Di fatto, le navi cariche di grano duro continuano ad arrivare in Sicilia. E non può che essere così, dal momento che gli agricoltori si rifiutano di vendere il proprio grano a 18 centesimi il quintale. E siccome pane e pizze non mancano, da qualche parte il grano deve arrivare… La nave è giunta a Pozzallo il 16 aprile e nessuno ha controllato il carico. La nave che arriverà fra tre giorni. Il buio sui porti di Catania e Palermo. La ‘telenovelas’ sul grano ammuffito del Kazakistan
Una nave carica di grano duro dalla Croazia è arrivata lo scorso 16 aprile. E un’altra nave arriverà fra tre giorni. Questo è quanto è avvenuto e quanto avverrà nel porto di Pozzallo, che è l’unico luogo da dove, bene o male, si riesce a sapere qualcosa. Buio completo, invece, dai porti di Palermo e di Catania: è probabile che anche in questi due scali marittimi arrivino navi cariche di grano duro: ma da queste due città opache non trapela nulla.
L’abbiamo scritto a proposito dell’articolo in cui il colosso mondiale Barilla annuncia che non acquisterà più grano duro canadese (QUI L’ARTICOLO) e lo ribadiamo ancora una volta oggi: la battaglia per liberare l’Italia – e in particolare il Sud Italia, con in testa Sicilia, Puglia e Basilicata – dal grano duro che arriva con le navi è ancora lunga.
Così il 20 aprile scopriamo che nella Sicilia del grano duro non è cambiato nulla. Del resto, il prezzo di questo cereale nella nostra Isola è ancora bloccato a 18 euro al quintale: un prezzo stracciato (dovrebbe essere pagato non meno di 24-15 euro al quintale: e sarebbe sempre poco rispetto al grano duro statunitense – il Desert Durum – con caratteristiche organolettiche analoghe al grano duro del Sud Italia pagato a 40-45 dollari al quintale!), con gli agricoltori che preferiscono non venderlo.
Il grano duro siciliano della passata annata resta conservato. Ma in Sicilia, fino a prova contraria, si continuano a mangiare pane, pizze, biscotti, dolci (vogliamo sperare che chi produce pasta artigianale lo faccia con il grano duro siciliano). Ne consegue, sul piano della logica, che da qualche parte questo grano duro deve arrivare: e infatti è così: continua ad arrivare con le navi che nessuno controlla!
Riassumendo. Non sappiamo nulla dei porti di Palermo e Catania. Arriva anche lì il grano con le navi? Il dubbio (più di un dubbio, forse) c’è. Messina? Ci dicono che lì navi di grano non ne arrivano. C’è da crederci? Da Pozzallo, invece, qualche notizia trapela.
Il 16 aprile, come già ricordato, nel porto di Pozzallo è arrivata una nave dalla Croazia. Ha portato ai siciliani poco più di 4 mila tonnellate di grano duro croato. In Croazia si coltiva il grano duro? Questa è una bella domanda. Ma senza risposta. Perché gli attuali regolamenti dell’Unione Europea dell’euro consentono, in questo settore, ogni forma di ‘magheggio’.
Un’esagerazione? Non esattamente. Basta che una nave carica di grano approdi in un porto comunitario – magari dove i controlli sono all’acqua di rose, o magari dove i controlli non ci sono affatto – e, miracolo!, il grano può essere trasportato in un qualunque altro porto dell’Unione Europea senza alcun controllo successivo. Una pacchia.
E il luogo di produzione? Fanno fede le ‘carte’. Prendere o lasciare.
Non rimangono che i controlli sulla sanità del grano. Che il presidente della Regione siciliana, Nello Musumeci, ha annunciato. Ma, alle sue parole, però, non sono seguiti i fatti. Il carico di grano arrivato a Pozzallo – oltre 4 mila tonnellate di grano ‘croato’ – è già nei silos: potrebbero essere nei silos presenti in Sicilia; o nei silos di altre Regioni italiane (nessuno vieta il trasporto del grano sul gommato).
Il nostro dubbio è che possa essere rimasto in Sicilia: e che magari sia già stato macinato: e magari è già in parte nelle nostre pance… Tutto è possibile.
Fra tre giorni – il 23 aprile – nel porto di Pozzallo arriverà una nuova nave con 6 mila e 500 tonnellate di grano duro. Sulla carta è grano duro francese. Verrà controllato o finirà sulle nostre tavole – sotto forma di pane, pizze, dolci e magari pasta – senza alcun controllo? Vi terremo informati.
Intanto vi annunciamo che stiamo organizzando – come I Nuovi Vespri e con chi vorrà collaborare con noi – un convegno sul grano duro siciliano e, in generale, del Sud Italia. Appuntamento a giugno, a Palermo. Presto vi daremo notizie più dettagliate.
Se non l’avete ancora capito – ci rivolgiamo agli agricoltori e ai consumatori – le ‘autorità’, in questo settore, sono un po’ ‘latitanti’. Dobbiamo fare da noi. Ci dobbiamo organizzare.
Perché la speculazione che tiene basso il prezzo del grano duro del Sud Italia e le navi che, contemporaneamente, continuano ad arrivare per aumentare l’offerta e tenere basso, per l’appunto, il prezzo del grano duro, è una manovra contro gli agricoltori del Sud Italia e contro noi consumatori: nello specifico, contro gli agricoltori siciliani e contro i consumatori siciliani. Per questo è importante reagire.
Infine una buona notizia. Ricordate la nave di grano duro del Kazakistan arrivata sempre nel porto di Pozzallo? (in calce trovate gli articoli)
E’ la nave che è stata bloccata perché il grano era in parte ammuffito. Il TAR (Tribunale Amministrativo Regionale) della Sicilia lo ha sbloccato restituendolo al molino siciliano che l’ha acquistato.
Ebbene, la buona notizia è che non ce lo mangeremo. A quanto pare verrà restituito all’importatore. Meno male. Almeno questo. In ogni caso vi terremo informati anche su come finirà questa storia.