Il parlamentare regionale Vincenzo Figuccia critica il comportamento del consiglio di amministrazione di un’Opera Pia storica di Palermo. E ricorda di aver presentato all’Ars un disegno di legge per dare piena attuazione all’articolo 14 dello Statuto siciliano: passaggio necessario per contrastare gli atti illegittimi di chi amministra le IPAB
“C’era stata l’illusione che il consiglio di amministrazione dell’Opera Pia Cardinale Ruffini volesse ravvedersi per trovare una soluzione per i 40 dipendenti colpiti da licenziamento collettivo. Sembrerebbe invece che gli stessi componenti del consiglio di amministrazione disertino gli incontri con i rappresentanti delle organizzazioni sindacali dimostrando di non avere la minima intenzione di interfacciarsi con le 40 famiglie da qualche mese ormai in mezzo alla strada”.
Lo dice il parlamentare regionale Vincenzo Figuccia commentando quello che sta succedendo in una Opera Pia storica di Palermo, dette anche IPAB, Istituzioni Pubbliche per l’Assistenza e la Beneficienza. Vicenda della quale ci siamo occupati anche noi il 22 gennaio scorso (COME POTETE LEGGERE QUI).
“I lavoratori – aggiunge Figuccia – stanchi di continuare ad assistere a incoerenti omelie e discorsi pubblici che confliggono con i più sacri valori dell’uomo, invocano diritti e dignità, tutela dei crediti e idonee garanzie. Dignità e rispetto dell’altro. Per questo, da tempo – prosegue il parlamentare – sostengo che sia più che mai necessario un ripensamento della normativa vigente. Attivarsi per una piena attuazione dell’articolo 14 dello Statuto significa dare al Parlamento siciliano potestà esclusiva sulla disciplina IPAB. Come componente della commissione Statuto dell’Assemblea regionale siciliana continuerò a battermi sulla questione a partire dal disegno di legge che ho presentato (n. 193), che riconosce alla Regione, per mezzo degli assessorati competenti, la facoltà di nominare un commissario ad acta che, con riferimento ad atti illegittimi posti in essere da parte delle Istituzioni Pubbliche di Assistenza e Beneficenza, possa revocarli in quanto non conformi alla norma”.
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