Ricordate il celebre film in cui Totò provava a vendere Fontana di Trevi? Una cosa del genere potrebbe avvenire ad Agrigento e dintorni, dove la vecchia politica vorrebbe rifilare agli abitanti di questa provincia la sbrindellata società che fino ad oggi ha gestito il servizio idrico. La bizzarra riunione della commissione Sanità, che non si riunisce per gli ospedali che cadono a pezzi e si riunisce, invece, per i ‘buchi’ di Girgenti Acque…
Per caso dietro la gestione dell’acqua, in provincia di Agrigento, ci sono interessi diretti da parte di esponenti politici? La sensazione è questa osservando quello che sta accadendo in queste ore.
Pensate un po’: la commissione Sanità dell’Assemblea regionale siciliana che, da quando si è insediata – almeno così a noi risulta – non si è mai riunita per fare sapere ai siciliani cosa pensa della gravissima situazione che si registra nei Pronto Soccorso della nostra Isola, si è invece riunita di corsa, come in una commedia di Ridolini, per analizzare l’ipotesi di scaricare i soldi dei contribuenti agrigentini nelle ‘casse’ di Girgenti Acque, la società che, in questi anni, ha gestito tra mille, roventi polemiche il servizio idrico in questa provincia.
Da anni si sussurra che, tra i soci di Girgenti Acque, potrebbero esserci politici. Ipotesi, questa, che avrebbe guadagnato punti a giudicare dalle assunzioni clientelari fatte dalla società nel corso di questi anni: assunzioni ‘pilotate’ da politici di centrodestra e di centrosinistra (COME POTETE LEGGERE NEGLI ARTICOLI ALLEGATI IN CALCE A QUESTO ARTICOLO).
E siccome, oggi, tra inchieste giudiziarie e proteste dei cittadini per i disservizi la società è in crisi, sarebbe in corso un’operazione per far pagare il conto agli stessi cittadini di Agrigento e dintorni.
Come: imponendo agli abitanti dei 43 Comuni di questa provincia di rilevare le azioni di Girgenti Acque. Di fatto, gli agrigentini dovrebbero pagare per ‘acquistare’ le perdite’ di Girgenti Acque.
I nostri lettori, a questo punto, si metteranno a ridere e diranno: ma come sta finendo, nei 43 Comuni della provincia di Agrigento: come nel celebre film di Totò nel quale si ‘vendeva’ Fontana di di Trevi?
la domanda dovrebbe essere ‘girata’ a due ‘geniali’ parlamentari regionale ella Provincia di Agrigento: ‘Carmelino’ Pullara e Margherita La Rocca Ruvolo.
Per capire che cosa stanno combinando ‘Carmelino’ e Margherita dobbiamo leggere un comunicato del Comitato intercomunale per la gestione pubblica dell’acqua di Agrigento:
“Incredibile ma vero! – leggiamo nel comunicato -. Giusto quando l’ATI (Assemblea Territoriale Idrica) trasmette la diffida al gestore Girgenti Acque al fine di procedere alla risoluzione del contratto, alla VI° commissione Salute all’ARS presieduta da Margherita La Rocca Ruvolo, sembra che qualcuno voglia chiedere alla Regione di commissariare l’ATI di Agrigento al fine di procedere alla rescissione del contratto in danno come conseguenza del rischio salute determinato dai 14 depuratori non a norma già sequestrati dalla magistratura, che è sicuramente quanto di meglio sperare la stessa Girgenti Acque”.
Furba la nostra Margherita e ancora più furbo il nostro ‘Carmelino’. In seguito alle inchieste giudiziarie che hanno travolto Girgenti Acque, i 27 Comuni che fino ad oggi hanno avuto a che fare con questa sbrindellata società hanno deciso di rescindere il contratto (gli altri 16 Comuni di questa provincia l’acqua la gestiscono da sé, con notevoli risparmi per i cittadini: ennesima dimostrazione che la privatizzazione del servizio idrico voluta dal Governo berlusconi 2001-2006 è un fallimento).
Così ha deciso l’Assemblea Territoriale Idrica (ATI) di Agrigento. Rescindere il contratto con Girgenti Acque significherebbe la fine della stagione di assunzioni ‘a tignitè’ pagate con bollette ‘salatissime’ dei cittadini dei 27 disgraziati Comuni dove il servizio idrico è stato gestito da Girgenti Acque.
