E’ semplicemente incredibile il tono imperioso con il quale, rivolgendosi al presidente della Regione Musumeci, Vittorio Sgarbi si rifiuta di lasciare l’assessorato ai Beni culturali. Dietro il suo atteggiamento da ‘colonizzatore’ di meridionali c’è, in realtà, un patto tra Berlusconi e Renzi che, pensando di vincere le elezioni politiche del 4 marzo, si erano già spartiti la Sicilia…
Così Vittorio Sgarbi, assessore regionale ai Beni culturali per volontà di Berlusconi e di Gianfranco Miccichè, non ne vuole sapere di togliere le tende dalla Sicilia. Dal suo punto di vista ha anche ragione: nel Governo della nostra Isola è arrivato per conto di equilibri romani: ed è agli equilibri romani che lui risponde, non certo al presidente della Regione, Nello Musumeci.
Sul quotidiano La Sicilia c’è la spiegazione, chiarissima, dello Sgarbi-pensiero:
“Nelle attuali condizioni non sono all’ordine del giorno le mie dimissioni, tema di grande interesse per le cronache, sollecitato dalla dichiarazione dell’assessore Toto Cordaro (rappresentante della giunta all’Ars) il quale ha indicato una scadenza al 27 marzo che non corrisponde né alla costituzione del nuovo governo, né alla convalida della mia nomina a parlamentare”.
Questo è il Governo regionale di centrodestra della Sicilia: un Governo che prende ordini da un signore che, seduto sul cesso, dileggia chi gli pare. E che, senza alcun problema, lancia un messaggio preciso al presidente Musumeci:
“Mi dispiace non essere gradito, nonostante io abbia fatto molto più di quello che mi viene riconosciuto, a partire dalla mostra su Boldini che ho disertato oggi (ieri per chi legge ndr), sapendo che non sarebbe stato oggetto della conferenza stampa. Aggiungo, per il presidente Nello Musumeci, che tra le iniziative in corso vi è quella con lo sponsor privato che s’impegna per la ricostruzione del Tempio G di Selinunte per un costo di 39 milioni di euro, senza alcun contributo regionale. È questa la ragione per cui intendo arrivare alla conclusione naturale del mandato. Se i patti fossero rispettati, direi che la mia volontà è quella di restare assessore in Sicilia”.
Siamo davanti un Governo regionale che prende ordini da un assessore imposto da Berlusconi e dal presidente dell’Assemblea regionale siciliana, il già citato Miccichè. Un assessore che ha offeso i meridionali e, quindi, i siciliani e che pretende di restare assessore perché, dice, ci sono di mezzo i 39 milioni di euro per la ricostruzione del tempio G di Selinunte “senza alcun contributo regionale”.
Della serie: state buoni siciliani, che non avete nemmeno i soldi per occuparvi dei vostri beni culturali!
Come un Governo regionale possa tollerare un personaggio del genere non riusciamo a comprenderlo. Ma va detto che Sgarbi non è il solo personaggio imposto al Governo della Sicilia.
Ricordiamoci che il Governo Musumeci nasce prima delle elezioni politiche dello scorso 4 marzo. E nasce mentre è già operativo l’accordo tra Renzi e Berlusconi che, nella testa di questi due personaggi, complice il Rosatellum avallato dal Quirinale, avrebbe dovuto portare al Governo dell’inciucio Renzi-Berlusconi.
Renzi – ci sono le sue tante interviste pre-elettorali che lo certificano – non pensava che il PD sarebbe sceso sotto il 25%. Mentre Berlusconi dava Forza Italia al 20%, tre o quattro punti sopra la Lega di Salvini.
Insieme, con il 44%-45%, Renzi e Berlusconi avrebbero dovuto governare l’Italia per i prossimi cinque anni, con la ‘benedizione’ dell’Unione Europea dell’euro a trazione tedesca.
‘Purtroppo’ – per Renzi e per Berlusconi – gli elettori italiani hanno scaraventato il PD al 18% e Forza Italia al 14%. Insieme, il segretario dimissionario del Partito Democratico e l’ex Cavaliere, non hanno i numeri per governare l’Italia: al massimo possono dedicarsi ai lupini di verghiana memoria (a Palermo – che non è Catania – in questi casi si usa dire forzando un po’ lo spirito verghiano: “Itivi a cogghiri ‘i luppini“, meglio se al singolare: “Va cogghiti ‘i luppini“…).
Il problema è che il Governo Musumeci, come già ricordato, è arrivato prima dei lupini o luppini. Ne consegue che Sgarbi è il ‘prodotto’ politico, presente nell’attuale Governo siciliano, di due soggetti – Renzi e Berlusconi – che hanno perso le elezioni.
E non è il solo. Noi pensiamo che Alessandro Baccei – l’ex assessore-commissario del PD di Renzi in Sicilia – sia tornato nella sua Toscana. E’ vero. Ma quelli che sono stati i più stretti collaboratori di Baccei – parliamo dei tecnocrati – sono ancora ai propri posti di comando.
Ci riferiamo al Ragioniere generale della Regione, dottore Giovanni Bologna, e al dottore Gaetano Chiaro, capo di gabinetto dell’assessore all’Economia, nonché vice presidente della Regione, avvocato Gaetano Armao.
Attenzione: persone degnissime, il dottore Bologna e il dottore Chiaro: ma espressione – piaccia o no – della gestione Baccei. Quindi della continuità.
Questo spiega alcuni passaggi che, fino ad oggi, o sono stati spiegati a metà, o non sono stati spiegati affatto.
Chi ha un po’ di memoria ricorderà un volume sulla Sicilia presentato dall’avvocato Armao prima delle elezioni regionali. Queste, in verità, sono cose che abbiamo già scritto: Armao parlava – e in parte ancora parla, ma ne parla soltanto – di ridiscutere i due ‘Patti scellerati’ siglati da Renzi e dall’ex presidente della Regione siciliana, Rosario Crocetta, nel giugno del 2014 e nel giugno del 2016. E di rivedere gli accordi su IVA e IRPEF, conseguenza del ‘Patto scellerato’ atto secondo.
Dopo di che – parlano i fatti – uno dei primi atti del Governo regionale Musumeci è stato quello di avallare uno scippo di 800 milioni di IVA.
Certo, a Roma, per dire sì al prelievo ‘ascaro’ ai danni delle finanze regionali non è andato il presidente della Regione e nemmeno l’assessore Armao: è andato l’assessore Marco Falcone, non a caso di Forza Italia, soggetto organico all’accordo Renzi-Berlusconi.
Oggi i due grandi sconfitti del 4 marzo – Berlusconi e Renzi – controllano la Sicilia. E la controllano con Miccichè e con i tecnocrati che Baccei ha piazzato nel cuore dell’amministrazione finanziaria della Regione siciliana.
Ci chiediamo e chiediamo: ma veramente la Sicilia deve essere governata da uno come Sgarbi? Veramente Berlusconi e Renzi, due perdenti, debbono ancora dettare legge nella nostra Regione?
Foto tratta da liberoquotidiano.it
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