Grazie a fonti autorevolissime e dopo mesi di ricerche, siamo in grado di svelarvi il vero motivo per cui il presidente della Commissione europea non perde occasione di attaccare noi e il nostro Paese
Jean-Claude Juncker colpisce ancora. Il presidente della Commissione europea non perde occasione di sparare a zero contro l’Italia e contro gli italiani. Ora entrando a gamba tesa negli affari interni al nostro Paese, ora rasentando l’insulto vero e proprio. L’ultima uscita attribuisce a quest’uomo dall’aspetto triste la seguente frase:
“Gli italiani devono lavorare di più ed essere meno corrotti”.
Stamattina si corre ai ripari: pare che la frase sia stata estrapolata malamente da un discorso più ampio. Sia quel che sia, non sarebbe certo la prima volta che il burosauro europeo si spinge oltre lo steccato del politically correct, se non della buona educazione e delle regoli basilari dei rapporti civili tra i popoli.
Che volete farci? Non è certo il solo e, in questo periodo, ne abbiamo avuto le prove più evidenti. Solo qualche giorno fa Guenther Oettinger, politico tedesco e commissario Ue, diceva agli italiani che il loro voto, il loro pensiero politico, non deve contare nulla: comanda la finanza. Anche in questo caso, all’indomani, si è tentato di correggere il tiro: a quanto pare, la colpa è sempre di chi traduce.
E, però, il danno è fatto. Traduci come vuoi, annacqua quanto vuoi, è indubbio che dalle alte sfere di Bruxelles gli attacchi, le intromissioni e gli insulti agli italiani sono diventati prassi.
Ieri sera, ospite di Piazza Pulita, Ferruccio de Bortoli che non è certo un piromane, attribuiva la caduta di stile di Juncker alla tarda ora (della serie, capacità cerebrali ridotte causa stanchezza serale).
Stimiamo molto de Bortoli, ma dobbiamo contraddirlo: non è così. Grazie a fonti autorevoli e dopo mesi di ricerca, siamo in grado di rivelarvi perché Juncker attacca gli italiani: beve pessimo vino francese.
E già, sono finiti i tempi in cui Francia era sinonimo di buoni vini. La verità è che il Bordeaux non è più quello dei tempi di Balzac.
Oggi – e questo è un discorso generale, avvallato proprio dall’Unione Europea – il ricorso spropositato allo zuccheraggio dà vita a vini alterati che, oltre ai mal di testa, causano una certa forma di demenzialità, ovvero, si sparano ‘mi….. te’ a più non posso e a ripetizione continua.
Noi, da siciliani accoglienti e generosi per Dna, abbiamo a cuore le sorti di Juncker. E per questo che lo invitiamo in Sicilia a bere un buon Nero d’Avola. Ritroverà il gusto di un vino genuino e, soprattutto, eviterà gli effetti collaterali di cui sopra.
Avremmo voluto estendere l’invito anche a Ottinger, ma la sua ci sembra una causa persa…