Un errore abrogarlo secondo l’esponente della sinistra di Palermo, che nella vita fa l’avvocato: “Oggi più che mai, si impone una riforma legislativa che reintroduca, nell’ordinamento, il controllo preventivo di legittimità sugli atti, attribuisca responsabilità e sanzioni per il mancato controllo, doti gli organi di controllo di poteri repressivi e sostitutivi”
“Il ‘caso’ di Antonello Montante mette in luce una fragilità del sistema amministrativo siciliano che agevola, per la mancanza di controlli, il diffondersi del fenomeno corruttivo”.
Lo dice Nadia Spallitta, esponente della sinistra di Palermo, già vice presidente vicaria del Consiglio comunale del capoluogo siciliano.
“In particolare – precisa Spallitta, che nella vita fa l’avvocato – è stato un errore abrogare il controllo preventivo di legittimità sugli atti delle pubbliche amministrazioni che, di fatto, oggi sono libere di applicare o non applicare le leggi. Viene da pensare, ad esempio, all’incredibile vicenda delle commissioni di gara per i grandi appalti comunali presiedute da soggetti che non hanno la qualifica di dirigente prevista invece dalla legge. Il riferimento è all’articolo 107 del Decreto legislativo n. 267/2000”.
“A mio avviso – prosegue l’esponente della sinistra – il problema presenta un duplice profilo. Il primo, strettamente connesso a una cultura, purtroppo diffusa, per la quale la norma è rappresentata da raccomandazione, clientele, amicizie politiche e le relazioni di potere. Ciò comporta che gli obiettivi si raggiungono attraverso meccanismi irregolari. Su questo si deve lavorare di più nelle scuole, con le nuove generazioni”.
“Poi c’è il profilo giuridico – dice sempre l’ex vice presidente del Consiglio comunale di Palermo -. Per cui, oggi più che mai, si impone una riforma legislativa che reintroduca, nell’ordinamento, il controllo preventivo di legittimità sugli atti, attribuisca responsabilità e sanzioni per il mancato controllo, doti gli organi di controllo di poteri repressivi e sostitutivi”.
“Nell’ambito di questa riforma – conclude Nadia Spallitta – andrebbero anche modificati i poteri dell’ANAC (Agenzia nazionale Anticorruzione), rendendoli più efficaci e idonei ad incidere effettivamente sui provvedimenti amministrativi ritenuti illegittimi o in violazione delle norme anticorruzione”.