In una densa intervista all’ex magistrato silurato dalla Giunta Crocetta proprio perché critico con lo strapotere di Confindustria, tutti i nomi di politici e ministri che hanno consentito al ras di Caltanissetta di controllare pezzi importanti dell’amministrazione pubblica: ” Sono proprio le Istituzioni che hanno consentito la crescita di Montante…”
E’ arrivato oggi il giorno del redde rationem per Antonello Montante, ex numero uno di Sicindustria, ancora oggi a capo delle Camere di Commercio nissena, fulgido esempio di quei “professionisti dell’antimafia” che hanno scalato le vette del potere con la propaganda dell’antimafia (non a caso l’inchiesta si chiama “Double face”) e penetrato le istituzioni con il placet dei governatori di turno. Della vicenda giudiziaria che lo ha portato ai domiciliari vi abbiamo parlato qua, nello stesso articolo ci soffermiamo sui retroscena politici.
Quello che emerge oggi è però, se possibile, più grave ancora delle notizie di reato che gli vengono contestate. Indubbiamente inquietanti: una rete di spionaggio non solo sulle inchieste che lo riguardavano, ma anche su una serie di nomi a lui sgraditi perché critici nei suoi confronti, con la complicità di alcuni poliziotti che potevano facilmente avere accesso a dati sensibili, telefoni, email. Un vero e proprio “archivio” che gli serviva “ad acquisire elementi attraverso l’indicazione di incontri e favori richiesti, in modo da avere un archivio sostanzialmente idoneo a paralizzare le azioni di contrasto che altri potevano intraprendere nei suoi confronti”. Dossieraggio, insomma.
Inquietante, nessun dubbio. Ma ancora più inquietante è il “sistema Montante” che oggi i magistrati hanno messo a nudo e che solo chi non vuole vedere non vede. Un verminaio fatto di complicità istituzionali e imprenditoriali che tratteggiano il ritratto di “un sistema Sicilia-Italia” complice e ipocrita. I governatori gli lasciavano scegliere assessori e presidenti di società regionali, il sistema confindustriale, ministri e magistrati lo elogiavano. Pochissime le voci fuori dal coro, zittite- probabilmente a colpi di dossier- o isolate. Un cenno merita anche l’informazione. Anche in questo caso, pochissime le voci fuori dal coro e queste pochissime voci fuori dal coro, oltre a costose querele palesemente temerarie (parliamo con cognizione di causa) archiviate comunque dai giudici, non hanno mai ricevuto un cenno di solidarietà. Al contrario, l’accusa di un giornalismo “aggressivo” (che diavolo significa? C’è forse un giornalismo tenero?) da parte di chi preferiva non toccare certi tasti. Chissà perché….
Ci sarà tempo per raccontare alcuni dettagli che riguardano, ad esempio, le sorti di un giornale coraggioso “zittito” da personaggi ambigui desiderosi di entrare a fare parte del sistema Montante, ma adesso, come detto, vogliamo soffermarci sul quadro fosco che emerge da questa inchiesta e che parla di complicità altolocate. Chi meglio di Nicolò Marino può parlarne? Ricordate il magistrato che per un periodo è stato assessore all’Energia e ai Rifiuti nel governo Crocetta e silurato proprio perché contrario all’ingerenza della Confindustria di Montante? Oggi ha rilasciato una intervista a La Sicilia di cui riportiamo qualche passaggio.
Marino ricorda i fatti del 2014:
“Quando segnalai lo strapotere di Confindustria nella gestione dell’amministrazione regionale in diversi settori con particolare riferimento a quello dei rifiuti, perché la vicenda Catanzaro docet, non era uscita la notizia che Montante fosse indagato” . Non si sapeva ancora dell’inchiesta per concorso esterno in associazione mafiosa, ma il potere oscuro di Confindustria era palese, insomma.
“Quando- continua e Marino- fui io a denunciare, da uomo delle Istituzioni, mi sarei aspettato che le istituzioni stesse cominciassero a prendere le distanze da chi aveva gestito come centro di potere questo gruppo di Confindustria. Invece non fu così. E io ebbi lo scontro con Crocetta, uscendo dalla governo regionale”.