E siccome ormai Girgenti Acque è in gravissima difficoltà, la politica agrigentina che sta dietro questa società avrebbe deciso di dare una bella ‘buonuscita’ alla stessa Girgenti Acque (e a chi eventualmente sta dietro a questa società), sbolognando le azioni della società agli abitanti della Provincia di Agrigento!
E siccome nell’ATI i pro-Girgenti Acque sono in minoranza, i protagonisti di questa società hanno chiesto aiuto alla politica siciliana. Da qui la convocazione della commissione Sanità dell’Ars, che invece di occuparsi degli ospedali pubblici che cadono a pezzi si occupa di come ‘alleggerire’ le tasche degli agrigentini!
Ribadiamo: si tratterebbe di una barzelletta se, di mezzo, non ci fosse la commissione Sanità dell’Ars, con in testa ‘Carmelino’ & Margherita: una commissione legislativa in versione ‘saccunari’…
Ma torniamo al comunicato del Comitato intercomunale per la gestione pubblica dell’acqua di Agrigento:
“Andando nei fatti e molto schematicamente, facciamo presente che:
– la sostituzione del soggetto gestore del SII (Servizio Idrico Integrato) nella gestione degli impianti di depurazione è già stata oggetto di appositi provvedimenti della Procura di Agrigento e questo previo coinvolgimento di autorevoli tecnici;
– la risoluzione in danno è già stata avviata dall’ATI e non solamente per i fatti lamentati nel corso dell’incontro;
– la mancata gestione e l’inquinamento perpetuato sono da sempre state denunciate e rappresentano per la gravità causa di risoluzione di diritto ex art 1456 ai sensi delle clausole risolutive espresse della Convenzione nell’art. 38;
– commissioni d’inchiesta, commissariamenti e altre sostituzioni a nomina politica sono stati nel recente passato esperienze disastrose in danno agli utenti ed ai cittadini, con probabili dinamiche poco trasparenti e controllabili”.
“Senza voler aggiungere altro – prosegue il comunicato – si rappresenta che l’attivazione di una procedura così delineata potrebbe recare grave rallentamento, illogico e infondato, al percorso di diritto già avviato dall’ATI. Pertanto, ove ciò accadesse, a chi si dovrebbero chiedere le ragioni di un simile operato e del danno erariale e/o patrimoniale causato?”.
Insomma: se la Regione dovesse intervenire, magari per bloccare la rescissione in danno avviata dall’ATI di Agrigento, beh, qualcuno ne risponderà, in solido…
A parte ovviamente le polemiche che un simile intervento della Regione susciterebbe: perché si tratterebbe di un intervento – politico e non solo amministrativo – teso a penalizzare gli abitanti di un’intera provincia.
“Ma diciamo noi di Inter.Co.PA (sigla che sta per Comitato intercomunale per la gestione pubblica dell’acqua), è possibile che l’unica ATI della Regione Sicilia regolarmente costituita, che ha proceduto ad avviare il processo di risoluzione trasmettendo la diffida al gestore e concedendo allo stesso da 15 fino 90 giorni di tempo per il ripristino delle contestazioni rilevate possa essere commissariata? Peraltro, quanto contestato nella VI° commissione, come già detto, è quanto, tra le altre cose, l’ATI ha contestato. Così come la stessa magistratura”.
“Che la VI° commissione abbia affrontato il problema è meritorio – prosegue la nota – ma che si voglia o si possa chiedere il commissariamento dell’ATI, più che apparire come chi intende accelerare e risolvere il problema con poteri sostitutivi, che paradossalmente bloccherebbero proprio quanto è auspicato e voluto, sembra potere sortire effetti contrari. Oltretutto, considerato che l’ATI ha previsto da 15 fino a 90 giorni per le risposte e il ripristino di quanto contestato, l’ipotesi del commissariamento appare tanto intempestivo quanto come chi voglia ingarbugliare il tutto”.
“La speranza di noi di Inter.Co.PA è che abbiamo capito male e che qualcuno chiarisca”.
La parola passa, adesso, al Governo della Regione. Siamo proprio curiosi di sapere cosa faranno il Presidente della regione siciliana, Nello Musumeci, e l’assessore all’Economia, Gaetano Armao.
Foto tratta da romasparita.eu