Di fatto, bloccando la nomina a Ministro dell’Economia di Paolo Savona, inviso ai tedeschi e agli ‘europeisti’, il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha fatto saltare il possibile Governo grillini-leghisti. Le elezioni dovrebbero essere dietro l’angolo. Ma non si può escludere il ‘colpo di coda’ della vecchia politica che potrebbe fare perno su PD, Berlusconi e ‘mercato’ dei possibili ‘mercenari’
Ormai, dopo tutto quello che sta succedendo, ci aspettiamo di tutto. Il braccio di ferro tra il Quirinale da una parte e Lega e Movimento 5 Stelle dall’altra parte si è concluso con la rottura. Leghisti e grillini non hanno ceduto sull’incarico di Ministro all’Economia per Paolo Savona, sul quale ha posto il veto la Germania.
Il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella – che ha posto il veto sul nome di Paolo Savona – cerca di parare la ‘botta’ delle inevitabili polemiche dicendo di non aver ostacolato il Governo, ma di aver difeso il risparmio degli italiani…
Di fatto – questo è un dato oggettivo – il presidente Mattarella si è opposto alla nomina di Paolo Savona a Ministro dell’Economia. A questo punto la rottura è diventata inevitabile, perché, se avessero ceduto, i leader del Movimento 5 Stelle e della Lega avrebbero perso la faccia.
Non è riuscito il tentativo – in verità un po’ squallido – di dividere grillini e leghisti. Con la solita informazione pronta ad ammiccare a possibili diversità di vedute tra Luigi Di Maio e Matteo Salvini: il primo ‘tiepido’ su Savona, pronto a cedere; e i leghisti pronti ad andare fino in fondo.
In realtà, come ormai capita spesso, la vecchia politica e le sue tante fanfare hanno sbagliato analisi e perso anche questa partita: grillini e leghisti sono rimasti uniti e, insieme, hanno tenuto la barra del timone dritta.
Dopi di che, Giuseppe Conte – che avrebbe dovuto dare vita al Governo, ha rimesso il mandato. La parola, adesso, torna al presidente della Repubblica. Del resto, finora, ha fatto tutto lui: se il presidente Mattarella ha fatto bene o male, questo lo dirà il futuro (a prescindere, naturalmente, dall’analisi sui poteri che ha esercitato, secondo alcuni correttamente, secondo altri, no).
Che succederà, adesso? Movimento 5 Stelle e Lega hanno già chiesto il ritorno alle urne. Ma conoscendo la vecchia politica italiana – soprattutto con Berlusconi che, guarda che caso, è tornato ‘candidabile’ giusto in questo rovente momento politico – non possono essere esclusi ‘colpi di coda’.
Ricordiamoci che PD e Forza Italia non hanno alcun interesse a tornare al voto. Ricordiamoci che il partito Democratico ormai è in caduta libera, come dimostrano i risultati elettorali in Val d’Aosta, segnato ancora da polemiche e da probabili scissioni.
Non va meglio a Forza Italia. Berlusconi va dicendo in giro che, con la sua faccia, Forza Italia guadagnerà voti. Ma l’aria che tira – soprattutto dopo la prova di forza contro la Germania e contro Mattarella – dà in netta crescita la Lega.
Di fatto, l’irrigidimento del presidente Mattarella e le ingerenza odiose della Germania consegnano all’Italia il Movimento 5 Stelle e la Lega come i difensori della sovranità nazionale.
Mentre Berlusconi e quello che resta del PD sono finiti all’angolo.
Insieme, sì e no, queste due forze politiche arrivano al 32-33%: ma dietro hanno i poteri forti che – ormai è chiaro – hanno poco o nulla a che spartire con l’Italia.
La Germania è lì: in queste ore la stampa tedesca ha attaccato a testa bassa i “populisti” italiani. Oltre ai tedeschi ci sono Unione Europea e multinazionali.
Cosa vogliamo dire? Semplice: che non escludiamo un tentativo, da parte della vecchia politica sostenuta dai poteri forti, di dare vita a un Governo.
Con molta probabilità, la strategia, peraltro molto banale, dovrebbe essere la seguente: verrà nominato il Presidente del Consiglio che dovrebbe guidare l’Italia a nuove elezioni che, per prendere tempo, potrebbero essere fissate a settembre, meglio se a ottobre.
Dopo di che, una volta in carica, si aprirebbe il ‘suk’ per cercare di ‘acquisire’ parlamentari di camera e Senato alla ‘causa’. E lì dovranno essere bravi gli esponenti del Movimento 5 Stelle e della Lega non tanto e non soltanto a tenere uniti i propri parlamentari, ma a creare, fuori dal Parlamento, una battaglia sociale dai toni accesi.
La partita non si giocherà dentro il Parlamento, ma anche – e forse soprattutto – fuori dal Parlamento.