Invece di applicarlo, vogliono cambiarlo. Ci risiamo. Questa volta la pensata è di Gianfranco Micciché, colui il quale può già vantare nel suo curriculum l’avere cancellato da Palazzo Reale, sede dell’Assemblea regionale siciliana a Palermo, il simbolo millenario della Trinacria…
Invece di applicarlo, vogliono cambiarlo. Ci risiamo. Punto e a capo. E, a giudicare dai precedenti, cambiarlo significa adeguarlo alle esigenze del governo nazionale. Parliamo dello Statuto siciliano e di come i nostri politici, invece di battere i pugni sui tavoli romani per pretendere il rispetto delle sue norme – con particolare riferimento a quelle finanziarie, a quelle cioè che prevedono la territorializzazione delle imposte: articoli 36.37 e 38 dello Statuto – pensano a modifiche e ritocchi.
Questa volta tocca a Gianfranco Micciché, colui il quale può già vantare nel suo curriculum l’avere cancellato da Palazzo Reale, sede dell’Assemblea regionale siciliana, a Palermo, il simbolo millenario della Trinacria.
Correva l’anno 2007. L’attuale presidente dell’Ars che ricopriva la stessa carica che ricopre oggi, lo fece sostituire con una raffigurazione a spirale, una sorta di geroglifico insignificante. Non mancarono le proteste di studiosi e associazioni, ma niente. Micciché voleva qualcosa di più “moderno” come se una tradizione millenaria potesse passare di moda. Ma tant’è.
Oggi lo stesso Micciché propone di cambiare lo Statuto e l’allarme è comprensibile.
“Creiamo una sorta di tavolo di saggi per capire quali sono le modifiche di cui necessita lo Statuto siciliano dopo 72 anni e adeguarlo ai nostri tempi. La politica ha bisogno dell’apporto di docenti universitari, costituzionalisti ed esperti amministrativisti”, ha detto il Presidente dell’Ars, Gianfranco Miccichè impegnandosi “a consegnare le proposte dei saggi alla
commissione Statuto dell’Ars.
E questi saggi chi li nominerebbe? Lui? Trattasi dei soliti “saggi”, i soliti consulenti della Regione, i soliti costituzionalisti, esperti amministrativisti nemici dello Statuto e dell’Autonomia che abbiamo sempre veduto esibirsi ed agire contro l’interesse del popolo siciliano?
Deputato Micciché, ci dia retta: lasci perdere. Non possiamo pretendere che lei si batta per difendere la nostra Carta costituzionale (sarebbe chiedere troppo), ma quantomeno eviti di fare altri danni.
Intanto, le suggeriamo di leggere alcuni articoli in materia. Nella speranza (è sempre l’ultima a morire) che anche lei possa ritrovare l’orgoglio della storia siciliana e la forza di difendere il suo popolo da attacchi centralisti volti solo a depredare ulteriormente la nostra regione.