Il 22 marzo del 1943, esattamente 75 anni fa, ventiquattro bombardieri prendono di mira il porto di Palermo. Ognuno sgancia dodici bombe. L’incursione inizia alle 15 e 35 e finisce alle 17.38. Alle 15.45, colpita da una bomba, la nave Alessandro Volta, ormeggiata al molo Piave e carica di munizioni, esplode, disintegrandosi. Il fumo arriva ad una altezza di 4500 metri
Se la Repubblica italiana avesse dimostrato in senso positivo la stessa fatale considerazione dell’importanza che del porto di Palemo ebbero le Forze alleate durante la seconda guerra mondiale, considerazione che ne fece il primo bersaglio in una città europea, ecco che il porto di Palermo sarebbe la prima piattaforma industriale mercantile e commerciale del Mediterraneo.
Sappiamo come è andata. Invece, come scrive Amalia Crisantino, l’importanza del porto di Palermo durante la seconda guerra mondiale fu tragicamente chiara a tutti i suoi abitanti. Frequenti attacchi britannici avevano mirato a interrompere il flusso di rifornimenti alle forze dell’Asse in Africa, mentre i tedeschi organizzavano una rete di sorveglianza antiaerea coordinata dalla postazione sul Monte Pellegrino.
Di solito i bombardieri provenivano da Malta, passavano sopra Isola delle Femmine; si dirigevano poi su Sferracavallo e Mondello, seguivano la rotta di attacco in direzione dell’Arenella e colpivano il porto. Però la vicinanza della montagna e le correnti d’aria avevano sempre impedito che i Cantieri navali fossero seriamente danneggiati. E poiché non c’erano altri punti d’interesse strategico, con qualche disagio la città aveva continuato la sua vita.
Ma nel 1943 ogni residua minima sicurezza si dissolse. Gli Alleati erano sbarcati in Africa e l’aviazione americana applicò la tecnica del “bombardamento a tappeto”, e in virtù della sua importanza strategica (che come sempre viene apprezzata da chi non la possiede, mentre chi la possiede la sfrutta e basta). la Sicilia diventa la prima regione italiana a sperimentarne gli effetti devastanti.
A Palermo si intensificano i bombardamenti sul porto: il 3 febbraio e
il 1° marzo.
Il 22 marzo del 1943, esattamente 75 anni fa, è la volta di ventiquattro bombardieri. Ognuno sgancia dodici bombe sempre a cominciare dal porto. L’incursione ebbe inizio alle 15.35, quindi in pieno giorno, e durò fino alle 17.38. Alle 15.45, colpita da una bomba, la nave Alessandro Volta, ormeggiata al molo Piave e carica di munizioni, esplose, disintegrandosi. Il fumo arrivò ad una altezza di 4500 metri.
Il capitano pilota, Robert E. Black. raccontò:
“L’esplosione del cargo fu talmente poderosa che gli equipaggi la percepirono a cinque miglia d’altezza. Questo accrebbe molto i danni provocati dalle bombe. Facemmo un buco sul fianco del molo Piave, largo 300 iarde e profondo 150 piedi”.
L’acqua sollevata dall’esplosione allagò un rifugio antiaereo sul molo, dove s’erano rifugiati gli operai della Compagnia portuale. Ricordiamone i nomi. Sono siciliani, lavoratori portuali, vittime della follia umana:
– Battaglia Gaetano – Buccafusca Antonino – Caramola Gioacchino- Castelli Giuseppe- Castelli Raffaele- Castiglione Rosario – Chianello Giuseppe – Ciaramitaro Francesco – Compagno Francesco- D’Addelfio Giuseppe – Dallara Antonino – D’Amico Mario- Farina Gaetano- Ficarra Nicolò- Gambacorta Carmelo- Ganci Gandolfo- Giaconia Stefano- Giuliano Giuseppe- Lo Coco Gaetano- Lombardo Rocco- Marino Antonino- Messina Pietro- Messina Salvatore- Morello Carmelo- Notaro Giovanni – Onorato Salvatore- Richichi Antonino – Richichi Lorenzo- Tarantino Gaetano- Vignera Nunzio.
Parti della nave, una di queste del peso di sei quintali, colpì la Banca d’Italia, che dista 800 metri dal porto, entrando dal tetto. Insieme a queste arrivò anche il fusto dell’ancora della nave, che si trova custodito nella Caserma dei Vigili del Fuoco,“Ignazio Caramanna” .
Foto tratta dal blog di Nino Badalamenti