Apparentemente il Governo tra grillini e leghisti che sta per nascere sembra debole. In realtà, lo scenario è un po’ più complesso. Molto dipenderà non tanto dal tentativo di logoramento che la vecchia politica metterà in atto, quanto da come Di Maio e Salvini gestiranno il rapporto con i ‘predoni’ dell’Europa dell’euro
Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella – così raccontava fino a ieri mattina la ‘Grande informazione’ – preparava un Governo a prescindere. Ma il Governo a prescindere del Quirinale – una forzatura alla faccia della stessa Costituzione – non avrebbe avuto in Parlamento i voti. Con il Movimento 5 Stelle e la Lega pronti a chiedere il voto subito, anche a giugno. Così, con la prospettiva di perdere almeno il 40% dei voti in favore del partito di Matteo Salvini, Berlusconi ha detto di corsa sì al Governo Di Maio-Salvini per evitare il peggio.
Forse, dietro questa accelerazione in favore di un Governo sostenuto dal Movimento 5 Stelle e dalla Lega, c’è anche il sì del PD, altro partito terrorizzato dall’ipotesi di un ritorno alle urne.
Insomma: fino ad oggi ha fatto tutto la vecchia politica. E’ la vecchia politica – PD, Forza Italia e Quirinale – che si sono inventati la legge elettorale Rosatellum per incasinare il nuovo Parlamento. Il caos avrebbe dovuto partorire chissà che. Ma la prospettiva di nuove elezioni politiche – con l’ulteriore, più che probabile ‘legnata’ ai danni del PD e di Forza Italia – ha convinto Berlusconi, Renzi e il Quirinale a dare il via libera al Governo tra grillini e leghisti.
La vecchia politica, in queste ore, è impegnata a salvare quello che non ha più: la faccia. Berlusconi non si opporrà al nuovo Governo, ma non gli darà i voti. Ma farà in modo che vada avanti, sia per salvare l’accordo con la Lega nelle Regioni nelle quali Forza Italia governa con i leghisti, sia per scongiurare, in questa fase, il ritorno alle urne.
Ora si dovrà trovare solo il nome del Presidente del Consiglio. Nella nomina del capo del Governo e dei Ministri la vecchia politica italiana, attraverso il Quirinale, proverà a condizionare tali scelte.
In ballo non c’è il futuro dell’Italia, ma il futuro della vecchia politica. Con il PD di Renzi e Berlusconi che proveranno a logorare il Governo che sta per nascere. I renziani e Forza Italia, a parole, dovranno dire di stare all’opposizione, nei fatti dovranno far governare – possibilmente male – Di Maio e Salvini, per provare a recuperare il consenso tra gli elettori che hanno perso e che, di fatto, li ha costretti ad accettare la nascita del Governo tra Movimento 5 Stelle e leghisti.
La sfida, vista dalla parte di Di Maio e di Salvini, non è meno difficile. Se Renzi e Berlusconi proveranno, in tutti i modi, a logorare il Governo che sta per nascere, il leader dei grillini e il leader dell Lega, al contrario, dovranno provare a non farsi logorare. E l’unico modo per non farsi logorare è mantenere gli impegni che hanno assunto con il proprio elettorato.
Di Maio dovrà per forza di cose partire dal Reddito di cittadinanza. Salvini dovrà, per forza di cose, partire dalla questione migranti.
Insieme, i grillini e i leghisti, dovranno abolire due leggi infami.
La prima porta il marchio di Mario Monti: la legge Fornero.
La seconda porta il marchio di Matteo Renzi: il Jobs Act.
Senza l’avvio del Reddito di cittadinanza, senza il blocco o, quanto meno, drastica riduzione dell’arrivo dei migranti e il ridimensionamento drastico dei fondi ai comitati di affari che gestiscono i Centri di accoglienza, senza l’eliminazione della legge Fornero e del Jobs Act nei primi sei mesi, i grillini e i leghisti rischiano di naufragare.
E’ chiaro che questi quattro punti centrali del Governo Di Maio-Salvini dovranno essere realizzati con un confronto – che si annuncia tutt’altro che facile – con i ‘predoni’ dell’Unione Europea dell’euro che, ormai da giorni, ‘starnazzano’ presentando all’Italia il conto di una manovra da 4-5 miliardi di euro.
Questo, a prima vista, può sembrare un grande svantaggio per il nuovo Governo. Ma, in realtà, potrebbe essere, al contrario, un grande vantaggio. Perché se l’Europa dovesse impuntarsi nel chiedere l manovra di 4-5 miliardi di euro, minacciando, magari, l’aumento dell’IVA il prossimo anno, Di Maio e Salvini potrebbero prendere la palla al balzo per assestare il colpo definitivo a un’Europa presunto-unita che già, nella stessa Europa, gode di pochissima credibilità tra la gente comune.
Non è un caso che Germania e Francia – che pensano di essere i comandanti in carica dell’Unione Europea dell’euro – abbiano già deciso che la stessa UE deve essere ‘riformata’.
Cosa vogliamo dire? Che, a seconda di come Di Maio e Salvini giocheranno la partita, gli europeisti dell’euro dovranno fare buon viso a cattivo gioco, perché l’eventuale ritorno al voto in Italia con grillini e leghisti in polemica con l’Unione Europea (in questo senso, bene ha fatto Beppe Grillo a rilanciare il referendum anti-euro) rischierebbe di dare all’Italia una schiacciante maggioranza anti-UE.
Foto tratta da notizie.tiscali.it
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Ottima analisi