Ad indagare è la Procura della Repubblica presso il Tribunale di Palermo. Che ha dispoto anche il sequestro di beni a carico dell’ex Pubblico ministero. Non è il primo tra i collaboratori valorizzati dal passato Governo regionale di Rosario Crocetta che finisce sotto inchiesta
Noi non ci occupiamo quasi mai di cronaca giudiziaria. Tranne quando i fatti non si presentano politicamente rilevanti: a questo punto ne diamo notizia e li commentiamo. Come non commentare, ad esempio, l’indagine a carico di Antonio Ingroia, da parte della procura della Repubblica di Palermo, ufficio presso il quale lo stesso Ingroia ha lavorato per tanti anni come Pubblico ministero?
La notizia la leggiamo sul quotidiano La Repubblica:
Alberghi a cinque stelle e stipendio d’oro. L’ex pubblico ministero antimafia Antonio Ingroia, oggi avvocato e candidato con la “Lista del popolo per la Costituzione” alle Politiche del 4 marzo, finisce sotto accusa per la gestione di “Sicilia e-Servizi”, la società regionale che si occupa (fra tante inefficienze) dei servizi informatici. Il nucleo di polizia economico-finanziaria di Palermo gli ha notificato un provvedimento di sequestro di beni per 150mila euro, l’equivalente di quanto avrebbe intascato illegittimamente, durante la sua attività di amministratore unico e di liquidatore della società”.
Ingroia non è il primo dei personaggi, valorizzati, nella passata legislatura, dall’ex presidente della Regione, Rosario Crocetta, che finisce sotto inchiesta. Qualche giorno fa è toccato all’avvocato Stefano Polizzotto, chiamato in causa in un’inchiesta sull’autostrada Siracusa-Gela.
Ingroia è finito sotto inchiesta con l’ipotesi di peculato. Ad indagare sono magistrati che, fino a qualche anno fa, erano i suoi colleghi (è noto che Ingroia ha lasciato la magistratura).
Per la magistratura che indaga sui conti di Sicilia e Servizi – la società regionale che si occupa o occupava di informatica – ci sarebbero problemi nei rimborsi. Ingroia, che era al vertice di questa società, avrebbe potuto usufruire solo del rimborso dei biglietti aerei nelle trasferte da Roma – città nella quale risiede – verso la Sicilia.
Invece, a quanto pare, l’avvocato Ingroia, quando arrivava in Sicilia, soggiornava, a spese della società, in noti hotel, dal Villa Igiea all’all’Excelsior, al Centrale Palace hotel.
Problemi, anche – sempre a parere dei magistrati che indagano – sull’indennità di risultato pari a 117 mila euro. Soldi che l’avvocato Ingroia ha percepito per tre mesi di lavoro come liquidatore della società regionale.
Il provvedimento di sequestro riguarda anche Antonio Chisari, revisore contabile della società che oggi si chiama Sicilia Digitale spa.
Il ‘caso’ Ingroia, racconta il quotidiano La Repubblica, sarebbe nato da un articolo pubblicato dal settimanale L’Espresso che rosale al febbraio 2015. Articolo che ha suscitato l’interesse dei giudici della Corte dei Conti.
“Nell’atto d’accusa – leggiamo sempre su La Repubblica – i pubblici ministeri ricordano che l’indennità di risultato ha una nuova disciplina dal 2008: prevede la liquidazione delle somme ‘solo in presenza di utili e comunque in misura non superiore al doppio del cosiddetto compenso omnicomprensivo’. All’epoca, il compenso omnicomprensivo riconosciuto dall’assemblea della società era di 50 mila euro (all’anno ndr). Ingroia promette battaglia legale contro i suoi ex colleghi. Intanto non è più al vertice di Sicilia e-servizi, il nuovo presidente della Regione Nello Musumeci non l’ha confermato”.
Ingroia, ovviamente, respinge le accuse.
Sempre per la cronaca, Antonio Ingroia si è presentato con la sua lista (“Lista del popolo per la Costituzione”) alle recenti elezioni politiche nazionali. Ma gli elettori non l’hanno premiato.
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