Ma chi sono le istituzioni? Chiede il collega, Mario Barresi :
“L’elenco è lungo. C’è un passaggio della relazione del presidente della Corte d’Appello di Caltanissetta, Salvatore Cardinale, che Montante lesse a modo suo, in cui si diceva che erano preventivati attacchi a Confindustria. I magistrati del territorio ben conoscevano la posizione di Montante, come dimostra la successiva notizia sulle indagini per mafia, che nascono prima. E che comunque, questo ci tengo a dirlo, sono andate avanti”.
La botta è per alcuni magistrati. Ed, infatti, aggiunge: “Nessuno ne prese le distanze, ma addirittura arrivarono ulteriori tributi a questo sistema di potere, persino conclamato a simbolo della legalità nei discorsi di inaugurazione dell’anno giudiziario”.
“Poi c’è un altro fatto gravissimo che grida vendetta… – continua Marino- Il comitato nazionale per l’ordine e la sicurezza. Il primo si fece per le stragi. Il secondo, alla presenza del ministro Alfano e di altissime autorità, si fa a Caltanissetta. Per celebrare le lodi di una persona che alcuni magistrati dovevano sapere che era indagato o iscritto sul registro delle notizie di reato. Fino alla goccia che fece traboccare il vaso”.
Ovvero: “Alfano fa un’altra operazione che doveva portare all’assoluto predominio di questa Confindustria: nomina Montante nel Cda dell’Agenzia dei beni confiscati alla mafia. È l’operazione, gravissima, che avrebbe completato il disequilibrio di Confindustria nella struttura più ricca al mondo per il valore dei beni. Ricchezza e potere di orientare le sorti della politica… ».
” La cosa che mi fa specie- dichiara Marino- è che fior fiori di prefetti e di uomini delle Istituzioni hanno tessuto le lodi o si sono fatti fotografare al momento della firma dei protocolli di legalità, che erano la finzione più grande. Chiunque, anche l’uomo della strada poteva accorgersene. Eppure gli uomini delle istituzioni hanno fatto finta che fossero altro”.
Quindi Crocetta, definito “una persona amorale e perfettamente consapevole di quello che è avvenuto”. E ancora: “Uno del territorio, così come lo è Lumia, non può far finta di ignorare quello che stava avvenendo, supportando il sistema Montante”. “Sarebbe un oltraggio all’intelligenza pensare che ignorassero o che fossero in buona fede nel non sapere del sistema Montante. Anzi le dico di più: lo stratega di questo sistema è proprio Lumia. L’anima nera di questo gruppo è lui”.
“Montante era riuscito a creare un rapporto istituzionale con vertici della Dia, con magistrati e con ministri. Ed è stato bravo a creare dei rapporti con i vertici che comandavano il Paese”
«Io – sottolinea Marino- prescindo dall’esito dell’indagine, perché la magistratura non può svolgere la funzione di supplenza sotto il profilo morale, etico, amministrativo, politico. Sono proprio le Istituzioni che hanno consentito la crescita di Montante ad avere il dovere di non stare più in silenzio. Proprio per dimostrare di non essere asservite a quel sistema che si spera abbiamo supportato involontariamente”.
Nell’intervista che potete leggere integralmente qui, si parla anche del ruolo di Libera di Don Ciotti, dell’ex ministro Cancellieri, del ruolo di Marco Venturi, imprenditore prima vicino a Montante e poi entrato in rotta di collisione con lo stesso, e di quello di Ivan Lo Bello, che per anni è stata l’ombra di Montante: “Lo Bello per me è un uomo che vive di luce riflessa. Paradossalmente stimo di più l’indagato per mafia Montante, rispetto a chi approfitta delle situazioni di convenienza”.
Va da sé che ci aspetteremmo una chiara presa di distanza da questo sistema da parte del Governo Musumeci, a meno che….
A questo proposito, registriamo l’appello del M5S al Presidente della Regione: “La parola finale spetta alla magistratura, ma è ovvio che le ombre su Montante da tempo erano troppo grosse per continuare a mantenerlo su importanti poltrone come la Camera di commercio di Caltanissetta, o, fino a poco tempo fa, su quella di Unioncamere. All’ex presidente di Confindustria, Musumeci revochi presidenza della Camera di commercio nissena”.
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