Sì, la vera partita sarà sull’informazione del servizio pubblico. Senza la vecchia politica al controllo della RAI e dei TG l’informazione televisiva cambierà radicalmente. Ecco di seguito alcuni esempi: a cominciare dal grande imbroglio del debito pubblico italiano, dalla gestione dei rifiuti, dal Sud e dal CETA
Il Ministero dell’Economia, certo. E la “fedeltà” all’Unione Europea, come scrivono oggi i ‘Giornaloni’ italici. La gestione dei conti economici dell’Italia e dei rapporti con l’Unione Europea preoccupa non poco Bruxelles. Ma ancora più preoccupante – anche se nessuno per ora lo dice – è che, con l’avvento del nuovo Governo Conte-Di Maio-Salvini la vecchia politica italiana perderà il controllo della RAI.
Che significherà, questo? Semplice: che l’informazione, chiamiamola così, che fino ad oggi la RAI ha ‘ammannito’ gli italiani cambierà radicalmente. Se, fino ad oggi – tanto per citare qualche esempio – per conoscere la verità sul debito pubblico italiano (frutto, in larghissima parte, di interessi con annessi e connessi…) o sul CETA o, ancora, sulla questione meridionale ci dovevamo accontentate di qualche ‘scognita’ trasmissione in onda su canali ‘altri’ (trasmissioni presto sbaraccate), adesso, con la RAI non più controllata dal PD e, in generale, dalla vecchia politica ‘europeista’, la musica cambierà.
Vi invitiamo soltanto a ricordare cosa hanno combinato, con l’informazione, i signori del PD renziano. Ricordate quando Renzi, nel novembre del 2017, piombava in Sicilia, da capo del Governo, per fare campagna elettorale al referendum sulle riforme costituzionali che poi ha perso?
Ricorderete che si accompagnava con il sindaco di Palermo, Leoluca Orlando, e con il rettore dell’Università di Palermo, Fabrizio Micari (che poi sarà il candidato del centrosinistra alla Presidenza della Regione siciliana).
In quei giorni la RAI le dava in testa un giorno sì e l’altro pure alla sindaca di Roma, Virginia Raggi. Non solo che la prima cittadina della Capitale aveva ereditato un Comune in dissesto finanziario, ma veniva dipinta come un’incapace.
Stesso discorso per l’immondizia: la Giunta comunale di Virginia Raggi aveva ereditato un disastro, ma la responsabilità dei rifiuti in strada era della sua amministrazione.
Idem – e siamo ai giorni nostri – per il trasporto pubblico dei passeggeri: i responsabili del disastro organizzativo e, soprattutto, economico e finanziario dell’Azienda trasporti del Comune di Roma sono le precedenti amministrazioni: ma la responsabilità – ribadiamo: siamo ai giorni nostri – è ancora una volta della Giunta comunale Raggi.
Ora cominciate a immaginare un TG – TG 1, TG 2, TG 3 – che iniziano a fare inchieste sui veri conti del Comune di Roma, scoprendo che i ‘buchi’ del Comune capitolino cominciano negli anni in cui era sindaco Walter Veltroni.
I bilanci dei Comuni, delle Province, delle Regioni sono fatti di numeri: e i numeri, per definizione, sono testardi. E’ sufficiente leggerli correttamente. Immaginate i TG nazionali che raccontano i veri ‘numeri’ dei ‘buchi’ del Bilancio del Comune di Roma, chiamando in causa i veri responsabili. Ci sarà da divertirsi.
Lo stesso discorso vale per la Regione siciliana: che interesse avrebbero i grillini siciliani a tenere nascoste le responsabilità del Governo Renzi sul disastro finanziario della Regione?
Lo stesso discorso vale per Palermo. Fino ad oggi i TG della RAI ci hanno deliziato con l’emergenza rifiuti di Roma. Ma, a parte qualche servizio, non si sono occupati dell’emergenza rifiuti di Palermo e della Sicilia.
Adesso provate a immaginare un TG della RAI che fa un’inchiesta sull’emergenza rifiuti del Comune di Palermo. Tutta l’Italia saprà, ad esempio, che il Comune di Palermo paga ogni mese lo stipendio a 2 mila dipendenti di una propria società – la RAP – più un’altra barca di soldi a soggetti esterni allo stesso Comune, sempre per la gestione dei rifiuti.
Il tutto per avere una città sporchissima nella quale la raccolta differenziata è ancora oggi a percentuali risibili!
Provate a immaginare un TG nazionale che racconta agl’italiani che il Comune di Palermo paga una propria società – sempre la RAP – per conferire i rifiuti nella propria discarica, cioè nella discarica di Bellolampo.
Pensate un po’: un TG nazionale che informerà i cittadini palermitani che loro, per la raccolta e il trattamento dei rifiuti, pagano due volte: con la TARI (peraltro piuttosto salata) e con la fiscalità generale, dal momento che il Comune, per conferire i rifiuti nella propria discarica, paga la società comunale!
Il tutto – lo ribadiamo – per avere un servizio raccolta rifiuti pessimo!
