Il giovane agricoltore di Vittoria non è morto per colpa di un destino cinico e baro, ma per precise responsabilità politiche. A cominciare da un’Unione Europea dell’euro che, imponendo l’arrivo di prodotti agricoli da mezzo mondo a prezzi stracciati (soprattutto da Cina, Africa e, adesso, anche dal Canada), sta massacrando gli agricoltori italiani e, segnatamente, gli agricoltori siciliani
Attanagliato dai debiti ha deciso di farla finita. Si è conclusa in modo tragico la vita di un giovane agricoltore di Vittoria che non se l’è sentita più di andare avanti. Storia emblematica in una città siciliana che un tempo era la capitale della serricoltura e che, oggi, versa in una pesantissima crisi.
Scrive sulla propria pagina facebook Francesco Aiello, più volte sindaco di Vittoria, già parlamentare regionale, già assessore regionale all’Agricoltura, uomo politico di lungo corso della sinistra dell’Isola che conosce molte bene la storia e le vicissitudini della sua città:
“Si è impiccato all’interno della sua azienda agricola Giovanni Viola, classe 1987, sposato, padre di una bambina di pochi mesi, attanagliato da debiti da crisi agricola, presumibilmente dopo pranzo nelle campagne agricole di Scoglitti. Alle 17 i familiari, non vedendolo rientrare, sono andati a cercarlo e lo hanno trovato impiccato. Nessun aiuto ha potuto dare l’ambulanza medicalizzata del 118 di Scoglitti. Giovanni Viola è la più giovane vittima della crisi agricola di questi mesi. Il dolore dei vittoriesi è grande”.
Questo blog segue da tempo la crisi che attanaglia l’agricoltura siciliana. Ci occupiamo del grano duro della nostra Isola. Ma anche di altri prodotti. Proprio nei giorni scorsi abbiamo affrontato il problema del pomodoro, coltura che è stata, per anni, uno dei punti forti dell’agricoltura di Vittoria (in calce potete leggere gli articoli che abbiamo dedicato al pomodoro di serra, al pomodoro coltivato in pieno campo e alla passata di pomodoro).
La crisi di Vittoria – cittadina che fondava la propria economia sulla serricoltura – va avanti da anni. Di mezzo ci sono anche pressioni improprie da parte di organizzazioni criminali che cercano di condizionare il mercato. Ma il problema centrale – che riguarda tutta l’ortofrutta siciliana – è l’arrivo di ortofrutta dalla Cina e dall’Africa prodotta a prezzi stracciati (e spesso con tecniche colturali pessime!) che distruggono la produzione locale e mettono in ginocchio le aziende agricole siciliane.
Ieri sera, ad esempio, nel leggere un comunicato diramato dalla presidenza della Regione siciliana siamo rimasti stupiti.
In questo comunicato stampa si racconta di un incontro tra il presidente della Regione, Nello Musumeci, e i deputati europei eletti in Sicilia. Si tratta, si legge nel comunicato, di “uno degli impegni che Musumeci aveva assunto nel corso dell’incontro con gli agricoltori a Vittoria”.
Seguendo da oltre due anni la crisi agricola siciliana, non possiamo non rilevare che l’unico europarlamentare eletto in Sicilia che ha provato a fare qualcosa in difesa degli agricoltori siciliani e dell’agricoltura siciliana è stato il grillino Ignazio Corrao.
Degli altri deputati europei eletti in Sicilia non vogliano nemmeno parlarne. Ricordiamo soltanto che fanno parte degli schieramenti politici del centrodestra e del centrosinistra: schieramenti politici che hanno avallato il CETA e altre iniziative che stanno distruggendo l’agricoltura siciliana e, in particolare, l’agricoltura del Sud Italia.
Il CETA è un trattato commerciale tra Unione Europea e Canada che è stato approvato anche con i voti di centrodestra e centrosinistra dell’Italia. Non solo. L’Unione Europea lo sta applicando calpestando le prerogative dei Parlamenti di 27 Paesi europei.
E’ un trattato commerciale vergognoso, se non criminale, che impone ai cittadini europei di mangiare prodotti agricoli canadesi sui quali è lecito nutrire dubbi. E’ il caso del grano duro prodotto nelle aree fredde e umide del Canada che, notoriamente, non è un toccasana per la salute umana!
Tutto questo nell’interesse delle multinazionali che oggi controllano l’Unione Europea!
Con il placet del Parlamento europeo registriamo anche l’invasione di olio d’oliva tunisino, di agrumi del Marocco, dei succhi di frutta prodotti senza frutta eccetera, eccetera eccetera.
Si dirà: magari gli europarlamentari di centrodestra e di centrosinistra eletti in Sicilia non saranno stati d’accordo con le scelte adottate – e votate – dai rispettivi schieramenti politici. Se è così, questi signori, per coerenza, dovrebbero aver già lasciato le rispettive formazioni politiche.
Se non è così, se questi eurodeputati fanno ancora parte delle formazioni politiche di centrodestra e centrosinistra, ebbene, il presidente Musumeci ha solo perso tempo ad incontrarli!
