In una pubblica amministrazione – quella siciliana – nella quale, da decenni, non si bandiscono concorsi pubblici scopriamo che l’unica istituzione che non può stabilizzare i propri lavoratori precari è l’Assemblea regionale siciliana, ovvero l’istituzione che approva le leggi per stabilizzare tutti gli altri precari…
Ogni tanto, in Sicilia, qualcuno si sveglia, si accorge che tutto o quasi è sottosopra, e dice: “No, questo non si può fare”.
E’ il caso della Corte dei Conti per la Sicilia, che stamattina ha festeggiato i 70 anni ricordandosi che, in effetti, la stabilizzazione dei collaboratori dei parlamentari – indicati a nostro modesto avviso impropriamente e in termini offensivi come portaborse – non si può fare.
La cosa ci ha lasciati di stucco. La Sicilia è un luogo nel quale, da decenni, non si bandiscono concorsi pubblici: non ci sono concorsi per accedere negli uffici della Regione, non ci sono concorsi nelle Province, niente concorsi nei Comuni, idem nelle società e negli enti regionali, nelle società e negli enti provinciali, nelle società e negli enti comunali.
Forse, in tutta la pubblica amministrazione regionale l’unica istituzione che, negli ultimi anni – o forse negli ultimi decenni – ha bandito qualche concorso è stata proprio l’Assemblea regionale siciliana!
In tutti gli altri uffici pubblici della nostra Isola tutte le assunzioni – almeno negli ultimi vent’anni – sono avvenute attraverso le chiamate ‘fiduciarie’ del precariato: hanno fatto tutto i politici, i sindacalisti e altre figure.
Ora, con rispetto parlando, in una Sicilia nella quale – con la sola eccezione degli operai della Forestale, che sono nati precari nei primi anni ’80 del secolo passato e tali resteranno per l’eternità – sono stati stabilizzati cani e gatti, beh, dire no alla stabilizzazione dei lavoratori precari del Parlamento siciliano, ovvero dell’unica istituzione che bandisce ancora qualche concorso pubblico ci sembra una paradossale e tragicomica discriminazione.
Fateci capire: in Sicilia l’articolo 97 della Costituzione italiana si applica solo negli uffici dell’Assemblea regionale siciliana?
Ci chiediamo e chiediamo, di grazia: cosa avrebbero, in meno, i precari dell’Assemblea regionale siciliana rispetto ai PIP, rispetto ai precari dei Comuni e delle Province o rispetto ai precari ASU e via continuando?
Fateci capire: i guardiani dei Parchi siciliani, con una legge dell’Ars, possono essere trasformati in Guardie del Corpo Forestale mentre i precari della stessa Assemblea regionale siciliana no? E perché?
Insomma: come avrebbero fatto a diventare precari i PIP, i precari dei Comuni e delle Province, i precari ASU, i guardiani dei Parchi e via continuando?
Sono entrati nel mondo del precariato senza la “fiducia” della politica?
O, forse, del precariato siciliano a tutti i livelli e della sua ‘stabilizzazione’ parlava Aristotele nell’Etica Nicomachea e noi non ne sapevamo nulla?
E’ per questo che, stamattina, il presidente dell’Assemblea regionale siciliana, Gianfranco Miccichè, non è andato a festeggiare i 70 anni della magistratura contabile? Forse ha saputo in anteprima che gli avrebbero ‘inchiummato’ l’infornata dei precari dell’Ars?
Detto questo, a scanso di equivoci, a nostro modesto avviso nella pubblica amministrazione si entra con un concorso. Punto.
P.s.
Dunque, se abbiamo capito bene l’Ars può approvare le leggi e stabilizzare i precari della Regione, delle Province e dei Comuni e via continuando, ma non può stabilizzare i propri precari.
Quindi se approva una legge nella quale stabilizza i PIP e le Guardie dei Parchi va bene, mentre se, magari nella stessa legge, o magari in un’altra legge stabilizza i lavoratori precari dello stesso Parlamento siciliano non va bene.
E Roma che fa? Impugna le stabilizzazioni dei precari dell’Ars e se la ‘chianta’ per le altre stabilizzazioni?
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