E’ incomprensibile che il taglio dei vitalizi agli ex parlamentari, che potrebbe essere adottato con una semplice delibera da Camera e Senato, sia ancora bloccato. Così com’è incomprensibile che ancora non sia all’ordine del giorno il taglio dei contributi all’editoria, ovvero ai “Giornaloni”. Non sono due impegni assunti dal Governo Conte-Di Maio-Salvini?
La stessa virtù non possiamo riconoscere ai Presidenti di Camera e Senato, i quali, pur avendo il potere di chiudere rapidamente la questione della riduzione delle indennità dei parlamentari e del taglio dei vitalizi agli ex parlamentari, stanno adottando tattiche che definire dilatorie è eufemistico. “Festina lente”; “Adelante con judicio” somigliano troppo a “passata ‘a festa, gabbato lo santo”.
Possiamo capire che la ricerca di fondi per avviare il Reddito di cittadinanza possa presentarsi complicato (ma fino ad un certo punto, quello oltre il quale il populismo si trasforma in demagogia: quello cioè in cui se prevedi un spesa devi prevederne la copertura).
In ogni caso ci sono risorse fresche, “manse”, certe ed esigibili, quali, ad esempio, i fondi per l’editoria, spese che nel bilancio che in una nazione democratica, dove la libertà stampa è come l’aria che respiriamo, non dovrebbero nemmeno essere mai esistite.
I 5 Stelle, che della “libera stampa” furono oggetto di “disattenzione” scientifica, tanto che Grillo si lasciò andare con dichiarazioni sprezzanti, e che poi diventati “pericolosi per il sistema”, diventarono bersaglio di un tiro incrociato del “Giornaloni”, i 5 Stelle, dunque, fecero dell’eliminazione di queste spese il loro cavallo di battaglia, al grido: se mi devi insultare almeno dovrai farlo gratis, io non ti pago.
Ebbene, quel pezzo di programma – riduzione delle indennità ai parlamentari in carica, taglio dei vitalizi agli ex parlamentari e il taglio dei contributi ai “Giornaloni” – è diventato o no un pezzo del contratto di governo? Sì? E allora perché remorare? Perché ritardare?
A levare ci siamo sempre, basta una delibera dei Consiglio di Presidenza a maggioranza grilloleghina ed è fatta. Si vuole maggiore certezza, magari approvando apposite leggi? Bene: la maggioranza in Parlamento c’è.
Il resto sono chiacchiere.