Nel comunicato diramato ieri sera dalla presidenza della Regione siciliana c’è un passaggio sulla crisi di mercato che colpisce la Sicilia che non ci convince proprio:
“Crisi – si legge nel comunicato – dovuta anche a un drastico calo di consumi. In particolare, per esempio, è emersa una notevole riduzione della richiesta di pomodoro, che sta causando un eccesso di offerta, con la logica conseguenza di serre piene e prezzi non adeguati che variano, alla produzione, da 25 a 67 centesimi di euro al chilo. A essere favoriti, quindi, i produttori che possono contare su una migliore organizzazione commerciale. Da qui la necessità di processi di aggregazione, accordi di filiera, tavoli con la Grande distribuzione organizzata, azioni promozionali sui prodotti nei punti vendita, applicazione delle clausole di salvaguardia”.
Non sappiamo che sia “l’economista agrario” che abbia ispirato il Governo regionale. Non possiamo certo escludere, ad esempio, che i siciliani abbiano capito che buona parte del pomodoro e della passata di pomodoro presente nella nostra Isola sia di provenienza estera. E che, di conseguenza, abbiano deciso di acquistarne sempre meno.
Ma a nostro sommesso modo di vedere, la crisi del pomodoro in Sicilia, oggi – al pari di tanti altri prodotti ortofrutticoli – non è legata a una riduzione della domanda al consumo, ma a un eccesso di offerta che arriva da Paesi esteri e, segnatamente, da Cina e Africa.
Al presidente Musumeci – che sicuramente sarà un bravissimo produttore di arance – ricordiamo che gli accordi di filiera, per definizione, servono alle industria di trasformazione dei prodotti agricoli, non certo agli agricoltori!
E ricordiamo, inoltre, che in presenza di un’enorme e incontrollata massa di prodotti ortofrutticoli che arriva in Italia dalla Cina, dall’Africa e da altri Paesi del mondo, gli accordi con la Grande distribuzione organizzata servono a poco.
Per quale motivo, infatti, un grande supermercato dovrebbe acquistare il pomodoro in serra prodotto a Vittoria o a Pachino, pagandolo a 0,50-0,60 euro al Kg (che è già un prezzo bassissimo!), quando può acquistare il pomodoro cinese o africano a 0,10 euro?
Per contrastare la crisi che attanaglia l’agricoltura siciliana, a tutti i livelli, va bloccata la logica del profitto è che oggi è la cifra di una fallimentare Unione Europea dell’euro.
Va bloccata la produzione agricola che arriva da Cina e Africa. Le aziende siciliane non possono competere con realtà produttive schiavistiche, dove il costo del lavoro è dieci volte inferiore a quello della Sicilia.
Vanno anche effettuati i controlli fitosanitari, per verificare l’eventuale presenza, nell’ortofrutta che arriva in Italia dall’estero, di pesticidi ed erbicidi che nel nostro Paese non si utilizzano più da decenni, perché dannosi per la salute umana.
Dietro la morte del giovane agricoltore di Vittoria non c’è un destino cinico e baro: al contrario, ci sono scelte politiche ed economiche volute dal Parlamento Europeo e, in alcuni casi, imposte ai Paesi europei calpestando le prerogative dei Parlamenti sovrani (ma lo sono ancora, sovrani?) degli stessi Paesi dell’Unione Europea.
P.s.
Anche i controlli disposti sui prodotti agricoli dal Governo Musumeci, e segnatamente sul grano duro che arriva con le navi, non sono molto convincenti.
Ci sono stati, è vero, controlli su due navi cariche di grano duro.
Ma dei risultati questi controlli, fino ad oggi, i cittadini siciliani non hanno notizie.
GranoSalus – l’associazione che raccoglie consumatori e agricoltori del Sud Italia – ha disposto i controlli sulla pasta e su altri derivati. E li ha resi pubblici.
Dei controlli avviati dall’attuale Governo regionale su alcune partite di grano i cittadini siciliani non sanno nulla.
Se i controlli sono questi, presidente Musumeci, può anche evitare di effettuarli: senza ‘trasparenza’ non servono proprio a nulla! Anzi, per essere precisi, si configurano come una presa per i fondelli.
Ah, dimenticavamo: i controlli debbono essere effettuati da laboratori di analisi indipendenti, non certo dall’Istituto Zooprofilattico della Sicilia che, in quanto dipendente dal Ministero della Salute e dalla Regione siciliana, non può garantire indipendenza.
Aggiornamento/ Dichiarazione del presidente della Regione siciliana, Nello Musumeci:
REGIONE: AGRICOLTURA: MUSUMECI, NON LASCEREMO SOLI I PRODUTTORI
“Il suicidio dell’agricoltore di Vittoria, qualunque sia stata la causa scatenante, costituisce comunque una tragedia per la comunità e carica di ulteriore tensione un clima già abbastanza teso. Il governo regionale ha risposto subito al grido di allarme dei produttori orticoli e sta adoperandosi in tutte le direzioni, pur nell’aridità delle norme vigenti in materia di crisi di mercato. Alcune iniziative le abbiamo già previste nella Finanziaria che andrà in aula a giorni. Venerdi pomeriggio a Palermo insedierò il Tavolo anticrisi, con tutti i soggetti interessati, mentre a Roma non abbiamo ancora un governo col quale confrontarci. Ma i produttori debbono sapere che non li lasceremo soli. Questa battaglia si vince o si perde assieme”.