MATTINALE 60/ Finanziaria 2018 cu i babbaluci: e la Sicilia restò irredimibile!

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I politici che oggi governano la Sicilia – non a caso salvati da un cavillo che ha bloccato un ricorso che li avrebbe mandati tutti a casa – sono praticamente gli stessi descritti da Leopoldo Franchetti e Sidney Sonnino. Ognuno di loro, con la Finanziaria 2018, ha portato a casa qualcosa, senza differenza alcuna tra maggioranza e opposizione

Pieno di buona volontà e animato da spirito bellicoso, mi ero messo innanzi il testo degli “strumenti contabili”, ossia Bilancio, legge Finanziaria 2018 approvati dall’Assemblea regionale siciliana. Mi ero anche documentato sulla rassegna stampa che, unanimemente, ne stigmatizzava “l’impianto a pioggia”.

Dopo pochi articoli, però, “sull’eterne pagine cadde la stanca man/ … A tanto strazio/ cadde lo spirto anelo/ e disperò.

Affrontare “singulatim” i vari provvedimenti, per criticarli, segnalarli all’opinione pubblica, svelare di che lacrime grondi e di che sangue ogni intervento a favore di qualcuno e contro tutti gli altri che vengono sodomizzati, alcuni a loro insaputa, altri “con viva e vibrante soddisfazione”, non serve a niente.

Questi provvedimenti sono il pagamento della prima rata che gli eletti dell’Assemblea regionale devono saldare ai loro elettori. Si tratta di promesse varie ed assortite: Ogni articolo ne è l’adempimento.

I contanti? Contributi. Posti di lavoro? Assunzioni dirette e finti concorsi pubblici e in realtà riservati. Stabilizzazioni? Pronti! Et coetera similia.

Come tutto questo sia possibile che avvenga in una parte di quella stessa Europa dove chi dice le bugie nel suo Parlamento viene spazzato via dalla politica, potrebbe sembrare un mistero, così come l’appartenenza della Sicilia all’Europa potrebbe sembrare uno scherzo dei geografi.

La storia, come sempre accade, è un tantino più complessa. La Sicilia, quando venne conquistata dai piemontesi e annessa allo Stato italiano, era esattamente così come è adesso:

“Una gran massa di popolazione che nelle sue attuali condizioni economiche, morali ed intellettuali è assolutamente incapace di giudicare le reali capacità di un politico, la sua buona fede, il suo grado di preparazione, la sua cultura, la sua volontà di fare il bene della collettività, di rispettare la legge” (estrap. da: Franchetti e Sonnino, Inchiesta in Sicilia, 1876).

Che fece lo Stato unitario per modificare in meglio questa condizione di inumana inciviltà? Nulla, assolutamente nulla! Perché?

Ce lo spiegano ancora una volta Franchetti e Sonnino:

“I partiti politici sono monopolio di pochissimi, rappresentano gl’interessi di pochi. Per lo più non hanno della politica altro che il nome, e lo assumono per valersi a fini privati, o tutt’al più di vantaggio locale, dei mezzi di azione e d’influenza che fornisce il nostro ordinamento politico”.

“E’ evidente e naturale che appena un Ministero (= il Governo nazionale) dasse (desse) solamente segno di voler governare la Sicilia in contraddizione colla classe ivi dominante (ovvero fare e far fare le cose per bene), solleverebbe una tempesta nella Deputazione siciliana (al Parlamento), la quale pur di rovesciarlo, farebbe alleanza con qualunque gruppo o partito”.

“Imperocché il Governo italiano è in questa dura posizione, che per governare l’Italia intera deve chiedere l’aiuto e l’approvazione di chi rappresenta l’interesse di quella classe stessa, contro la quale dovrebbe in Sicilia fare prevalere le leggi”.

Il (falso) dilemma è stato risolto facendo in modo che le condizioni della Sicilia e dei suoi abitanti restassero per sempre esattamente nello stato in cui erano!

Volete una facile profezia? Gli “strumenti contabili” della Regione sono infarciti di norme e normette incostituzionali, che in condizioni normali cadrebbero sotto la mannaia dell’impugnativa. Ma poiché la virtù fondante e collante di questi strumenti è la loro giudiziosa trasversalità (= ogni partito, ogni movimento, ogni singolo deputato, insomma, tutti e 70 hanno portato a casa una consistente parte del ‘bottino’), la politica nazionale, essendo reale il pericolo di nuove elezioni, ha quindi bisogno che tutti e 70 i deputati e i loro sodali restino felici e contenti e si guarderà bene dal toccare anche le norme più abiette purché utili alla causa e si limiterà ad impugnare qualche norma di facciata.

Potrei pure dirvene qualcuna, ma non voglio sciuparvi la sorpresa.

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