Il Tribunale del riesame ha respinto il ricorso dell’ex presidente di Confindustria Sicilia. Antonello Montante resta in carcere. In questo articolo – di politica e non di cronaca giudiziaria – proviamo a ricostruire i legami ‘politici’ di questo personaggio: legami con la vecchia politica siciliana e, soprattutto, con il centrosinistra. Perché alcuni politici e alcuni potenti, oggi, sono in grande ansia
Magari immaginavano la fine di un incubo: abituati dai primi anni ’90 del secolo passato a ‘spatuliare’ all’ombra di quella che è stata l’antimafia di facciata, i tanti potenti della Sicilia che hanno vissuto all’ombra di Antonello Montante, già numero uno di Confindustria Sicilia, pensavano a un mezzo lieto fine: magari speravano in una scarcerazione. Invece il Tribunale del riesame di Caltanissetta ha deciso che Montante resterà in galera.
I giudici hanno respinto il ricorso di quello che è stato per molto tempo – soprattutto a partire dal 2009 – uno degli uomini più potenti e più temuti della Sicilia. Insomma, l’inchiesta ‘Double face’ va avanti. Per ora sono stati scoperti alcuni degli intrecci tra Montante, una certa ‘società civile’ della Sicilia e vari esponenti delle forze dell’ordine che avrebbero fornito all’ex numero uno di Confindustria Sicilia informazioni riservate in cambio di favori.
In questa fase sono ancora frammentari – legati più che altro alla logica – i rapporti politici e gli alleati politici di Montante. Ma è probabile che, andando avanti, non dovrebbe mancare la scoperta degli ‘altarini’.
Montante che resta in carcere, dopo la rocambolesca trasformazione degli arresti domiciliari in detenzione in galera, insomma, non farà dormire sonni tranquilli a tanti politici e, in generale, a tanti potenti della Sicilia ancora oggi presenti, magari in ruoli di primo piano.
Per un fatto semplice, se vogliamo anche logico, come sono logici i legami politici di Montante: perché l’ex presidente di Confindustria Sicilia era un uomo di primo piano che – come si evince con chiarezza dalla lettura delle ‘carte’ della vicenda giudiziaria in cui è coinvolto mani e piedi – faceva valere il proprio potere.
Oltre alle ‘carte’ è, per molti versi, illuminante anche la ricostruzione fatta dall’ex sindaco di Racalmuto, Salvatore Petrotto, ‘silurato’ perché negli anni in cui il ‘sistema antimafioso’ era in piedi metteva in discussione, da primo cittadino del suo paese, la gestione discutibile dei rifiuti e dell’acqua.
Montante e la politica. In Sicilia e a Roma, perché è da certi Ministeri che si ‘interveniva’ sugli amministratori locali della Sicilia che non si adeguavano ai dettami dell’antimafia, oggi ‘sgamata’ come antimafia di facciata.
E questi sono gli anni del centrosinistra al potere, a Roma e in Sicilia. Anche se, a volerla dire tutta, Montante si muoveva a proprio agio in sintonia con tutta la vecchia politica siciliana , di centrodestra e di centrosinistra. Anche se è con quest’ultimo schieramento politico che l’ex presidente di Confindustria Sicilia ha stretto rapporti ‘politici’ molto forti.
Ricordiamo che Confindustria Sicilia è entrata nel Governo della Regione nel 2009, quando l’allora Presidente della Regione, Raffaele Lombardo, protagonista del ribaltone politico (Lombardo, alle elezioni regionali del 2008, è stato eletto presidente della Regione da una maggioranza bulgara, ma un anno dopo dava vita a un Governo con il centrosinistra, calpestando la volontà degli elettori siciliani), ‘imbarcò’ nella propria Giunta Marco Venturi, segnalato proprio dai vertici di questa organizzazione imprenditoriale.
Ed è in questa fase politica che Lombardo opera con il PD di Antonello Cracolici e Giuseppe Lumia e con Gianfranco Miccichè, che in quegli anni aveva spaccato il centrodestra siciliano proprio per agevolare il Governo lombardiano del ribaltone.
Oggi Miccichè – rieletto presidente dell’Ars – dice che con Montante non ha tenuto grandi rapporti. Ovviamente può dire ciò che vuole: ma lui, Miccichè, nei quattro anni di presidenza della Regione di Lombardo era nel ‘sistema’ insieme con Confindustria Sicilia di Montante.
Alle elezioni regionali del novembre del 2012 la Confindustria di Montante sponsorizzava la candidatura di Rosario Crocetta, eletto Presidente della Regione nel centrosinistra grazie a tanti sostenitori, diretti e indiretti.
Tra i sostenitori diretti di Crocetta c’era il PD siciliano (anche se una parte di questo partito non era d’accordo: perché – tra le altre cose – non volevano l’accordo con Montante?). C’era l’UDC e i ‘cespugli’ del centrosinistra.
Tra i sostenitori indiretti della candidatura di Crocetta c’erano il solito Gianfranco Miccichè (candidato alla presidenza della Regione per disperdere i voti del centrodestra) e il solito Lombardo: due politici, oggi sostenitori dell’attuale Governo regionale di Nello Musumeci, che segnano la continuità tra il passato e il presente.
E’ chiaro che, andando avanti, l’inchiesta che coinvolge l’ex presidente di Confindustria potrebbe rilevare sorprese.
Del resto, i ‘santuari’, in Sicilia, non sono più di moda. E una certa ‘sinistra’ siciliana – già ‘attiva negli anni ’70, ’80 e ’90, poi appesantita dalla fusione tra ex sinistra Dc e ex Pci – è stata già toccata a Messina dall’inchiesta che ha coinvolto l’ex parlamentare nazionale Francantonio Genovese che, ricordiamo, è stato il primo segretario del PD siciliano.
Gli eventi – partiti sempre da Caltanissetta – hanno travolto la gestione della Sezione per le misure di prevenzione del Tribunale di Palermo, un ‘santuario’ che sembrava inattaccabile.
E una sfilza di condanne eccellenti hanno coronato il giudizio di primo grado al processo sulla trattativa tra Stato e mafia, processo che la vecchia politica ha provato in tutti i nodo a sminuire.
‘Santuari inespugnabili’ – questo è il messaggio che viene fuori mettendo insieme processi e inchieste penali di questi giorni – in Sicilia non ce ne sono più. Ed è per questo che, con Montante che resta in carcere, qualche potente della Sicilia trema.
Foto tratta da nuovosud.it
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