E non è finita. Leggiamo insieme cos’ha scritto, qualche giorno fa, il parlamentare regionale del Movimento 5 Stelle, Giampiero Trizzino, a proposito della disastrosa gestione dei rifiuti in Sicilia:
“Mega batosta in arrivo per i Comuni siciliani che entro fine mese non raggiungeranno il 35% di raccolta differenziata. Palermo, ad esempio, dovrebbe pagare circa 11 milioni nei prossimi sei mesi. Stangate sono previste, comunque, per quasi tutti i Comuni siciliani, considerato che pochissimi superano il 35% di differenziata come previsto da una recente ordinanza del presidente delle Regione”.
Ora provate a immaginare il TG 1, il TG 2 e il TG 3 che informano i cittadini siciliani – in testa i cittadini di Palermo – che, per responsabilità dei Governi regionali – dei precedenti Governi regionali della Sicilia e anche dell’attuale Governo regionale – che pagheranno, oltre alla TARI, un’altra barca di soldi!
Infatti l’ordinanza del Governo regionale siciliano di Nello Musumeci dello scorso 8 marzo prevede il trasferimento fuori dalla Sicilia, a spese dei Comuni, di una quota dei rifiuti prodotti nel caso in cui questi non raggiungano il 35% di raccolta differenziata entro la fine di questo mese.
Ora, in Sicilia soltanto un centinaio di Comuni supera il 35% della raccolta differenziata. E tra questi Comuni non ci sono Palermo, Catania e Messina dove la raccolta differenziata dei rifiuti raggiunge percentuali ridicole!
Ma a parte i casi dei Comuni dove la responsabilità del mancato decollo della raccolta differenziata è delle amministrazioni comunali – come a Palermo, a Catania, a Messina e in altri Comuni ancora – nella nostra Isola ci sono Comuni che fanno benissimo la raccolta differenziata, ma che sono bloccati per responsabilità della Regione che non ha completato i centri di compostaggio.
Ebbene, stando all’ordinanza del Governo Musumeci, i costi del trasporto fuori dalla Sicilia dei rifiuti saranno a carico dei Comuni, anche di quei Comuni che non possono superare il 35% di raccolta differenziata per responsabilità della Regione!
“Una follia – afferma giustamente Trizzino – Musumeci scarica sui Comuni le inefficienze della Regione, che non ha costruito gli impianti di trattamento. Il Presidente sapeva benissimo che in poco più di due mesi i Comuni non avrebbero mai potuto coprire un gap che dura da anni, specie senza avere a disposizione gli strumenti per farlo. Ciò significa metterli in ginocchio”.
Ora, la questione non sta solo nel fatto che questo avverrà a partire dall’1 giugno: la questione è che, con la RAI non più controllata dalla vecchia politica, i cittadini verranno informati.
Ai palermitani verrà detta la verità: e cioè che, per i rifiuti, pagheranno non più due volte, ma tre volte: pagheranno la TARI, continueranno a pagare, con la fiscalità generale, il conferimento dei rifiuti nella discarica di Bellolampo e pagheranno anche per trasferire i rifiuti fuori dalla Sicilia.
Noi abbiamo un po’ ‘sicilianizzato’ una RAI in versione Governo Conte-Di Maio-Salvini. Ma il discorso è nazionale. Facciamo un altro esempio.
Cosa ci hanno raccontato, in questi anni, sulle quote latte, che oggi sono state sbaraccate, ma che hanno prodotto danni gravissimi agli allevatori di tutta l’Italia, specie a quelli del Nord?
Ci hanno raccontato che gli allevatori italiani sono ‘cattivi’ perché non hanno ‘obbedito’ ai dettami dell’Unione Europea. Ci hanno raccontato che c’era una sovrapproduzione e che bisognava ridurre il numero di animali da latte allevati e bla bla bla.
Hanno detto il vero? No. Le quote latte sono state inventate dall’Unione Europea per tutelare gli allevamenti zootecnici del Centro Nord Europa a scapito degli allevamenti del Sud Europa. Gli allevatori italiani che si lamentavano di queste inique restrizioni avevano ragione.
E che avevano ragione lo dimostra il fatto che, quando la protesta è diventata insostenibile, a Bruxelles hanno capito che l’imbroglio ai danni degli allevamenti del Sud Europa non era più politicamente sostenibile e, come già ricordato, hanno sbaraccato di corsa le quote latte.
Il problema è che i danni che hanno provocato agli allevamenti italiani sono stati ingentissimi. Adesso, con la Lega al Governo, ci sarà da divertirsi.
Bene, provate a immaginare la TV che racconta, facendo parlare i ‘numeri’, chi, nell’Unione Europea, ha guadagnato e chi ha perso con le quote latte. Anche qui ci sarà da divertirsi.
Come da divertirsi ci sarà con il CETA, un trattato internazionale truffaldino tra l’Unione Europea e il Canada. Fino ad ora – a parte pochi mezzi d’informazione (e tra questi il blog che state leggendo) e l’associazione GranoSalus – chi è che ha raccontato la verità sul CETA?
Adesso provate a immaginare i TG che raccontano e spiegano cos’è veramente il CETA e quali interessi tutela. E, soprattutto, che effetti avrà – altro esempio – sul grano duro del Sud Italia.
Anche in questo caso, credeteci, ci sarà da divertirsi.