Il presidente della Regione dice che non si inchina ai capi corrente. Ma allora come mai i due deputati vicini a Salvatore ‘Totò’ Cardinale sono passati, armi e bagaglio, nella maggioranza di centrodestra che regge le sorti del Governo a Sala d’Ercole?
Durante una seduta del Consiglio comunale di Catania di tanti anni fa, alcuni consiglieri notarono le strane manovre di un loro collega che, postosi sulla soglia dell’ingresso all’Aula, ad intervalli regolari entrava ed usciva dalla sala. Incuriositi, si avvicinarono al collega consigliere e gli chiesero:
“Ma chi fai cu stu trasi e niesci?”.
“Il numero legale”, fu la ironica risposta. Così arrotondava le sue entrate.
Già, il numero legale, quanti delitti si compiono in tuo nome!
Abbiamo visto come, al Parlamento regionale, nonostante la fronda dei dissidenti nella maggioranza fosse rientrata, è stato necessario il soccorso estemporaneo (ieri loro, domani chissà chi) del Partito gommone di Salvatore ‘Totò’ Cardinale, una specie di ONG con fini di lucro, buona nei momenti di difficoltà, che, maligna qualcuno, con la promessa di un qualche ritorno, si è aggiunto volentieri ad una traballante maggioranza.
Musumeci l’onesto “dignus non est sed accipit”. Lo stesso onesto Musumeci che, lo ha detto chiaro, non è attaccato allo sgabello, ma che alla poltrona si è fatto assicurare con i ribattini, da quell’uomo semplice che è, quando parla si confessa.
“Io non ho maggioranza”, ha confessato qualche giorno fa, e proprio perché non è attaccato allo sgabello, invece di trarne le conseguenze più ovvie, ovvero le dimissioni, si è guardato intorno nella speranza di vedere spuntare un fil di fumo all’orizzonte. Ed ecco verso lui venir per nave un vecchio, bianco per “l’antico pelo”.
L’uomo della Provvidenza, l’uomo della maggioranza, Figaro, il prosseneta, Arlecchino servitor di due padroni, il servo Matti senza il signor Puntila, il Clarinetto di Napoleone, il maiale di Orwell, insomma un personaggio mitico, mitologico, letterario, funerario, carcerario; se laico, identificato con Gano di Magonza, il “patito del tradimento”, se ecclesiastico, elevato al rango di Cardinale.
Continuiamo con le confessioni dell’onesto Musumeci. Si dicono confessioni, si leggono strategie. “Se credono che prima di andare in Aula io mi inchini a qualche capo corrente si sbagliano”. Sì, si sbagliano due volte. Primo, lui è tutto d’un pezzo, e ha forti difficoltà ad inchinarsi, preferisce cadere in ginocchio, postura che gli consente di tenere la schiena dritta. Secondo, il messaggio è chiaro:
“Ditemi a quale capo corrente devo inchinarmi stavolta per avere la maggioranza”.
Fu la volta di Totò secondo. Domani chissà…
Visualizza commenti
Anche se non lo volesse lo zio, il nipote, riconfermato alla guida della Banca di via Nigra, garantirebbe l'appoggio al centro destra come in passato ha garantito fino alla fine l'appoggio a Saro. Prima delle prossime politiche vedremo cosa c'è da inventarci per riconfermare le posizioni nazionali, Non c'è premura, tanto il risultato è già stato ottenuto sia per lo zio che per il nipote, a prescindere dalle vittime della strada Palermo-Mussomeli.