Come politico, spesso, Claudio Fava è un mezzo disastro. Ma come presidente dell’Antimafia del Parlamento siciliano cade a puntino: almeno il ‘Palazzo’ ha trovato una faccia presentabile dopo la ‘caduta’ dell’ex presidente di Confindustria Sicilia, Antonello Montante, che potrebbe riservare brutte sorprese. Intanto i parlamentari hanno ‘bocciato’ gli imbrogli-delega contenuti nel disegno di legge collegato alla Finanziaria
La magistratura di Caltanissetta, che ha fatto arrestare l’ex presidente di Confindustria Sicilia, Antonello Montante, mettendo sotto inchiesta altri ‘pezzi da 90’ del mondo politico e imprenditoriale della Sicilia (COME POTETE LEGGERE QUI), ha dato la sveglia all’Assemblea regionale siciliana, che oggi ha nominato di corsa il nuovo presidente della commissione Antimafia del Parlamento dell’Isola. La scelta è caduta su Claudio Fava. Motivo: la politica siciliana ha la certezza matematica che non verrà arrestato…
Il Parlamento siciliano – con in testa il presidente dell’Ars, Gianfranco Micchicè – si è messo il ferro dietro la porta: con Fava presidente dell’Antimafia regionale “l’affacciata”, come si direbbe in Sicilia, è salva.
E infatti lo stesso presidente del Parlamento, Miccichè, come leggiamo su Live Sicilia, gongola e si autocelebra:
“Sono molto contento che la commissione sarà presieduta da Claudio Fava. A pochi giorni dalla commemorazione di Giovanni Falcone, è un bel segnale di come la politica sia unita nella lotta alla mafia. Claudio Fava – aggiunge Miccichè – è sicuramente una personalità che conosce bene il fenomeno mafioso e della corruzione e, considerata la sua esperienza in seno alla commissione nazionale Antimafia, sarà certamente un ottimo presidente” e bla bla bla.
Vi risparmiamo la ‘filippica’ dello stesso Fava: con un po’ di fantasia non vi verrà difficile ipotizzare quello che ha detto: onestà, correttezza, eccetera eccetera.
Ovviamente contenti tutti gli altri gruppi parlamentari. Dell’Atimafia di Palazzo Reale, oltre al presidente Fava, fanno parte i parlamentari Antonino De Luca e Roberta Schillaci (Movimento 5 Stelle), Rossana Cannata e Stefano Pellegrino (Forza Italia), Giuseppe Lupo e Luisa Lantieri (PD), Giorgio Assenza (Diventerà bellissima), Carmelo Pullara (Autonomisti e popolari), Margherita La Rocca Ruvolo (Udc), Gaetano Galvagno (Fdi), Nicola D’Agostino (Sicilia Futura).
Per il resto, oggi, il ‘Palazzo’ della politica siciliana ha incardinato il disegno di legge collegato alla Finanziaria, che è stato ridotto a nove articoli.
In pratica, nella stragrande maggioranza dei casi, i parlamentari hanno ‘bocciato’ – eliminandole dal disegno di legge – una serie di norme-imbroglio.
La ‘triade’ che oggi comanda tra Palazzo Reale (sede del Parlamento siciliano) e Palazzo d’Orleans (sede del Governo della Sicilia) – il presidente dell’Ars, Miccichè, il presidente della Regione, Nello Musumeci e il voce Presidente e assessore all’Economia, Gaetano Armao – ha tentato di inserire nell’ordinamento regionale un istituto che non c’è: la legge delega (NE ABBIAMO PARLATO IN UN ARTICOLO PUBBLICATO IL 4 APRILE SCORSO).
Si tratta di una ‘furbata’ da primo anno di Giurisprudenza: inserire nei disegni di legge norme monche, delegando al Governo il compito di ‘completarle’. Insomma, una delega in bianco che avrebbe consentito a Miccichè, Musumeci e Armao di fare il bello e il cattivo tempo.
Solo che i deputati hanno ‘sgamato’ il gioco e hanno ‘bocciato’ una serie di norme che, se approvate, avrebbero dato al Governo il potere – di fatto il risultato sarebbe stato questo – di scrivere le leggi a proprio uso e consumo.
Insomma, se nel passato i presidenti della Regione avevano provato a inventare i ‘Governi paralleli’ per sfuggire ai controlli dell’Ars, Miccichè, Musumeci e Armao avrebbero voluto trovare un Parlamento di ‘polli’ che avrebbe dovuto consentirgli di fare i cavoli propri…
Tre geni!
Operazione – la proditoria legge-delega in salsa siciliana – che però è fallita miseramente.
Anzi, visto che ci siamo, siamo rimasti stupiti che nei nove articoli rimasti nel disegno di legge collegato alla Finanziaria c’è l’accorpamento IRCAC-CRIAS. A parte che non si capisce a cosa servirebbe tale fusione, anche in questo caso la norma, se approvata, delegherebbe al Governo di fare quello che gli pare. Per questo riteniamo che tale norma verrà ‘bocciata’ (o forse addirittura ritirata dal Governo per evitare l’ennesima brutta figura in Aula).
Tra le norme eliminate dal disegno di legge collegato alla Finanziaria, la soppressione dell’ESA (oggi illogica, visto che serve un’agenzia per effettuare i controlli sulle derrate alimentari che arrivano in Sicilia dall’universo mondo, per non parlare del fatto che, in futuro, aumenterà l’esigenza di avere a disposizione insetti utili per l’agricoltura che l’ESA oggi alleva), la riforma degli Istituti case popolari (riforma che va fatta con un disegno di legge apposito dal Parlamento e non dal Governo con la ‘delega’!) e il super Irfis.