L’assessore ai Beni culturali, Vittorio Sgarbi, ha annunciato le dimissioni, ma ancora non se n’è andato e dice che firmerà le ultime ‘carte’ a Pasqua. Nuove offese ai grillini (che replicano a muso duro) e a Musumeci, definito “un gran maleducato”. Ieri, intanto, Sala d’Ercole ha ‘bocciato’ il DEF. Grillini e PD invitano il Governo senza maggioranza a dimettersi. Ma…
Non è facile capire perché, a qualche giorno dal pronunciamento dei giudici del TAR (Tribunale Amministrativo Regionale) della Sicilia sulle elezioni regionali la maggioranza, o presunta tale, di centrodestra continui a mettere i bastoni tra le ruote al Governo di Nello Musumeci. Ieri è arrivata, in Aula, la ‘bocciatura’ del DEF (Documento di Economia e Finanza).
Al momento del voto erano presenti a Sala d’Ercole 65 deputati su 70. In 32 hanno votato contro e 32 a favore (uno si è astenuto). Con il ‘pareggio’, regolamento alla mano, non c’è approvazione è il DEF è tornato in commissione Bilancio e Finanze.
Sul piano tecnico non è niente di particolare: non si tratta di un articolo del Bilancio o della Finanziaria, se è vero che di approvare la manovra 2018, ormai, se ne parlerà tra la fine di aprile e i primi di maggio. L’esercizio provvisorio (CHE QUESTO BLOG AVEVA PREVISTO IL 14 MARZO SCORSO) ormai è realtà.
E siccome l’esercizio provvisorio è un disegno di legge, bisognerà capire se i parlamentari di centrodestra l’approveranno, o se faranno ‘melina’ anche in quest’occasione: cosa che sarebbe un po’ irrazionale, perché bloccherebbero solo la spesa regionale.
Che dire? Che la maggioranza dei deputati regionali – fatta di parlamentari di centrodestra – sta scherzando con il fuoco. Perché in questo delicato passaggio politico, come già ricordato, si attende, subito dopo la Santa Pasqua, il pronunciamento del TAR su un ricorso presentato dal titolare di questo blog (NE PARLIAMO QUI). Per non parlare dei dubbi, ormai noti, manifestati dalla magistratura contabile sui conti della Regione.
Il presidente Musumeci continua a ripetere di non avere una maggioranza in Aula: ma non spiega il perché di tanti ‘mal di pancia’ tra alcuni parlamentari di centrodestra. Non che l’attuale Governo partiva con una larga maggioranza a Sala d’Ercole: ma adesso qualche ‘pezzo’ non sembra facilmente recuperabile.
Ieri, per esempio, al Governo è mancato un solo voto. Un parlamentare che avrebbe potuto fare la differenza è Cateno De Luca, eletto nel centrodestra, ma già autonomo:
“L’avvio al lavoro di alcune centinaia di persone – scrive De Luca in un comunicato – è bloccato da continue faide fra fazioni politiche. Ho chiesto solo che si ponesse fine a questo gioco al massacro sulla pelle di centinaia di famiglie e che il Governo facesse una chiara scelta per garantire il ripristino della legalità e la discontinuità col passato. Era per me, e l’avevo detto a viso aperto e senza sotterfugi, un banco di prova rispetto alla affidabilità del Governo Musumeci, di cui ho registrato l’imbarazzato silenzio, traendone le conseguenze politiche”.
Sta succedendo, di fatto, quello che succedeva nei primi due anni del passato Governo di Rosario Crocetta, quando una parte del PD creava non pochi problemi al presidente. Allora una parte del PD premeva per entrare in Giunta. Oggi i problemi potrebbero essere in parte questi e, in parte, altri.
Con molta probabilità, ha dato un po’ di fastidio l’aria di sufficienza con la quale il Governo sta affrontando in Aula la manovra economica e Finanziaria 2018: ha inviato all’Ars i documenti finanziari con grande ritardo e pretendeva un esame e un’approvazione veloce.
Atteggiamento poco rispettoso nei confronti dell’Aula che, di fatto, ha costretto il Governo a presentare il disegno di legge sull’esercizio provvisorio, ‘bocciando’, poi – e siamo alla cronaca di ieri – il DEF. Insomma, la risposta di sala d’Ercole all’assessore all’Economia, Gaetano Armao, è arrivata.
I grillini dell’Ars passano intanto all’attacco:
“Le parole di un oltremodo innervosito ed arrogante Musumeci, che pretende di fare pure la paternale, sono irricevibili. Musumeci dovrebbe avere rispetto per la Sicilia e compiere un gesto di grande responsabilità, prendendo atto che non ci sono più le condizioni minime per governare: si deve dimettere”.
Bisogna capire quanta verità ci sia in queste parole, perché le eventuali dimissioni del presidente della Regione, Musumeci, comporterebbero lo scioglimento anticipato del Parlamento siciliano e il ritorno al voto. Eventualità che, forse, non dovrebbe dispiacere molto al Movimento 5 Stelle, che in questo momento è il primo partito della Sicilia con notevole vantaggio su tutti gli altri.
