‘Giallo’ sul grano che è arrivato oggi con la nave a Pozzallo: è europeo o arriva da altri Paesi del mondo?

20 marzo 2018

La domanda è legittima. Perché una cosa è un grano duro francese, mentre altra e ben diversa cosa – ad esempio – è un grano duro canadese. In un’Unione Europea che applica il CETA calpestando le prerogative di 27 Parlamenti europei c’è da aspettarsi di tutto. Non ci sono problemi visibili. Ma saranno i controlli disposti dalla Regione siciliana a chiarire come stanno le cose. Aggiornamento: la dichiarazione del presidente Musumeci

Da dov’è arrivato il grano duro contenuto nella nave che ha attraccato stamattina nel porto di Pozzallo? (QUI L’ARTICOLO). Sono 5 mila tonnellate. Le ‘carte’ raccontano di un grano comunitario, a quanto pare francese. Ma il dubbio che possa arrivare da Paesi extra europei rimane.

Sono note, da anni, in questo settore, le cosiddette ‘triangolazioni diaboliche’: il grano duro viene caricato in un Paese extra comunitario (per esempio, in Canada, o in Messico, o in Ucraina) e poi, passando da un porto europeo all’altro, il carico viene fatto passare per “prodotto comunitario”.

Non c’è da stupirsi di nulla: nel silenzio generale, calpestando le prerogative dei Parlamenti di 27 Paesi europei – con la connivenza di un silente Parlamento Europeo – la Commissione Europea sta applicando il CETA (COME POTETE LEGGERE QUI). Altro che aspettare i pronunciamenti di 27 Parlamenti sovrani!

Il CETA, per la cronaca, è un trattato internazionale voluto dalle multinazionali. Il ‘succo’ è il seguente: le multinazionali andranno a fare affari in Canada nel settore industriale, nei servizi e in altri comparti. I Paesi europei esporteranno in Canada i propri prodotti. In cambio, però, i canadesi chiedono che i loro prodotti agricoli e agro-industriali (per esempio, i prosciutti e il grano duro) vengano acquistati dall’Unione Europea.

Calpestando le prerogative di 27 Parlamenti (che su tale questione non sono più sovrani!), l’esecutivo dell’Unione Europea, che nessuno ha eletto, sta applicando questo trattato internazionale truffaldino, che serve solo alle multinazionali che controllano a bacchetta l’Unione Europea. 

Se la UE è capace di fare questo, nel silenzio generale, secondo voi si preoccupa di verificare se una partita di grano extracomunitaria viene spacciata per ‘comunitaria’?

Ricordiamo che una nave carica di grano extracomunitario che arriva in un porto dell’Unione Europea poi ha accesso in tutti i porti della stessa Unione, senza l’onere dei controlli. Il controllo, infatti, spetta al primo porto, non agli altri. Se nel primo porto di attracco non si effettualo i controlli, beh, il gioco è fatto!

La Regione siciliana – e di questo va dato atto all’attuale Governo – sta disponendo, correttamente, controlli sanitari: cosa, questa, che avrebbero dovuto fare i precedenti Governi regionali, che hanno invece chiuso tutt’e due gli occhi…

Resta la domanda: che grano è arrivato a Pozzallo? Il nostro è un dubbio. Che può essere fugato. Basta conoscere i molini siciliani che l’hanno acquistato. Il punto, insomma, dovrebbe essere chiarito senza problemi.

Perché una cosa è il grano duro francese, altra e ben diversa cosa è il grano duro canadese. Specie se coltivato nelle aree fredde e umide di questo Paese: in questo caso, infatti, è un grano duro maturato artificialmente con il glifosato: e questo non va affatto bene!

Il nostro, lo ribadiamo, è dubbio. Detto questo, quello che succede dopo, in questi casi, non ci convince affatto, perché manca la ‘trasparenza’. Vediamo il perché.

La nave che è arrivata nei giorni scorsi sempre nel porto di Pozzallo presentava, visibilmente, grano con la muffa: ed è stata bloccata.

La nave arrivata stamattina non presenta un grano con le muffe o, in generale, non presenta altri problemi visibili.

Ma questo non significa che eventuali problemi debbono essere esclusi a priori. Non a caso sono state disposte le analisi. Che verranno effettuate dall’Istituto Zooprofilattico della Sicilia.

Nel frattempo il grano – che sotto gli occhi non presenta problemi – verrà scaricato e verrà trasportato nei molini siciliani che l’hanno acquistato.

