Brutte notizie per i sindacati tradizionali che avrebbero voluto mettere la ‘mordacchia’ al sindacato ORSA sull’incredibile vicenda dei casellanti-Paperoni del Consorzio Autostrade Siciliane. Il direttore del CAS dà ragione ai lavoratori precari esclusi e, all’Ars, il deputato regionale Antonio De Luca scoperchia il ‘pentolone’…
Ricordate l’incredibile storia del lavoro straordinario al Consorzio Autostrade Siciliano (CAS)? dal 2010 hanno sbattuto fuori i lavoratori precari per ‘ammuccarsi’ tutto lo straordinario possibile e immaginabile. Si sono fatti i classici ‘bagni’ con il consenso silenzioso dei sindacati tradizionali. (in calce a questo articolo trovate allegati gli articoli). Dopo di che è arrivato il sindacato autonomo dei trasporti, ORSA, e li ha sputtanati tutti: ammucca-straordinario e sindacati che reggevano il gioco. La notizia, adesso, è che i vertici del CAS sono tornati a dare ragione al sindacato ORSA.
Il direttore del CAS, Leonardo Santoro, è andato in una Tv per dire che, in effetti, non solo i lavoratori precari sono stati tagliati fuori, ma al CAS c’è carena di personale. Ed è anche logico: senza la carenza di personale non ci sarebbero stati i casellanti-Paperoni…
Non solo. La vicenda è approdata in Assemblea regionale siciliana, con il Movimento 5 Stelle che chiede conto e ragione del blocco delle assunzioni al CAS.
Insomma, i sindacato tradizionali – che hanno tentato in tutti i modi di mettere i bastoni tra le ruote all’ORSA, provando a fare escludere questo sindacato autonomo dalle trattative con il Governo regionale – come si usa dire in Sicilia, si misiru l’acqua rintra e ‘u rubinettu ‘i fora… (traduzione della metafora: si sono dati la zappa sui piedi, perché tutti gli danno torto).
Intanto i lavoratori trimestrali del CAS esclusi che aderiscono al sindacato
Insomma, lo sputtanamento dello straordinario a ‘tignitè’ del CAS è arrivato anche a Sala d’Ercole. E si è pure scoperto che, oltre ad aver sacrificato i lavoratori precari, ha fatto anche aumentare la spesa!
“Per la trattazione della delicata situazione – prosegue la nota dei lavoratori precari che aderiscono al sindacato ORSA – i lavoratori sono da mesi in attesa della convocazione del dott. Marco Falcone presso l’assessorato alle infrastrutture e alla mobilità”.
Di fatto, l’assessore regionale alle Infrastrutture, lungi dal tenere fuori dalla porta il sindacato ORSA e i suoi iscritti, si accinge e riceverli.
“Il sindacato ORSA – dicono gli esponenti dell’ORSA Giuseppe Prestigiacomo, Piero Garozzo e Salvatore Costanzo – resta in attesa della risposta che il signor Presidente della Regione vorrà dare, a soluzione della grave condizione di questi lavoratori, con lo sblocco delle assunzioni al CAS, che ricordiamo, non ha goduto e non gode di trasferimenti regionali per spese correnti e, in particolare, non gode di trasferimenti per spese di gestione del personale”.
Bisognerà capire cosa pensa di questa storia l’attuale ‘padre-padrone’ della Regione siciliana, il presidente dell’Ars, Gianfranco Miccichè…
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Essendo un casellante mi sento chiamato in causa da questo articolo pertanto è doverosa la mia contro risposta:
Intanto è vergognoso che si continuano a diffamare una categoria come i casellanti pubblicando falsità assolute sul proprio stipendio io personalmente non ho mai percepito tale cifre ne altri colleghi , vorrei solo ricordare che il nostro stipendio è regolamentato dal ccnl contratto che ad oggi bloccato per una incapacità politica in merito agli straordinari vorrei ricordare a quanti di coloro scrivono stupidate che esiste un monte ore di straordinario previsto per legge se lo stesso viene sforato la responsabilità non è del così detto casellante ma sempre per incapacità di chi negli ultimi anni ha gestito la linea esazioni improvvisandosi senza alcuna concezione in merito al problema sei trimestrale vorrei solo rinfrescare a loro la memoria del lontano 2010 presso l’assessorato a Palermo quando si era giunti ad un accordo per la loro assunzione ma tale accordo nel rispetto delle norme e dei numeri della pianta organica tra personale da trasformare in full-time e le nuove assunzioni vedeva messo alla porta qualcuno di loro che preferì contestare il tutto dicendo ( ohh trasemu nui dui o non trasi nudu) .
scrive il Giornalista Mario Giordano da poco ex direttore del TG4 nel suo ultimo libro “AVVOLTOI”
L’ITALIA MUORE LORO SI ARRICCHISCONO
[…]
“Si chiama CAS, è un cas-ino: La Sicilia fra tangenti, scandali e crolli.
“La Siracusa-Gela, dovrebbe essere pronta nel 1973” Dagli archivi del quotidiano “La Sicilia” salta fuori un ritaglio del 12 maggio 1968. Cinque anni di tempo sembravano allora sufficienti per completare l’opera. Era ancora la stagione delle illusioni, evidentemente: nel 2018 infatti, cioè mezzo secolo dopo,la Siracusa-Gela non è ancora pronta. Ne è in funzione solo un piccolo tratto, 40 chilometri sui 132 previsti. Su altri 15 si sta lavorando tra mille difficoltà, nonostante la pioggia di fondi europei. Il resto è allo stato di progetto.
