Sei mesi fa, in occasione della formazione del Governo regionale, Gianfranco Miccichè e Nello Musumeci hanno messo alla porta la Lega. Ma la ruota della politica gira: e adesso Salvini è uno degli esponenti più importanti del Governo nazionale: così i già citati Miccichè e Musumeci diventano proteiformi e…
Sulla rete non mancano le foto del nuovo Ministro degli Interni, Matteo Salvini, oggi in visita in Sicilia. Al di là delle sue parole, peraltro scontate, se è vero che, grazie soprattutto alla sua posizione politica sui migranti, è stato premiato dagli elettori, che hanno tributato alla Lega più voti rispetto a Forza Italia, ci ha colpito una fotografia: Salvini insieme con il presidente della Regione siciliana, Nello Musumeci.
Tutto è strano, oggi, nella politica italiana.
E’ strana una legge elettorale – il Rosatellum – pensata per ingarbugliare il quadro politico italiano.
E’ strana l’alleanza politica tra Movimento 5 Stelle e Lega, che Luigi Di Maio continua a non riconoscere come alleanza, ma come “contratto”: non a caso, nei 139 Comuni siciliani dove domenica prossima si voterà per eleggere sindaci e Consigli comunali, i due partiti – sono ancora le parole del grillino Di Maio – sono su fronti opposti.
Insomma, se a Roma, nel Governo dell’Italia, Movimento 5 Stelle e grillini sono insieme, legati da un ‘contratto’, con Forza Italia all’opposizione (o quasi, visto che, secondo i maligni, i ministri leghisti, Salvini in testa, si sarebbero impegnati a ‘garantire’ Berlusconi e, soprattutto, le aziende dell’ex Cavaliere), alle elezioni amministrative della Sicilia la Lega va a braccetto con Forza Italia e, in generale, con il centrodestra.
E’ per questo, forse, che il Presidente della Regione, Musumeci, si è precipitato tra Catania e Pozzallo per farsi immortalare insieme con Salvini: perché il Governo nazionale, quanto meno per metà – cioè per la metà leghista – è ‘alleato’ del Governo siciliano.
Così almeno pensa Musumeci. E, magari, lo pensa e lo spera anche il presidente dell’Assemblea regionale siciliana, Gianfranco Miccichè.
Per una Regione economicamente e finanziariamente disastrata come la Sicilia avere una sponda con il Governo nazionale è importante: soprattutto con il Ministero dell’Economia dov’è andato il professore Giovanni Tria, già consulente economico di Forza Italia e vicino agli ex ministri di centrodestra Renato Brunetta e Maurizio Sacconi.
C’è di tutto e di più, nella politica siciliana. L’ambiguità, del resto, è una costante della politica siciliana. Raffaele Lombardo, quando era presidente della Regione siciliana, era stato eletto nel centrodestra, ma governava con il centrosinistra, mentre a Roma Berlusconi governava con il centrodestra.
Assieme a Lombardo c’era Gianfranco Miccichè, che aveva spaccato il centrodestra siciliano, governava in Sicilia con il centrosinistra insieme con lo stesso Lombardo e, contemporaneamente, teneva – anche per conto del Governo Lombardo – i rapporti con il suo datore di lavoro storico, Berlusconi, allora, come già ricordato, capo del Governo italiano.
Volendo, certi personaggi della stagione trasformista lombardiana li ritroviamo oggi, con qualche nuovo convitato: c’è Miccichè, che è il presidente del Parlamento siciliano e, a quanto si dice, con grande influenza sull’attuale Governo regionale; c’è Berlusconi, come già accennato, ‘garantito’ nel Governo nazionale dalla Lega di Salvini; e c’è ancora Lombardo, grande elettore del Presidente Musumeci.
E, magari, ci sono anche ‘pezzi del PD ‘garantiti’ da Lombardo e Miccichè, nel nome della vecchia alleanza del Governo Lombardo (dove – lo ricordiamo – il PD di Antonello Cracolici e Giuseppe Lumia, insieme con Confindustria Sicilia di Antonello Montante, ‘spatuliavano’).
Insomma, c’è tutta la vecchia politica siciliana nell’attuale Governo regionale che ha veramente poco di nuovo. Resta da capire cosa farà nel bel mezzo di questa ‘marmellata trasformista’ il Movimento 5 Stelle, a Roma vincolato dal ‘contratto’ con la Lega, ma in Sicilia con le mani libere.
La maledizione del trasformismo non sembra voler abbandonare la Sicilia. Anche se Salvini non sembra tipo da fornire ‘sponde’ gratuite a due personaggi – Miccichè e Musumeci – che, alla fine, sono coloro i quali che, in sede di formazione del Governo regionale, hanno deciso di tenere fuori dalla Giunta la Lega.
Ma la ruota della politica gira: e oggi Salvini è uno dei più autorevoli esponenti del nuovo Governo nazionale (chissà se Miccichè e Musumeci non saranno un po’ pentiti di avere ‘bastonato’ la Lega quando si sono spartiti glia assessorati…).
Come finirà? Salvini, in Sicilia, dovrebbe seguire una via che non dovrebbe essere diversa da quella nazionale. A livello nazionale, piaccia o no a Berlusconi, il leader della Lega si deve ‘mangiare’ Forza Italia, conquistando gli elettori di Berlusconi. Contendendola a Matteo Renzi, che punta anche lui – non si capisce se con il PD o con una nuova formazione politica – a intercettare i voti dell’ex Cavaliere.
Stesso scenario in Sicilia, dove la Lega è già il punto di coagulo di tanti centristi o ‘solipsisti’ della politica che non si sentono più ‘garantiti’ da un Berlusconi sempre meno protagonista e sempre più ‘ancillare’ rispetto al leader della Lega.
Anche nella nostra Isola la Lega deve giocare a ‘sfondare’: al massimo ‘usando’ il Governo regionale di Musumeci, non certo facendosi usare.
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