La risposta potrebbe essere positiva se il Parlamento europeo dirà sì alla richiesta di risarcimento presentata da 2 mila lavoratori circa della Formazione professionale siciliana. La probabilità che ciò si verifichi è molto elevata, perché la richiesta è stata accettata e trasmessa alla competente Commissione permanente che si occupa di queste vicende: cosa, questa, piuttosto rara
La notizia è, per certi versi, clamorosa. Perché di petizioni di questo tenore, al Parlamento europeo, ne arrivano centinaia ogni giorno. E di solito vengono respinte. Quando vengono accolte, di solito, il risarcimento dei danni è quasi matematico.
Noi la notizia l’abbiamo appresa leggendola sul sito dell’avvocato Angela Maria Fasano, alla quale si sono rivolti circa 2 mila dipendenti della Formazione professionale siciliana licenziati. E’ stata l’avvocato Fasano a presentare l’istanza al Parlamento Europeo che è stata accettata:
“Con avviso recante la data del 08/05/2018 – leggiamo nel sito dell’avvocato Fasano – pervenuto presso il nostro studio in data 24 maggio 2018, il Capo Unità del Parlamento Europeo ha comunicato che la vostra richiesta – formulata per il tramite del nostro studio – è stata trasmessa alla Commissione per le petizioni!”.
L’avvocato Fasano si rivolge ai suoi due mila assistiti per comunicare la bella notizia:
“Ciò vuol dire – leggiamo sempre nel sito – che il Vostro caso UFFICIALMENTE e DEFINITIVAMENTE è stato sottoposto all’attenzione di una istituzione comunitaria e verrà valutato da una COMMISSIONE PERMANENTE. Le petizioni che non presentano alcun valore legale o politico, infatti, dopo l’attribuzione del protocollo, non superano mai questa fase. Generalmente, difatti, vengono archiviate con comunicazione ufficiale”.
“Nel caso della Formazione professionale siciliana, invece – scrive l’avvocato Fasano – il cammino prosegue ed approda presso una Commissione che dovrà valutare se lo Stato italiano e la Regione siciliana stanno applicando una condotta contrastante con il diritto comunitario CONSIDERATE LE DISTRAZIONI DI FONDI PUBBLICI (COMUNITARI) avvenute in danno dei lavoratori DELLA FORMAZIONE RIMASTI PRIVI DI RETRIBUZIONE E DI INCARICO!”.
“Oggi è una giornata storica per la categoria – scrive ancora l’avvocato Fasano -: è la prima volta in assoluto che la Formazione professionale siciliana ottiene attenzione dalle istituzioni comunitarie. Il caso non era mai stato attribuito alla COMMISSIONE PER LE PETIZIONI. La Vostra battaglia prosegue ed ha ottenuto voce in Europa!”.
“La Commissione per le petizioni (PETI), è uno di quegli organi che si fondano sui principi base dell’Unione Europea – leggiamo sempre nel comunicato -. In particolare, la nascita di questa Commissione si deve al fatto che, quello di petizione, è uno dei diritti fondamentali di tutti i cittadini europei che possono esercitarlo in qualsiasi momento. Nel bene o nel male, quindi, il Vostro caso verrà risolto da una istituzione comunitaria, al di fuori di questioni politiche e regionali”.
“Tutti gli interessati che non hanno potuto aderire alle nostre azioni potranno accodarsi ai ricorrenti storici – precisa ancora l’avvocato Fasano -. Con l’avvio del nuovo anno, infatti, in attesa di un provvedimento pilota potrete far valere le ragioni che già più di mille lavoratori stanno portando avanti con grande dignità per il tramite degli avvocati Angela Maria e Stefania Fasano”.
La notizia, lo ribadiamo, è clamorosa. Perché, per lo Stato e per la Regione siciliana, sarà molto difficile negare che nella gestione della Formazione professionale siciliana non ci sono stati casi di cattiva gestione: anche perché ci sono già sentenze che hanno condannato i responsabili di gestioni non esattamente corrette dei fondi pubblici.
Per non parlare dei casi ancora aperti: come la sparizione di fondi pubblici che non sono mai stati ritrovati.
Un altro elemento che rende probabile il risarcimento è il fatto che circa 8 mila lavoratori di questo settore sono rimasti senza lavoro. Anche in questo caso come faranno lo Stato e la Regione a giustificarsi?
La Regione siciliana, in questa storia, è messa malissimo: perché dal 2011, di fatto, ha utilizzato una parte dei fondi europei per organizzare corsi di Formazione, senza aver contribuito con propri fondi: e questo non si può fare, perché un requisito fondamentale dei Fondi strutturali europei è la garanzia della cosiddetta “addizionalità”: i fondi europei debbono addizionarsi, cioe sommarsi a quelli dello Stato e delle Regione e non sostituirsi a quelli dello Stato e delle Regioni!
Insomma, e si dovesse aprire anche questa ‘falla’, la Regione non dovrà soltanto risarcire gli 8 mila lavoratori, ma dovrà anche restituire a Bruxelles i fondi che ha sperperato insieme con lo Stato.
Infatti, la parte dei fondi europei non spesi in Sicilia per la Formazione (Fondo Sociale Europeo) sono stati riprogrammati dal Governo nazionale e impiegati anche in altre regioni italiane.
Un bell’inghippo, insomma.
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