Non c’è da stupirsi per quello che viene fuori dalla gestione dei rifiuti a Catania. Solo in un centinaio di piccoli e medi Comuni c’è la raccolta differenziata. Il resto è affari & discariche. Con un miliardo di euro di gestione commissariale ‘sparito’ e un miliardo e 700 milioni di debiti che gli ignari siciliani verranno chiamati a ripianare
C’è un legame strettissimo tra vecchia politica siciliana e gestione dei rifiuti a base di discariche con la raccolta differenziata assente o con percentuali irrisorie. E’ semplicemente incredibile che le tre più grandi città siciliane – Palermo, Catania e Messina – abbiano fino ad oggi snobbato la raccolta differenziata. Se in questo scenario poi viene fuori il malaffare – come l’inchiesta di Catania – non c’è da rimanere stupiti.
La vecchia politica siciliana – con riferimento a centrodestra e centrosinistra – ha sempre dato per scontato il sistema delle discariche a scapito della raccolta differenziata. Chi ne ha fatto le spese è stato l’ambiente e i cittadini.
Questi ultimi sono stati penalizzati due volte.
Hanno dovuto subire, in tutti questi anni, l’inquinamento provocato dalle discariche, in massima parte gestito da privati, tra polemiche anche roventi. Basti pensare alle proteste dei cittadini di Misterbianco, grosso centro del Catanese, che da anni si battono da anni per fare chiudere una mega discarica alle porte della città (in calce potete leggere alcuni sulla discarica ‘Valanghe d’inverno’).
La seconda penalizzazione i cittadini siciliani l’hanno subita sul piano economico: con la raccolta differenziata dei rifiuti avrebbero pagato una TARI (Tassa sui rifiuti) meno ‘salata’. Invece la raccolta differenziata, in Sicilia, è presente solo in un centinaio di Comuni medio-piccoli.
In tutti gli altri Comuni – circa 300 Comuni, con i testa i citati Palermo, Catania e Messina – i cittadini hanno dovuto pagare anche il costo delle discariche che viene inserito nella stessa TARI, con modalità sulle quali la parlamentare regionale Giusy Savarino, presidente della commissione Ambiente dell’Ars ha ravvisato poca chiarezza, inviando due risoluzioni su tale questione alla magistratura.
Dobbiamo anche ricordare le polemiche che, nella passata legislatura, hanno accompagnato la gestione dei rifiuti in Sicilia. All’inizio del proprio mandato, l’allora presidente della regione, Rosario Crocetta, ha nominato il magistrato Nicolò Marino assessore con delega alla gestione dei rifiuti.
Ma, come si ricorderà, l’assessore Marino si è scontrato con Giuseppe Catanzaro – allora vive presidente di Confindustria Sicilia, oggi presidente della stessa organizzazione imprenditoriale – titolare, insieme con la sua famiglia, della società che gestisce la discarica di Siculiana, in provincia di Agrigento.
Tra Nicolò Marino e Giuseppe Catanzaro – questa è storia – Crocetta e la sua maggioranza a trazione PD hanno scelto il secondo. Mentre Marino è stato messo fuori dal Governo.
Di fatto, tra la gestione dei rifiuti in Sicilia da parte del centrodestra – i ‘famigerati’ ATO rifiuti – dal 2001 al 2008, e le successive gestioni da parte dei Governi regionali di centrosinistra (prima il Governo di Raffaele Lombardo e poi il già citato Governo Crocetta) hanno provocato danni ambientali ed economici gravissimi.
I danni all’ambiente sono legati all’inquinamento e alle mancata bonifiche. I danni economici sono già stati pagati dai cittadini siciliani con una TARI ‘salata’ e, soprattutto, dovranno essere pagati in un futuro non lontano.
Anche se nessuno lo dice, solo per mancati pagamenti di forniture e di servizi i cittadini siciliani dovranno pagare un miliardo e 700 milioni di euro! Una somma che, ogni mese, cresce di 100 mila euro (COME ABBIAMO RACCONTATO IN QUESTA INCHIESTA).
Se all’inquinamento dell’ambiente provocato dalle discariche e ai ‘buchi’ finanziari aggiungiamo quello che continua a emergere per ora solo a Catania (in questa provincia, qualche anno fa, un’altra inchiesta ha smantellato affari e altro), ci si rende conto che la vecchia politica siciliana, con i rifiuti, produce sempre gli stessi schemi.
E anche se gli ‘altarini’ vengono fuori solo a Catania e in qualche ufficio della Regione, le polemiche – per gli affidamenti diretti, per l’inquinamento provocato dalle discariche e per altro ancora – non risparmiano altre province e altre discariche, da Lentini, in provincia di Siracusa, alla discarica di Bellolampo di Palermo (dove dovrebbe essere realizzata una settima vasca: una follia!).
La gestione dei rifiuti, in Sicilia, ha segnato in negativo l’operato del passato Governo regionale di Crocetta; ha segnato in negativo l’operato dell’amministrazione comunale di Palermo di Leoluca Orlando (qui la raccolta è un fallimento: basti pensare alla chiusura dell’isola ecologica, nel dicembre del 2015 (COME POTETE LEGGERE QUI) e all’inchiesta della Corte dei Conti (COME POTETE LEGGERE QUI).
Per questo noi non siamo stupiti di quanto sta emergendo a Catania in queste ore: semmai ci chiediamo se verrà mai il giorno in cui verrà fatta chiarezza sulla gestione di questo settore in tutta la Sicilia, a cominciare dal miliardo di euro ‘sparito’ con la gestione commissarialE (COME ABBIAMO RACCONTATO IN QUESTA INCHIESTA).
Su quello che sta succedendo in queste ore a Catania intervengono i parlamentari del Movimento 5 Stelle:
“Da anni denunciamo un sistema di corruttele dietro il business dei rifiuti in Sicilia e a Catania. Ora basta, la politica si assuma le proprie responsabilità, Enzo Bianco tragga le conclusioni del suo fallimentare mandato a Catania e si dimetta”.
L’inchiesta che sta mettendo a soqquadro Catania viene denominata Garbage affair, ed è condotta della Direzione distrettuale antimafia. Coinvolge quattro tra funzionari e dirigenti del settore Ecologia del Comune di Catania e due imprenditori romani vicini alla Ecocar, l’azienda che per conto del Comune ha gestito in regime di prorogatio la raccolta dei rifiuti.
“Nel fare ancora una volta un plauso all’attività degli inquirenti – scrivono i parlamentari nazionali e regionali del Movimento 5 Stelle – pretendiamo che il sindaco del capoluogo etneo faccia un passo indietro. Questa inchiesta pesa come un macigno sull’amministrazione Bianco e rappresenta la pietra tombale sull’esperienza fallimentare del suo mandato che non poteva concludersi in modo peggiore”.
“Al netto delle responsabilità penali e di fronte a tre gare d’appalto andate deserte e alle evidenti anomalie – – concludono i parlamentari – le ‘colpe’ politiche sono gravissime e pesanti, non si doveva e non si poteva ignorare quanto stava accadendo, mentre i cittadini continuano a pagare per un servizio scadente e per una raccolta differenziata mai partita”.
Foto tratta da zainoo.com
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