Ma è così? Non è facile capirlo. Perché, fino ad oggi, i grillini non hanno preso in considerazione il già citato ricorso al TAR presentato da Franco Busalacchi, titolare di questo blog, ricorso che presenta, peraltro, motivazioni non certo di secondo piano (COME POTETE LEGGERE QUI). E che potrebbe culminare o nello scioglimento anticipato dell’Ars, o nella sostituzione di Musumeci a Palazzo d’Orleans – sede della presidenza della Regione – con il secondo arrivato, proprio il grillino Giancarlo Cancelleri.
L’eventuale scioglimento anticipato del Parlamento siciliano, invece, potrebbe non piacere al PD, che alle ultime elezioni è riuscito ad eleggere 11 deputati all’Ars. Un risultato che difficilmente il Partito Democratico siciliano confermerebbe, alla luce dei risultati, non certo esaltanti, di questo partito alle recenti elezioni politiche nazionali.
Per questo anche gli inviti alle dimissioni di Musumeci da parte degli esponenti del PD (è il caso del capogruppo all’Ars di questo partito, Giuseppe Lupo), più che posizioni politiche, sembrano parole di rito.
Da voci di corridoio sembrerebbe che da alcuni ambienti abituati a fare in Sicilia, in materia agroalimentare, il bello e il cattivo tempo, non sarebbero piaciuti i controlli sulle derrate alimentari disposti dall’assessore all’Agricoltura, Edy Bandiera.
Il discorso non riguarda solo le navi cariche di grano che arrivano in Sicilia (che, come avveniva nel 2009, quando dirigente generale del dipartimento Agricoltura della Regione c’era Cosimo Gioia, cominciano finalmente ad essere controllate con verifiche sulla sanità del grano duro), ma anche l’ortofrutta.
In Sicilia, ormai da alcuni anni, arriva di tutto e di più: prodotti agricoli a basso costo che stanno mettendo in crisi gli agricoltori siciliani. Succede con il grano duro (il cui prezzo, ancora oggi, è molto basso: addirittura meno della metà del gran duro prodotto negli Stati Uniti d’America – il Desert durum – la cui qualità non è certo migliore del gran duro siciliano o, in generale, del Sud Italia), ma anche con il pomodoro, con la passata e la polpa di pomodoro, con altri ortaggi (per esempio i carciofi che arrivano dall’Egitto) e con la frutta fresca e secca (la frutta estiva siciliana, spesso, non ha gusto, forse perché non si capisce da dove arriva).
Intanto l’assessore ai Beni culturali e all’Identità siciliana, Vittorio Sgarbi, ha finalmente capito che non può più occupare il posto nel Governo di una Regione del Sud Italia e si è dimesso. Se n’è andato alla sua maniera, accompagnando il suo ‘addio’ con un linguaggio ‘forbito’:
“Vado in aula e sputo in faccia ai grillini. I miei video dal bagno? Fanno parte della linea politica”.
Sgarbi ce l’ha a morte con i parlamentari del Movimento 5 Stelle, che hanno presentato la mozione contro di lui.
A muso duro la replica degli stessi parlamentari regionali del Movimento 5 Stelle:
“Dopo quattro mesi se ne va il secondo assessore, a riprova che si sta sfaldando l’accozzaglia travestita da coalizione, che ha consentito a Musumeci di vincere le elezioni in Sicilia e che aveva un unico obiettivo: impedire al Movimento 5 Stelle di governare. Ricorderemo Sgarbi per l’effigie che lo ritrae seduto in una toilette, seminudo, con una boccetta di guttalax in mano. Mai un rappresentante delle istituzioni ha toccato livelli di decenza così bassi. Di sicuro non ne sentiremo la mancanza”.
Aggiunge la capogruppo dei grillini, Valentina Zafarana:
“Musumeci rischia di essere ricordato solo per le volgari boutades del suo assessore, di cui si è reso ostaggio per essere poi scaricato oggi con lo stesso disprezzo che ha riservato ai siciliani, quando li ha definiti parte improduttiva d’Italia e in attesa del reddito di cittadinanza. Una vergogna che non avremmo mai voluto conoscere e la cui responsabilità ricade totalmente sul presidente della Regione”.
Sgarbi se ne va criticando anche il presidente Musumeci, che definisce “un gran maleducato” (che detto da lui…). Su quotidiano La Sicilia leggiamo che l’assessore dimissionario avrebbe già indicato il suo successore: Sebastiano Tusa, docente universitario di Archeologia e attuale Sovrintendente per il mare.
“Mi riservo di firmare tutte le carte entro Pasqua – dice Sgarbi a La Sicilia (quindi ancora non se n’è andato, ne deduciamo) – e poi faremo una conferenza stampa con il mio successore, Sebastiano Tusa, che ho indicato al presidente dell’Ars Gianfranco Micciche. Una indicazione che il governatore Musumeci sembra avere accolto”.
Da Sgarbi arriva anche un’altra bizzarra dichiarazione, sempre su La Sicilia:
“Gianfranco Miccichè ha il merito di avere valorizzato il migliore funzionario che rischiava di essere emarginata”.
Il riferimento, scrive sempre La Sicilia – è a Patrizia Monterosso, l’ex segretaria generale della Regione siciliana alla quale il governatore Nello Musumeci non ha confermato l’incarico e chiamata dal presidente dell’Ars Gianfranco Miccichè a dirigere la Fondazione Federico II, braccio culturale dell’Assemblea regionale siciliana.
Mah…
Foto tratta da artspecialday.com
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