Caos nel governo della Sicilia. E caos a Palermo, a Catania e in tanti altri Comuni

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La vecchia politica siciliana sbraita contro il Movimento 5 Stelle. Poi, però, alla Regione il presidente Nello Musumeci è senza maggioranza. Nei Comuni dell’Isola con oltre 5 mila abitanti – gestiti nella stragrande maggioranza dei casi da centrodestra e centrosinistra – sta per scoppiare il caos dei consuntivi. La Palermo di Leoluca Orlando è nel caos. Mentre a Catania Enzo Bianco è senza maggioranza

Chi è che governa la Regione siciliana? Chi è che governa il Comune di Palermo e il Comune di Catania? Ce lo chiediamo perché è sotto gli occhi di tutti l’affanno con il quale tira avanti la vecchia politica. Se a Roma sono disposti a inventarsi di tutto, pur di non fare governare i grillini (anche un accordo centrodestra-PD, COME ABBIAMO SCRITTO IERI), qui in Sicilia la vecchia politica, pur controllando tutto, di fatto, sta facendo franare tutto.

Nel centrodestra che governa la Regione è in corso una faida contro il ‘capo’ dei berlusconiani siciliani, Gianfranco Miccichè. Per vincere le elezioni regionali il coordinatore di Forza Italia nell’Isola ha promesso di tutto e di più. Ma la sconfitta, secca, alle elezioni politiche del 4 marzo ha fatto saltare il banco.

Già Miccichè, nel preparare le liste, è stato costretto a dire alcuni “no”. Dalla Trapani di Tonino D’Alì Staiti alla Città dello Stretto di Francantonio Genovese i musi, prima del voto per le elezioni politiche, erano già lunghi.

Dopo la sconfitta elettorale – tutti i collegi uninominali della Sicilia conquistati dal Movimento 5 Stelle – i malumori si sono trasformati in rivolta.

Già tra gli azzurri, prima del voto, è andato via sbattendo la porta Vincenzo Figuccia, rieletto con grande consenso popolare nelle file dell’UDC.

D’Alì è ormai in rotta di collisione con Miccichè. Fuori dalle liste, con la sua candidatura a sindaco di Trapani ‘placcata’ dalla magistratura, l’ex senatore non perde occasione per lanciare strali contro il coordinatore degli azzurri siciliani.

A Messina l’idillio tra la potente famiglia Genovese (il figlio di Francantonio, il ventenne Luigi, è stato eletto a furor di popolo deputato regionale) e Miccichè sembra in crisi. Ai Genovese padre e figlio sembra non siano andate a genio le scelte degli assessori regionali: da qui il dissenso.

Fine della faida? Ma quando mai! Ecco Marianna Caronia, lunga militanza nel centrodestra, ‘lato mare’ (il riferimento è ai potentati dei trasporti marittimi in salsa sicula, dalla Siremar in poi, dei quali la deputata regionale e il suo noto papà, Giuseppe Caronia, potente sindacalista UIL fanno da sempre parte). Da Marianna Caronia non sono mancati strali contro Miccichè.

Poi c’è una seconda parlamentare regionale, Rossana Cannata, base elettorale a Siracusa (più Avola che la Città Aretusea, in verità), anche lei critica verso Miccichè. Qui non si capisce se i problemi riguardanola scelta degli assessori, il voto alle elezioni politiche o entrambe le cose.

Quindi un terzo deputato regionale, Tommaso Calderone di Barcellona Pozzo di Gotto, provincia di Messina. Qui lo scontro – pesante – è stato sulle candidature alle recenti elezioni politiche. Sul sito letteraemme si legge di tutti e di più (QUI L’ARTICOLO).

Calderone, alla luce della sconfitta di Forza Italia in Sicilia – con riferimento alle elezioni politiche dello scorso 4 marzo – attacca Miccichè. Che replica ricordando che dalle parti di Messina ‘pezzi’ di Forza Italia avrebbero fatto votare Movimento 5 Stelle. Bagarre totale.

Si chiude con Riccardo Gallo da Agrigento. Qui l’attacco a Miccichè è veramente particolare. Perché entrambi – Riccardo Gallo e il coordinatore di Forza Italia in Sicilia – sono stati vicini all’ex senatore, Marcello Dell’Utri. Così, oggi, vederli su fronti opposti è piuttosto singolare.

A noi non interessa entrare dentro le polemiche interne a Forza Italia. Quello che ci interesserebbe capire è con quale maggioranza il presidente della Regione siciliana, Nello Musumeci, pensa di governare la Regione.

Perché è evidente che le contraddizioni e le polemiche interne al centrodestra si scaricheranno sugli equilibri politici e parlamentari dell’Assemblea regionale siciliana.

Ricordiamo, infatti. che una parte dei malumori interni a Forza Italia sono legati ai risultati elettorali del 4 marzo. Ma ci sono anche i mal di pancia verso le nomine di alcuni assessori regionali.

