Alla fine abbiamo capito che sta succedendo ad Agrigento e dintorni. Ci sono da spendere 150 milioni di euro di fondi pubblici nel nome dell’acqua. E la politica agrigentina che sta dietro a Girgenti Acque, ovviamente, non vuole perdere questo treno. Ma c’è chi vorrebbe cambiare registro. Anche se…
da Salvatore Petrotto
riceviamo e pubbichiamo
Mentre la Magistratura agrigentina è impegnata ad imbastire diversi processi, alcuni dei quali conclusisi con delle condanne, a carico dei vertici di Girgenti Acque e dei funzionari pubblici che hanno permesso a questa società di inquinare torrenti e mari agrigentini, applicando delle tariffe idriche e fognarie esorbitanti ed assolutamente fuorilegge, c’è chi ha il coraggio di difenderla.
Tra questi l’assessore del Comune di Agrigento, Nello Hamel (COME POTETE ASCOLTARE IN QUESTO VIDEO). Si tratta, chiaramente, di un intervento a gamba tesa a pochi giorni dall’eventuale rescissione del contratto con Girgenti Acque.
E’ la solita, arcinota difesa d’ufficio, da parte di una serie di soggetti interessati a far sì che si continui ad assicurare una gestione, semplicemente illegale ad una società che, dal 2007 ad oggi, ne ha combinato di tutti i colori.
Per la verità l’assessore agrigentino Hamel, non è il solo a difendere l’indifendibile. C’è chi, come un fantomatico comitato favarese, denominato Titano, fa altrettanto. Senza contare i deputati regionali dei 5 Stelle, il saccense Matteo Mangiacavallo ed il favarese, Giovanni Di Caro che, in maniera più sottile, invocano l’istituzione di una commissione che magari riesca a mettersi di traverso, onde evitare la rescissione del contratto con Girgenti Acque.
Leggete cosa dichiarano i due parlamentari a 5 Stelle agrigentini, appena hanno saputo dell’imminente rescissione del contratto con Girgenti Acque:
“Ho appreso della seduta da fonti giornalistiche – afferma Mangiacavallo – e purtroppo non potrò essere presente perché impegnato con l’approvazione della finanziaria in ARS, ma attendo e auspico un atto di coraggio da parte dei sindaci dell’ex provincia di Agrigento, tanto auspicato dai nostri concittadini, stanchi di una gestione inadeguata ormai da troppo tempo”.
I due deputati sono tornati, costernati ed addolorati, a chiedere, attraverso una interpellanza rivolta a Musumeci e all’assessore Pierobon, l’istituzione di una commissione tecnica con fini ispettivi, ai sensi dell’art. 12 della legge regionale n. 19/2015, riguardante la gestione delle risorse idriche. Una legge peraltro impugnata dal Consiglio dei Ministri (QUI LE DICHIARAZIONI DI MATTEO MANGIACAVALLO E GIOVANNI DI CARO PER ESTESO).
Ancora una volta insistono, come una specie di disco rotto, con la storia di questa commissione, la cui istituzione è stata chiesta, sempre dai 5 Stelle, da quasi tre anni a questa parte, senza alcun successo.
Si sa che in Italia, quando si vuol decidere di non decidere niente, si continua a protrarre tale indecisione, istituendo una commissione. Una commissione non si può negare a nessuno! Neanche a chi, come Girgenti Acque, ha i suoi vertici attuali e quelli precedenti già condannati, con sentenza passata in giudicato.
Ci riferiamo all’azionista di maggioranza ed attuale legale rappresentante, l’agrigentino Marco Campione od all’ex amministratore delegato, il catanese Giuseppe Giuffrida.
Eppure come sostiene il collega di Mangiacavallo, Giovanni Di Caro, “questa commissione speciale sarebbe un ulteriore strumento di democrazia partecipata attraverso il quale i rappresentanti dei cittadini, ovvero gli utenti finali, avrebbero la possibilità di manifestare il proprio giudizio sull’operato dal gestore privato del servizio idrico integrato in Provincia di Agrigento”.
Per Di Caro il giudizio dei Magistrati conta qualcosa? Il fatto che 13 depuratori sono stati già confiscati dal Tribunale di Agrigento, su iniziativa del procuratore della Repubblica, Luigi Patronaggio, ed affidati direttamente alla Regione siciliana, non conta nulla? Così come non conta nulla, per l’assessore del Comune di Agrigento, Nello Hamel, il fatto che lui rappresenta le Istituzioni Pubbliche, e non un gestore privato?
Se l’assessore comunale Hamel dichiara che l’eventuale rescissione del contratto con Girgenti Acque comporterebbe per il Comune di Agrigento l’impossibilità di gestire l’apertura e la chiusura delle saracinesche per assicurare l’acqua ai suoi concittadini, che si dimetta!
Se un amministratore non sa aprire e chiudere un rubinetto che ci sta a fare ad amministrare una città?
Il sottoscritto, per 13 anni, ha svolto l’ingrato mestiere di sindaco e gestiva direttamente acque e rifiuti, con costi di gestione e relative bollette che erano un decimo rispetto a quelli garantiti da questa nuova razza di assessori e sindaci di oggi!
Piuttosto su queste prese di posizione, assai pelose e del tutto discutibili, riteniamo importante che si apra un confronto con le Autorità Giudiziarie agrigentine, seriamente impegnate a ripristinare la legalità nel settore della gestione dei servizi idrici e fognari e dei depuratori.
Stiamo infatti assistendo a tante, troppe difese d’ufficio, a favore di Girgenti Acque, che ha pure finanziato la campagna elettorale di qualche parlamentare di Forza Italia, oltre che una serie di siti on-line.
Che ha pure assicurato incarichi e posti di lavoro a go go ad uomini delle istituzioni, attualmente tutti quanti sotto inchiesta. Adesso si vuole continuare ad affidare, ingiustamente, sempre a questa società dei finanziamenti pubblici del valore di 150 milioni di euro, come sostiene, giustamente il presidente dell’Inter.Co.PA, Franco Zammuto?
E’ come affidare la pecora al lupo!
Si accomodino pure i vari Hamel della situazione, venerdì 27 aprile, giorno fissato per la rescissione del contratto con Girgenti Acque. Se ne hanno il coraggio, votino pure contro questa tanto attesa rescissione del contratto con Girgenti Acque, infischiandosene delle sue innumerevoli truffe, delle sue clamorose condanne e delle inchieste ancora in corso da parte della Magistratura.
Bene, bravi, così si fa! E che cavolo, quando ci vuole ci vuole!
Altrimenti come si può fare, diversamente, a mettere direttamente mano su quei 150 milioni di euro di soldi pubblici, di soldi nostri cioè, con le modalità ed i metodi propri di una società, Girgenti Acque?
Votate, votate, votate! Tanto ci sarà sempre chi dice sì, e ci sarà pure chi dice no alla rescissione del contratto con Girgenti Acque. E noi conosciamo benissimo gli acerrimi fautori del no.
Speriamo che la Giustizia, a prescindere dai soliti Hamel, Titani e parlamentari Forza-Stellati e quant’altro, continui a fare il suo corso.
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