La domanda è: questo grano verrà trasformato e messo in circolazione sotto forma di pasta, pane, pizze e via continuando prima che si conoscano le analisi dell’Istituto Zooprofilattico?

Chi è in grado, in Sicilia, di rispondere a questa domanda?

Più di quello che stanno facendo, gli uffici della Regione non possono fare. Poi il problema diventa di metodo e politico.

Il metodo riguarda l’Istituto Zooprofilattico della Sicilia, che per metà fa capo al Ministero della Salute-Sanità e per metà alla Regione siciliana.

Fino ad oggi – almeno a nostra memoria – non abbiamo mai letto un documento ufficiale dell’Istituto Zooprofilattico nel quale vengono illustrati i risultati delle analisi effettuate sul grano che arriva con le navi e, in generale, sui prodotti agricoli.

I signori dell’Istituto Zooprofilattico pensano che ai siciliani non interessi conoscere i risultati di tali analisi? Si sbagliano di grosso! I cittadini vogliono sapere cosa arriva, ogni giorno, sulle loro tavole.

Il Governo regionale, a nostro modesto avviso, si dovrebbe attivare per rendere noti i risultati di tali analisi.

Lo diciamo perché del grano contenuto nella nave che, nei primi di febbraio, ha attraccato a Pozzallo abbiamo saputo poco o nulla. Sappiamo che il grano è già arrivato sulle nostre tavole. Sappiamo che l’Istituto Zooprofilattico ha effettuato le analisi.

Ma i risultati delle analisi su questo grano sono rimasti “segreto di Stato”…

Anche sulla qualità delle analisi abbiamo qualcosa da dire.

Giustissimo controllare l’eventuale presenza di glifosato e di micotossine. Ma questo non basta.

Cinque mila tonnellate di grano duro che vengono stipate in una stiva, restando lì per settimane, non vengono trattate con pesticidi? Nessuna fumigazione? Niente residui chimici?

Le nostre sono una domande. Alle quali dovrebbero rispondere le analisi dell’Istituto Zooprofilattico. Che non si possono fermare solo al glifosato e alle micotossine.

Ancora: ‘sto grano duro è arrivato in Sicilia. Bene. A che prezzo lo stanno vendendo? E’ un “segreto di Stato” anche questo?

Ce lo chiediamo perché, quest’anno, il grano duro del Sud Italia – e quindi anche quello della Sicilia – è stato oggetto della solita speculazione al ribasso. Con il Governo Gentiloni che non ha fatto nulla per difendere gli agricoltori del Mezzogiorno.

Sarebbe bastato attivare la CUN – la Commissione Unica Nazionale per il controllo dei prezzi – istituita con una legge nazionale che il Governo Gentiloni non ha mai voluto applicare. Nulla di nuovo: dal PD non c’è da aspettarsi nulla: non a caso è precipitato al 18%: l’augurio è che continui su questa strada…

Quest’anno il grano duro tradizione del Sud è stato pagato, in media, a 20 euro al quintale. Un prezzo basso. Per caso il grano duro che è arrivato un mese fa è stato pagato ad un prezzo ancora più basso? E quello che è arrivato oggi a che prezzo è stato pagato?

Ma la politica lo capisce o no che questo grano che arriva con le navi – a parte i possibili problemi sanitari – serve solo per continuare a massacrare la granicoltura siciliana e, in generale, meridionale?

Aggiornamento: Dichiarazione del presidente della Regione, Nello Musumeci:

“Proseguono i controlli voluti dal governo regionale sulla qualità del grano duro importato nell’Isola. Il nucleo operativo del Corpo forestale regionale, insieme agli ispettori fitosanitari, al personale della sanità marittima, dell’Asp di Ragusa, della Dogana e della Capitaneria di porto ha proceduto alla verifica del carico di una nave francese attraccata a Pozzallo. Cinquemila le tonnellate di grano controllate e i cui campioni, per le analisi chimico-fisiche di rito, sono stati inviati all’Istituto “Zooprofilattico della Sicilia a Palermo”.

“Continua senza sosta – afferma il presidente della Regione Nello Musumeci – l’attività di controllo del Corpo forestale che avuto da questo governo direttive chiarissime. Vogliamo, da un lato, salvaguardare la salute dei cittadini, dall’altro tutelare i nostri produttori agricoli”.

Nei giorni scorsi, sempre a Pozzallo, è stato respinto dallo stesso Corpo forestale un carico di 5mila tonnellate di grano proveniente dal Kazakistan. Dai controlli effettuati, la merce è risultata non idonea per l’alimentazione umana, a causa di vistose ed estese chiazze di muffa e umido.

 

 

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