In questi giorni proveremo – con il testo tra le mani – a illustrare e commentare la Finanziaria 2018 in queste ore in discussione all’Ars. I conti, tanto per cambiare, non tornano. E non torneranno, nel senso che finanzieranno capitoli con soldi ‘finti’. Cominciano intanto le operazioni spericolate: come la modifica della norma sulla vendita dei beni della Regione. Il presidente Miccichè e la Segreteria generale si sono inventati le leggi finanziarie ‘gemelle’…
Ci siamo impegnati con i nostri lettori a illustrare, per filo e per segno, la legge Finanziaria 2018 della Regione siciliana. E’ quello che faremo a cominciare da oggi. Precisando che, in questo momento, la confusione è tanta.
Ieri la manovra economica e finanziaria 2018 – che nelle scorse settimane era stata presentata come “snella” – ha mostrato il suo vero volto. In questi giorni la Finanziaria regionale 2018 avrà partecipato a non sappiamo più quanti ‘schiticchi’, magari avrà anche mangiato un centinaio di barattoli di Nutella: non si spiega altrimenti il perché, da meno di 40 articoli, è schizzata a 120 articoli!
Insomma, ‘sta Finanziaria regionale 2018 ha fatto una cura ingrassante, ma così ingrassante che più ingrassante non si può.
Ieri Sala d’Ercole non ha potuto lavorare. Motivo: i deputati, trasformando la Finanziaria 2018 in una legge omnibus, debbono aver perso di vista un piccolo particolare: che per finanziare questo e quello ci vogliono i soldi.
Così assistiamo a un paradosso: le risorse economiche che sono sempre di meno (a quanto pare sono diminuite rispetto all’anno passato) e le clientele che, invece, sono sempre di più.
Risultato: per soddisfare le esigenze dei deputati del centrodestra e del centrosinistra (i venti deputati grillini si sono chiamati fuori da questo ‘suk’: buon per loro) mancano all’appello 50-60 milioni di euro. Questa è, almeno, la cifra che circolava ieri sera.
E’ così? A nostro modesto avviso, no. Secondo noi, di soldi ne mancano molti di più. E non abbiamo ancora capito se, quest’anno, verrà eliminata la vergogna degli scippi agli ospedali pubblici siciliani per pagare le rate dei mutui, l’ARPA e i dipendenti di alcune società regionali.
In pratica – per dirla tutta – non ci sono i soldi per aumentare i posti letto degli ospedali pubblici, non ci sono i soldi per potenziare – con i medici, con gli infermieri e con gli ausiliari e non soltanto con le forze dell’ordine – i Pronto Soccorso, non ci sono i soldi per sbloccare le retribuzioni dei medici pubblici bloccate da otto anni e, con una parte cospicua del Fondo sanitario regionale, si continuano a pagare spese che, con la sanità pubblica, non hanno nulla a che vedere!
Presidente Nello Musumeci: ma lei non ha annunciato discontinuità rispetto alla gestione del Governo di Rosario Crocetta? Non sarebbe il caso di cominciare da questa vergogna degli scippi finanziari alla sanità pubblica siciliana?
Le riunioni andate in scena ieri – prima presso la sede dell’assessorato all’Economia, poi a Palazzo Reale, sede del Parlamento siciliano – non dovrebbero servire a trovare i soldi che mancano (da dove li dovrebbero prendere? altri tagli orizzontali? nuovi scippi alla sanità pubblica?), ma a inventare formule tecnico-giuridiche che dovrebbero giustificare una manovra economica che, in parte, sarà definanziata.
Sì, avete letto bene: a nostro modesto avviso, nella Finanziaria regionale 2018 ci saranno capitoli con i soldi ‘veri’ e capitoli con i soldi ‘falsi’.
Nulla di nuovo: già da qualche anno la Finanziaria della Sicilia presenta i cosiddetti “accantonamenti negativi”: capitoli finanziati con fondi da spendere solo dopo che si materializzano (se si materializzano) nel corso dell’anno.
Il gioco degli accantonamenti negativi si fonda sul fatto che lo Stato – erano i tempi del Governo di Rosario Crocetta-PD, con Alessandro Baccei commissario della Regione siciliana per conto di Renzi – si impegnava a versare alla Regione una certa somma; il Parlamento siciliano inseriva nella Finanziaria questi fondi che c’erano e non c’erano e si andava avanti.
Di fatto, un imbroglio contabile.
Si trattava di una forzatura al limite della violazione di legge. Con molta probabilità, se fosse stato operativo l’Ufficio del Commissario dello Stato per la Regione siciliana le norme con gli accantonamenti negativi sarebbero state impugnate e quindi bloccate.
Ma, come si ricorderà, il centrosinistra al Governo della Regione siciliana, d’accordo con il centrosinistra che governava l’Italia hanno sostanzialmente abolito l’Ufficio del Commissario dello Stato per la Regione siciliana.
Così, nella passata legislatura, una legge regionale che andava impugnata perché incostituzionale non veniva impugnata perché a decidere sulla non impugnativa era il Governo nazionale che si è sostituito al Commissario dello Stato per la Sicilia. E poiché gli accantonamenti negativi li voleva lo Stato, lo Stato, interpretato dal Governo nazionale del PD, non li ha impugnati!
