Nei primi sei mesi di attività di Governo il Presidente Nello Musumeci ha “immaginato” interventi di qua e di là; ha “auspicato” una soluzione immediata di questo e quel problema; si è “confrontato” con le forze sane dell’Isola; dice di “attendere una risposta forte”. E, ancora, ha “ribadito”, “ammonito”, si è “stupito” e, alla fine, ha inaugurato, a scrocco, iniziative fatte da altri e a spese di altri…
Sono passati quasi sei mesi dall’insediamento di Sebastiano Musumeci, detto “Nello” (da Sebastianello) alla Presidenza della Regione siciliana. Non è tanto, ma, se è vero che il buon giorno si vede dal mattino, è già abbastanza. Vorrei fare una domanda ai suoi elettori. Non a quelli che lo hanno votato perché “parla bene”, né tanto meno a quelli che lo hanno votato perché il suo pizzetto gli fa venire nostalgia, e nemmeno a chi lo ha votato perché questo passava il convento. No, io faccio la domanda a quelli che lo hanno votato per intima e profonda convinzione politica.
La domanda è questa: avete letto il disegno di legge Finanziaria che il Governo Musumeci ha presentato al Parlamento regionale? Attenzione, non quella su cui i deputati regionali stanno trafficando in queste ore, ma proprio quella che ci riporta alla responsabilità politica del Presidente Musumeci.
Unico nel suo genere, forse per pudore, il Governo Musumeci non ha presentato un programma di governo. Il buon Nello si è limitato a leggere in Aula alcune paginette (16 per l’esattezza) in cui ha parlato di tutto e del contrario di tutto, con levità, è vero, con grazia e delicatezza, in buon italiano, senza mai sbagliare la consecutio temporum, e quasi scusandosi per il tempo che faceva perdere a gente in tutt’altre faccende affaccendata.
Poi, però, nel corso di un’intervista ha pronunciato una frase simbolo:
“Sono il Presidente della semina e non del raccolto.”
Immagine di sapore veterotestamentaria. A questo punto, quando Musumeci, dopo 6 mesi di laborioso silenzio e di apparente inerzia, presenta il suo primo provvedimento che dia seme per affrontare strutturalmente i mali atavici della Regione, ebbene, ti aspetti di leggere una messe articolata, conseguente e razionale di interventi efficaci e di forte impatto, proiettati per dare alla nostra sciagurata terra un futuro ideale: insomma, mezzi, strumenti e risorse di ogni genere messi in campo perché la Sicilia diventi bellissima.
Ma quale! (come dicono a Catania).
Quattro normette emergenziali, presentate perché senza le carte del Governo, per legge, all’Assemblea regionale non può cominciare l’assalto alla diligenza (di questo parleremo quando lo scempio sarà consumato).
Intanto Musumeci, esaurita la fase biblica, sta dando fondo al suo repertorio di periodi ipotetici dell’irrealtà. Della serie “i tanti modi per evitare di dover usare la parola FARE”. E così “immagina” interventi d’intesa con il Corpo forestale per la prevenzione incendi; “auspica” una soluzione immediata del problema (quale che sia, rifiuti, acqua, scuola, burocrazia, scegliete voi); si “confronta” con le forze sane dell’Isola; si “attende” una risposta forte; “ribadisce”, ammonisce”, si stupisce”, “registra” e, alla fine, si consola inaugurando a scrocco iniziative fatte da altri e a spese di altri.
Aprire qualche nuovo cantiere? Ci penseremo.
Sono sicuro che al tempo della Buonanima uno come lui avrebbe sì e no lavorato all’Ufficio protocollo della Casa del Fascio di Militello Val di Catania.
Cari SUOI (di questo LUI) elettori, siete contenti?
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Io invece mi chiedo dove sono andati a finire tutti quei giornal(ai o isti, scegliete voi quello che più vi aggrada)che criticavano il sindaco (dico sindaco)di Roma su qualsiasi movimento su se stessa, su qualsiasi parola che secondo i sopracitati professionisti(????) non andava bene?