[…] ne è passata di acqua sotto i ponti. A dirla tutta: ne sono passate anche di auto sulle autostrade. Ma non sulla Siracusa-Gela. Lì di auto non ne sono passate. La tratta che doveva essere pronta nel 1973, infatti, ancora non c’è.
Abbiamo cominciato il nostro viaggio tra gli Avvoltoi autostradali dell’estremo Nord del Brennero, lo concludiamo nel profondo Sud della Trinacria. Paese che vai, scandalo che trovi: il sistema di collegamento siciliano, per esempio, non ha nulla da invidiare al Terzo Mondo. L’unico tratto che viene presentato come vera autostrada completa, infatti, è la Messina-Palermo, ma si tratta di una definizione francamente eccessiva. Lo dimostra il fatto che, pur chiamandosi Messina-Palermo, non è mai arrivata fino a Palermo. Si ferma a Buonfornello, poco dopo Cefalù, a 46 chilometri dal capoluogo. Inoltre, nonostante sia stata inaugurata già un’infinità di volte, resta una specie di percorso di guerra tra buche, guardrail non a norma, asfalto da rivedere, manutenzioni carenti, che viaggiatori e sindacati denunciano a ogni piè sospinto. O sarebbe meglio dire: a ogni ammortizzatore rotto. Persino i ministri quando passano da qui si stupiscono: “ Ma dove sono finiti i soldi dei cittadini?” s’è chiesto Graziano Delrio nel marzo 2017. Nella domanda. Ma verrebbe da farla a lui.
La Messina-Palermo è una delle due tratte siciliane a pagamento,181 chilometri in tutto. L’altra tratta è la Messina-Catania, 76 chilometri. Entrambe sono gestite dal CAS, Consorzio Autostrade Siciliane , un carrozzone controllato dalla Regione, nato vent’anni fa dalla fusione di altri carrozzoni, e che oggi gestisce all’incirca 90 milioni di euro di denaro pubblico. Dico all’incirca perché bisogna fidarsi delle dichiarazioni dei suoi dirigenti, dal momento che la trasparenza per costoro è una pratica piuttosto sconosciuta. Persino il ministero dei Trasporti, nel pubblicare l’annuale rendiconto di tutte le società concessionarie, nel settembre 2017, si deve arrendere: “ PERSISTE LA TRASMISSIONE INCOMPLETA DEI DATI …” Seguono pagine bianche. Unico caso in tutta Italia.
Quello che appare certo, però, è che dei 90 milioni incassati solo una minima parte è utilizzata per la manutenzione: circa 19 milioni, quasi la metà di quello che sarebbe previsto0 per contratto. E gli altri? Se ne vanno nelle spese di funzionamento, 44 milioni in tutto, di cui 20 solo per il personale. I dipendenti non sono pochi: 343. E ognuno di loro, operai cantonieri e fattorini compresi, prende in media 60.000 euro lordi l’anno. Non è poco per gestire (male) un’autostrada che cade a pezzi, no?
Poi ci sono i soldi buttati per emergenze che non sono emergenze, per rotatorie inutili, per la guerra senza quartiere a nemici più o meno invisibili come il punteruolo rosso, appalti farlocchi, gare truccate, ditte sospette, dirigenti compiacenti che assegnano lavori a chi rifà loro la villa al mare: c’è tutto il campionario del disastro italiano nella breve storia del Consorzio che era nato per fare pulizia nei conti, dopo la stagione di Tangentopoli. E invece è riuscito nella difficile impresa di far rimpiangere i pachidermi del passato. Tanti scandali e risultati così modesti che, quasi, verrebbe voglia di chiamarlo con il diminuitivo; non CAS, ma piccolo CAS. Detto anche, altrimenti, casino.
L’ultima clamorosa inchiesta è scattata prima della Pasqua 2017 a opera della Direzione investigativa antimafia di Catania e Messina: 57 funzionari del CAS coinvolti, sei indagati e sospesi. Di fatto si distribuivano incentivi a pioggia (fino a 160.000 euro a botta)senza averne diritto: costo per le nostre tasche: oltre un milione di euro. Secondo l’accusa, si inventavano progetti straordinari solo per farseli pagare a parte. Frana da stabilizzare? Incassa un superbonus. Illuminazione da ripristinare? Altro superbonus. Telecontrollo in galleria? Superbonus ancora. E avanti così. Peccato che i progetti non esistessero proprio. L’autostrada avrebbe avuto bisogno davvero di quelli interventi, si capisce. Ma loro non li facevano. O meglio, li facevano solo per finta, quel tanto basta per farli comparire nelle loro buste paga. […] Nel Mirino dei magistrati ci sono pure altri funzionari. Anche importanti.”
Beh, Mario Giordano è una sorta di "avvoltoio della notizia", un po' come Rizzo e Stella che hanno fatto la loro fortuna con "La Casta" o come quel "giornalista" Giletti che vive di "scoop" antisiciliani. Sono professionisti della macchina del fango: non dicono sempre fesserie (Feltri e Belpietro insegnano), dicono una notizia vera e tre false, le mescolano e alla fine la notizia vera rende vero tutto... anche il fango (appunto).