La storia la racconta l’avvocato Nadia Spallitta, che assiste i 42 lavoratori di questa Opera Pia che, da un anno, non percepiscono le retribuzioni. E’ la storia dell’Arcivescovo di Palermo, Monsignor Corrado Lorefice, che prima effettua una donazione e poi ci ripensa… La vergogna di un’Unione Europea, di uno Stato e di una Regione che, a cascata, hanno abbandonato le fasce deboli della popolazione italiana e chi li assiste
La carità, certo, ma senza esagerare. E non si capisce – in questa storia – se l’Arcivescovo di Palermo, Monsignor Corrado Lorefice, ha esagerato nel donare un bel po’ di soldi ai dipendenti dell’Opera Pia ‘Cardinale Ruffini’ o se, invece, sta esagerando nel chiedere ad uno di questi dipendenti i soldi indietro.
Storia particolare, quella di questa Opera Pia (o Ipab, Istituti per l’assistenza e la beneficienza). Ne abbiamo più volte scritto, come potete leggere in calce. Oggi torniamo su questa vicenda che ci viene segnalata da Nadia Spallitta, che, da avvocato, difende i dipendenti di questa Ipab.
Le Opere Pie o Ipab sono enti che vivevano grazie alla spesa pubblica della Regione oggi drasticamente ridotta. Storia nota: la EU impone le politiche di austerità allo Stato italiano, lo Stato taglia i fondi alla Regione e la Ragione taglia i fondi a chi capita.
La Regione siciliana, poi, è stata ulteriormente penalizzata dai ‘Patti scellerati’ firmati dal passato Governo regionale di Rosario Crocetta-PD, che ha ceduto allo Stato una caterva di soldi togliendoli ai siciliani.
Le Opere Pie o Ipab sono tra le strutture più penalizzate dai tagli della Regione. E il motivo è semplice: si tratta di strutture che si occupano delle fasce deboli della popolazione (soprattutto gli anziani malati) che non si possono difendere: così il Governo regionale di turno li penalizza.
Tante Opere Pie della Sicilia si trovano in gravi condizioni finanziarie. Così non pagano i dipendenti. Una situazione drammatica sia per chi vi lavora, sia per chi dovrebbe essere assistito.
L’Opera Pia Cardinale Ruffini (che prende il nome dall’ex Arcivescovo di Palermo, Cardinale Ernesto Ruffini ndr) è una delle tante strutture di assistenza e beneficenza della Sicilia che si trova in difficoltà economiche.
Non abbiamo notizie sugli assistiti (ammesso che tale Ipab assista ancora qualcuno, visto che è stata lasciata senza soldi). Abbiamo invece notizie dei 42 dipendenti, che sono da oltre un anno senza retribuzione!
Cose normali, ormai, in un’Italia con 13 milioni di poveri, di cui 5 milioni indigenti.
Succede, a un certo punto, che l’Arcivescovo di Palermo, Corrado Lorefice, forse pensando a San Paolo, decide di donare 12 mila euro a un ex lavoratore di questa Opera Pia (non sappiamo se abbia effettuato donazioni anche agli altri dipendenti).
“Solo che poi ci ha ripensato”, ci dice Nadia Spallitta.
Monsignor Corrado Lorefice – che, per la cronaca, presiede il consiglio di amministrazione dell’Opera Pia Cardinale Ruffini – con una raccomandata ha sottoscritto un atto di cessione del credito da 12 mila euro. Insomma, per dirla tutta, avendoci, per l’appunto, ripensato, l’Arcivescovo sostiene di aver aiutato “erroneamente” questo lavoratore. E, di fatto, rivuole indietro i soldi che ha donato!
Non lo fa direttamente, però: avrebbe lasciato l’ingrato compito alla stessa Opera Pia Cardinale Ruffini, che ha un debito di circa 30 mila euro nei confronti dello stesso lavoratore. Con la donazione ‘retrattile’ – questo dovrebbe essere il senso dell’operazione – il lavoratore, invece di vantare un credito di 30 mila euro verso l’Opera Pia, vanterebbe, adesso un credito di 30 mila euro meno 12 mila euro: cioè 18 mila euro.
Le cose stanno così? Magari l’interpretazione potrebbe essere un’altra:
“Nella lettera inviata al legale rappresentante pro tempore, l’avvocato Alfredo Sigillò Massara – leggiamo su Palermo Today – l’arcivescovo Lorefice riferisce di aver effettuato un pagamento nei confronti dell’ex dipendente dell’Opera Pia ‘con spirito di solidarietà, per venire incontro alle umane esigenze del lavoratore e della sua famiglia, gravate da un anno di ritardo nelle retribuzioni’. Poi prosegue: ‘L’Opera Pia si oppone a detto pagamento e pertanto con il presente atto comunica l’opposizione al pagamento effettuato dall’Arcidiocesi quale soggetto terzo estraneo al rapporto di lavoro’. E quindi decide di spostare la somma nelle case dell’ente che, però, potrà decidere di utilizzarli come meglio crede e non per i debiti”.
Poi, però, Palermo Today arriva alle nostre conclusioni:
“Fatte le dovute premesse Lorefice sottolinea quindi di aver effettuato un pagamento ritenuto indebito al signor E.B. e aggiunge che l’Arcidiocesi ‘vanta nei suoi confronti il diritto alla ripetizione delle somme pagate e intende cedere detto credito all’Opera Pia Ruffini’. Il tutto allegando copia del bonifico risalente a febbraio come documento probatorio per l’ente che, a nome dell’avvocato Sigillò, dichiara di accettare il diritto di credito. La speranza per l’ente, forse, è quella di sottrarre quasi aritmeticamente il credito di cui parla l’Arcivescovo per ridurre il debito nei confronti del lavoratore”.
Sempre su Palermo Today, Nadia Spallitta dice:
“Non riesco a comprendere quali siano i motivi che abbiano spinto l’Arcivescovo Lorefice a chiedere la restituzione di una donazione che aveva generosamente effettuato a favore di lavoratori che si trovavano in condizione di disagio ed estrema povertà. Loro, grazie a quei soldi, sono riusciti a sopravvivere per qualche mese e di ciò gliene sono stati grati. Perché oggi ci ripensa e revoca la donazione decidendo di recuperare questi soldi, cedendo il credito e regalando, di fatto, le stesse somme all’Opera Pia? Come se si trattassero di obbligazioni giuridiche e non di gesti che nascono dalla solidarietà. Questa richiesta, sotto il profilo giuridico, è un paradosso: da un lato ammette che le somme sono state date anche se non dovute per spirito di liberalità e poco dopo ne chiede la restituzione”.
Ma la Santa Romana Chiesa parla di “carità retrattile”? Di certo non ne parla San Paolo ai Corinzi…
Foto tratta da comunicalo.it
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