(Per la cronaca, il Governo nazionale ha impugnato invece leggi regionali che non andavano impugnate: come quella sul democratico ritorno al voto nelle Province siciliane: e se la Corte Costituzionale, su tale questione, dovesse dare ragione a Roma? Nessuno stupore da parte nostra. Anzi…).
L’applicazione della Costituzione in materia di contabilità pubblica piegata a interessi di parte: questo è stato il centrosinistra al governo: in Sicilia con l’avallo di Roma.
Poi com’è finita con gli accantonamenti negativi? In alcuni i casi i fondi dello Stato si sono materializzati; in altri casi, no. Ma tanto queste cose chi le controlla?
E quest’anno? Si stanno inventando qualche altra formula, forse per andare al di là degli accantonamenti negativi. Per sapere di più di questa invenzione, però, dobbiamo aspettare l’approvazione della legge Finanziaria 2018 e la sua pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale della Regione Sicilia (ormai noi non ci fidiamo più nemmeno dei testi che escono da Palazzo Reale…).
In questo primo articolo segnaliamo un passaggio della Finanziaria a nostro modesto avviso piuttosto strano, se non temerario. Ci riferiamo al comma 3 dell’articolo 16 del disegno di legge sulla Finanziaria 2018. Il tema è quello delle “Disposizioni in materia di beni della Regione siciliana”.
Parliamo dell’articolo 27 della legge regionale n. 9 del 2015. Che così recita:
1. I beni immobili della Regione sono inseriti nel
Conto del patrimonio della Regione mediante apposito
inventario da formarsi presso il competente dipartimento
dell’Assessorato regionale dell’economia.
2. L’inventario deve contenere gli elementi atti a farne
conoscere la consistenza e il valore. I beni patrimoniali
disponibili provenienti da procedura di sdemanializzazione
destinati alla successiva vendita sono iscritti in
apposito elenco contenente i dati di carico e scarico dei
valori, previa delibera della Giunta regionale.
3. Con decreto del Ragioniere generale della Regione
sono determinati i criteri e le modalità per la formazione
e la conservazione dell’inventario.
Con la legge Finanziaria 2018 vogliono sostituire il comma 2. Leggiamo insieme la modifica che vorrebbero apportare:
“Il comma 2 dell’articolo 27 della legge regionale 7 maggio 2015, n. 9 è
così modificato:
L’inventario deve contenere gli elementi atti a farne conoscere la
consistenza e il valore. I beni patrimoniali disponibili provenienti da procedura di sdemanializzazione possono essere venduti, accertatane la convenienza economica, previa iscrizione in apposito elenco contenente i valori del canone annuo di locazione e quello di vendita, determinati dall’Organo tecnico regionale, da sottoporre alle determinazioni della Giunta regionale”.
Tradotto: vorrebbero cominciare a mettere in vendita i beni della Regione siciliana.
Come? Quando? A chi?
Perché sparisce “l’apposito elenco contenente i dati di carico e scarico dei valori”?
Queste vendite verranno rese pubbliche prima o si saprà qualcosa a ‘operazioni’ concluse?
Intanto i grillini dell’Ars vanno all’attacco:
“Una maxi tabella H per accontentare gli appetiti dei partiti, nemmeno durante l’era Crocetta, probabilmente, si era arrivato a tanto”.
Il M5S all’Ars boccia senza appello la maxi manovra che sta per sbarcare in Aula dopo essere stata gonfiata a dismisura dai partiti “che non si sono risparmiati per piazzare la propria bandierina”.
“Una manovra che doveva essere secca e lineare – dicono i deputati – è diventata monstre a causa di una pioggia di norme ad deputatum che non sono certo pensate per il bene della Sicilia. Dentro la Finanziaria c’è di tutto, dal finanziamento per le regate a quello per i borghi belli, fino al finanziamento ai comuni bandiera blu. È lecito ora pensare dove sarà trovata la copertura finanziaria, atteso che si stava per tagliare sulla cultura per mancanza di risorse”.
Giustamente i parlamentari del Movimento 5 Stelle si pongono e pongono la domanda che abbiamo posto noi: i soldi da dove arriveranno?
I deputati M5S mettono l’accento anche sulle procedure ‘non proprio lineari’ che si stanno seguendo.
“Il collegato – dicono – andava approvato a parte e non in contemporanea con la manovra, come si tenterà di fare. Una forzatura, figlia dell’ingerenza dei partiti di cui questo governo si mostra ogni giorno che passa sempre più succube”.
Questo è un altro ‘inchiappo’ – questa volta di stampo legislativo – avallato dalla solita Segreteria generale del Parlamento siciliano che dimostra di possedere una ‘creatività’ al limite dell’impossibile…
Insomma, le leggi Finanziarie ‘gemelle’ ancora non le conoscevamo. Con il presidente dell’Ars, Gianfranco Miccichè, e con l’attuale Segreteria generale di Palazzo Reale non si finisce mai di imparare (fa pure rima…).
Critico anche il giudizio del parlamentare di ‘Cento Passi’, Claudio Fava:
“Una Finanziaria Frankestein, del tutto fuori controllo, fabbricata mettendo insieme decine di interventi a pioggia a uso e beneficio dei deputati della maggioranza che li hanno proposti o imposti”.
“Per cercare in aula i voti della sua risicatissima maggioranza la giunta Musumeci ha trasformato la manovra finanziaria in una gigantesca ‘tabella H’ che nulla ha a che fare con uno strumento programmazione politica ed economica”.