La nostra sensazione è che a Sala d’Ercole assisteremo a un inciucio tra la parte del centrodestra che si riconosce in Gianfranco Miccichè (che comunque è maggioritaria, almeno fino ad oggi) e una parte del PD, con riferimento ai renziani che, da Roma in Sicilia, sono sempre stati quasi-inciuciati con i berlusconiani.

In ogni caso, il presidente Musumeci – già alle prese con gravissimi problemi di Bilancio – avrà anche problemi in Aula. Il risultato non potrà che essere un Governo regionale ‘zoppicante’, perché senza una vera maggioranza in Parlamento si governa sempre male.

Ma il caos non riguarda solo la Regione amministrata dal centrodestra, ma anche i tanti Comuni amministrati dal centrosinistra.

Nessuno ne parla. Ma va sottolineato che tanti Comuni dell’Isola con oltre 5 mila abitanti avranno difficoltà – serie difficoltà – ad approvare i consuntivi 2017.

Già i Comuni siciliani erano in gravi difficoltà, se è vero che il Fondo regionale per le Autonomia locali, con i Governi Crocetta-PD, è passato da 900 milioni di euro a 340 milioni di euro.

Sennonché, lo scorso anno, il Governo Crocetta – con l’avallo della maggioranza di centrosinistra dell’Ars – hanno ridotto di ulteriori 60 milioni di euro il Fondo per le Autonomie locali, portandolo a 280 milioni di euro.

Il risultato è che, lo scorso anno, i Comuni dell’Isola con oltre 5 mila abitanti hanno registrato un ‘buco’ di ‘cassa’ di 60 milioni di euro (leggere pagamenti per forniture non onorati e riduzione dei servizi ai cittadini, soprattutto ai più bisognosi: che sono quelli che non si possono difendere e, spesso, non si possono nemmeno lamentare, visto che sono malati).

A maggio il caos dovrebbe essere assicurato. Tra i Comuni che hanno subito questo taglio ci sono Palermo e Catania (che, in proporzione, sono quelli che pagano in percentuale maggiore, visto che sono i più grandi).

A Palermo i conti del Comune sono già nel caos, anche se nessuno ne parla. Quando esploderà la vicenda del Bilancio consolidato che, di fatto, non c’è sarà sempre troppo tardi (per definizione, il Bilancio consolidato deve riportare gli ‘allineamenti’ con tutte le società comunali, non solo con alcune!).

Palermo è una città nel caos. Le strade sono un disastro. La gestione dell’acqua – è il caso di dirlo – fa acqua da tutte le parti. Della gestione dei rifiuti meglio non parlarne (per sfuggire ai rigori della Corte dei Conti, in modo confuso ed incerto, si sta procedendo a un’estensione della raccolta differenziata che doveva partire cinque anni fa!).

In tutto questo si è anche scoperto che c’è uno strano ‘affare’ che riguarda gli alberi. In tutte le città del mondo si piantano alberi: a Palermo, invece, gli alberi si abbattono!

Incredibile l’abbattimento di un ficus al Foto Italico, che poteva benissimo essere recintato, ammesso che fosse – come sosteneva il Comune – pericoloso!

E’ l’ultima follia di una città allo sbando, dove la ‘Cultura’ serve solo a coprire le magagne di un’amministrazione comunale inefficiente, appoggiata da una sinistra salottiera e vacua. I risultati si vedono.

Non va meglio a Catania, dove l’eterno sindaco Enzo Bianco (era sindaco oltre trent’anni fa e tra qualche mese si vuole pure ricandidare, “per completare il progetto”, dice: dove il “progetto”, da quello che si capisce, è restare in carica altri cinque anni: non se ne può più!).

Anche Catania è un mezzo disastro. Solo che, all’ombra dell’Etna, Bianco non avrebbe più la maggioranza in Consiglio comunale.

Che dire? Che la vecchia politica, in Sicilia, sembra avere fatto il proprio tempo. Dietro la baraonda che in questi giorni attraversa il centrodestra che governa la Regione, dietro le incredibili speculazioni sul verde pubblico di Palermo, dietro il ‘nullismo’ del Comune di Catania sembra di sentire le voci di Gianfranco Miccichè, Leoluca Orlando e Enzo Bianco che lanciano un ‘disperato’ appello ai siciliani:

“Siciliani, mandateci a casa, noi ci rendiamo conto di essere politicamente ‘bolliti’, ma non abbiamo la forza e il coraggio di lasciare le nostre poltrone. Ormai provochiamo solo danni, ma non molliamo. La forza delle poltrone è molto più forte di noi. Aiutateci voi, mandateci a casa, mandateci a casa, mandateci a casa…”.

Aiutiamo questi tre esponenti della vecchia politica, troviamo il modo di aiutarli andandoli a casa!

Nella foto sopra tratta da youtube.com, una metafora del presidente della Regione, Nello Musumeci, che entra in Assemblea regionale siciliana…  

 

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