI GRANO DURO).
E’ uno dei simboli della cerealicoltura del Sud Italia: perché a decidere chi deve coltivare questa varietà deve essere una società bolognese? Che c’entra Bologna con la cerealicoltura di qualità del Mezzogiorno d’Italia?
Sempre sulla propria pagina facebook Ettore Pottino ha postato due notizie interessanti. La prima è una manifestazione di interesse rivolta alle aziende sementiere per “l’acquisizione esclusiva dei diritti di moltiplicazione e commercializzazione della nuova cultivar… di grano duro denominata Cappelli”.
Nel bando del Crea di Foggia, pubblicato nell’estate del 2016, si fa riferimento a una “nuova coltura”. Ma la cultivar Senatore Cappelli non è nuova: risale al 1915, come si legge in altra parte del bando pubblicato sempre sulla pagina facebook di Pottino:
“… selezionata nel 1915 da Nazareno Strampelli… La denominazione, assegnata dallo Strampelli in onore del Senatore Cappelli, designa la varietà Cappelli di proprietà del Consiglio per la ricerca in agricoltura e l’analisi dell’economia agraria (Crea) – Centro di Ricerca per la Cerealicoltura con sede in Foggia…”.
Domanda: perché un ente pubblico, che opera sotto la vigilanza del Ministero delle Risorse agricole, ha avvertito l’esigenza di cedere la cultivar Senatore Cappelli a un soggetto privato?
Ricordiamo che il 21 dicembre dello scorso anno, durante un question time alla Camera dei deputati, l’allora Ministro delle Risorse agricole, rispondendo a un’interrogazione presentata dai parlamentari Antonio Placido e Giulio Marconi (Si-Sel) sull’affidamento alla SIS (Società Italiana Sementi) della licenza di moltiplicazione e commercializzazione della varietà di grano duro Senatore Cappelli rispondeva così:
“La varietà Senatore Cappelli è una varietà pubblica e in quanto tale la semente può essere commercializzata da ogni soggetto a cui sia stata riconosciuta la facoltà di esercitare l’attività sementiera nel campo specifico dei cereali… ciò scongiura i rischi paventati sia in termine di conflitti di interesse che di costituzione in monopolio della SIS” (QUI LA DICHIARAZIONE DELL’ALLORA MINISTRO MARTINA RIPORTATA DA ‘TERRA E VITA‘).
Se nell’aula di Montecitorio un Ministro della Repubblica – Martina (oggi segretario nazionale reggente del PD) – nega “la costituzione in monopolio” per la varietà di grano duro Senatore Cappelli (“Grano Senatore Cappelli è varietà pubblica, non c’è rischio di monopolio”, titola il già citato articolo di Terra e Vita), com’è possibile che, oggi, un agricoltore siciliano non può vendere il grano Senatore Cappelli che coltiva?
“Per la Sicilia – ci dice ancora Pottino – è una grande fregatura. Il Senatore Cappelli, oltre ad essere una delle migliori varietà di grano duro per la produzione della pasta è particolarmente indicata per la coltivazione in biologico. Ora non è un paradosso che la prima Regione italiana per superficie agraria adibita a colture biologiche debba dipendere da una società bolognese per poter coltivare il grano duro Senatore Cappelli?”.
Quello che succede – lo ribadiamo – è incredibile: i bolognesi, infatti, si sono accaparrati una delle cultivar più apprezzate dal mercato. Basti pensare che, a fronte del prezzo stracciato del grano duro convenzionale del Sud -appena 18 euro al quintale – il grano duro Senatore Cappelli si vende, anzi si vendeva, prima che la SIS ne diventasse proprietaria a 70 euro al quintale a anche di più!
Tutto questo è o non è incredibile? I fatti che smentiscono le parole pronunciate a Montecitorio da un Ministro della Repubblica!
Il nuovo Ministro dell’Agricoltura, Gian Marco Centinaio, interverrà per fare chiarezza su un’operazione andate in scena quando al Governo dell’Italia c’era il PD?
I grillini che oggi governano l’Italia interverranno?
Il Governo della Regione siciliana interverrà?
In Assemblea regionale siciliana ci sono deputati pronti a patrocinare una battaglia di libertà e di civiltà?
E’ così anche in Puglia? Gli amici di GranoSalus cosa pensano?
E’ così anche in Sardegna, tra le prime Regioni italiane a rilanciare il Senatore Cappelli?
L’Europarlamentare siciliano dei grillini, Ignazio Corrao (che è eletto anche in sardegna, visto che il collegio è unico) porrà la questione al Parlamento europeo?
Ultima domanda: non è che, adesso, altri privati – magari non siciliani – ‘brevetteranno le varietà di grandi antichi della Sicilia?
Ormai, noi, ci aspettiamo di tutto!
Ai bolognesi il grano Senatore Cappelli: chi vuole i semi certificati deve passare da loro!
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Foto tratta da newsfood.com
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