Il leader della Germania nazista non amava i disabili fisici. Così lanciò una campagna per la loro eliminazione fisica con il seguente slogan: “Vite indegne di vita” Il dubbio è che il Presidente Musumeci, con le sue parole pronunciare a Sala d’Ercole, si sia quasi giustificato con i ‘clienti’ ai quali non sta dando risposte dando un saggio delle sue convinzioni politiche…
“Vite indegne di vita”: fu questo lo slogan di Hitler per la campagna per la eliminazione fisica dei disabili. La difesa della razza fu uno dei capisaldi dell’ideologia nazifascista e, pertanto, uno degli insegnamenti basilari di quella orrenda ideologia. Si insegna ai bambini e si impara da bambini, in tutti posti dove ci sono cattivi maestri. Anche a Militello Val Catania, a quanto pare, la patria di Nello Musumeci. Il quale, a proposito di disabili, ha dato un saggio della sua cultura e delle sue convinzioni fascite.
“Se non ci fossero stati i disabili gravissimi – ha detto Musumeci a Sala d’Ercole, durante il dibattito sulla Finanziaria 2018 – molte famiglie non avrebbero dovuto subire un colpo in fronte e noi avremmo potuto disporre di qualche decina di milioni in più”.
Si sa che quando si è sotto pressione ciò che è diventato patrimonio acquisito e si conserva nei recessi interiori viene fuori. E sotto pressione, in questi giorni, Musumeci lo è, eccome! Perché?
Perché i suoi grandi e impresentabili elettori stanno chiedendo il conto subito e tutti insieme. Chi ha comprato voti per la propria e (a sua insaputa)la di lui elezione deve saldare i suoi elettori e i collettori mafiosi. Gente solida, con la quale non si può scherzare.
La legge Finanziaria e il Bilancio della Regione diventano il bankomat al quale attingere a piene mani. La caccia alle risorse da spartire diventa frenetica. Ma il sistema di scambio si è allargato pericolosamente. Adesso, oltre ai soliti galoppini, paraninfi e magnacci, senza nome, comprende professionisti, uomini di legge, pennivendoli e belle gioie assortite.
Musumeci, presidente della Regione siciliana grazie a loro, vorrebbe che questi debiti fossero saldati, ma le difficoltà finanziarie sono gravi. Ecco che i nervi saltano, ecco che la vera natura e cultura del balilla col pizzetto viene fuori.
Foto tratta da mundofreak.com.br
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Non entro nel merito delle affermazioni contestate al presidente Musumeci in quanto non mi ritengo sufficientemente informato dei fatti. Tuttavia invito l’autore dell’articolo a evitare fuorvianti generalizzazioni che possono ledere l’immagine e il prestigio della comunità di Militello in Val di Catania dove Musumeci è nato. L’antico centro ibleo di Militello (dal 2002 patrimonio Unesco), infatti, non di rado si è distinto nella storia per le sue lezioni di civiltà; e spesso proprio per iniziative rivolte a malati, indigenti, orfani. Se nei passati secoli erano gli ordini religiosi presenti nel paese (es. i Fatebenefratelli) o le numerose confraternite laicali (es. Santa Maria degli Agonizzanti) ad occuparsi della gratuita assistenza dei malati più bisognosi, anche più di recente non mancano encomiabili esempi in tal senso. Nei primi anni ’80, ad esempio, la cittadina iblea vede l’istituzione di un centro all’avanguardia (ancora oggi attivo) per il ricovero e cura di persone colpite da disagio psico-fisico; centro accolto da subito da tutta la comunità con grande prova di maturità e simpatia. Da quel momento è diventato un fatto normale per tutti i militellesi, grandi e piccoli, confrontarsi con la disabilità derivante dalla malattia grazie a innumerevoli iniziative di integrazione (musica, teatro, attività creative) che coinvolgono gli ospiti della struttura e le istituzioni comunali, scolastiche, associazionistiche e parrocchiali cittadine. Quindi l’autore dell’articolo e tutti i lettori possono stare sereni che a Militello mai si è insegnato ai bambini che il disabile va eliminato perché di peso alla comunità. Anzi!