L’APPROFONDIMENTO/ Il Bilancio consolidato, questo sconosciuto. Inserito nella riforma della contabilità pubblica (decreto legislativo n. 118 del 2011), questo strumento, in Sicilia, da fatto economico-contabile è diventato commedia pregoldoniana. Ognuno dei protagonisti – ministero dell’Economia, Regione siciliana, Comuni – segue un canovaccio. E la farsa va… I Comuni siciliani con più di 5 mila abitanti senza consuntivi 2017
Dicono che, un paio di giorni fa, la Giunta regionale di Nello Musumeci avrebbe approvato, alla chetichella, muto tu e muto io, uno mezzo schema di Bilancio consolidato. Perché un mezzo schema? Perché vi avrebbero trovato posto i ‘numeri’ di alcune società e di alcuni enti della Regione, mentre altri sarebbero stati esclusi (o nascosti, in lingua italiana). Cosa, questa, che non sembrerebbe molto regolare. Ma diventerebbe regolare perché concordata con Roma, dove si fanno le leggi – in questo caso il decreto legislativo 118 del 2011 – per poi aggirarle!
Per la cronaca, il concetto di Bilancio consolidato esiste da tempo riguardo alle società private. In estrema sintesi, per bilancio consolidato s’intende “un documento consuntivo di esercizio che vuol rappresentare la situazione economica, patrimoniale e finanziaria di un gruppo di imprese, elaborato dalla società posta al vertice (capogruppo)”.
Il già citato decreto legislativo n. 118 del 2011 ha introdotto il Bilancio consolidato anche nelle pubbliche amministrazioni (COME POTETE LEGGERE QUI). Ma finora questa prescrizione è rimasta sulla carta.
Solo da qualche anno, in Sicilia, Regione e Comuni stanno iniziando a ‘ragionare’ sul Bilancio consolidato. Prescrizione che, come già accennato, con l’avallo di Roma, si sta trasformando in un’operetta oscena.
Nel Bilancio consolidato delle pubbliche amministrazioni dovrebbero finire i ‘numeri’ (leggere i Bilanci e, quindi, spesso, i ‘buchi’ finanziari) di tutte le società pubbliche che fanno capo alle Regioni e ai Comuni, visto che le Province non esistono più, nel senso che hanno cambiato nome, ma sono tutte rigorosamente senza soldi.
Come già accennato, un mezzo schema di Bilancio consolidato della Regione siciliana sarebbe già stato presentato e approvato in Giunta. Si tratterebbe di una farsa, perché gli uffici dell’assessorato regionale all’Economia si sarebbero guardati bene dall’inserire i dati (o se preferite i ‘buchi’) di tutte le società e gli enti strumentali che fanno capo alla stessa Regione siciliana.
I primi ad avere interesse a nascondere i dati reali del Bilancio consolidato della Regione siciliana sono i ‘filosofi’ del ministero dell’Economia. Perché? Perché i ‘buchi’ della Regione siciliana, delle società collegate e degli enti strumentali della stessa Regione sono il frutto dei tagli sconsiderati che lo Stato ha effettuato in danno della Sicilia a partire, soprattutto, dal 2014, l’anno del primo ‘Patto scellerato’ firmato dal ‘geniale Rosario Crocetta con l’allora capo del Governo, Matteo Renzi.
Insomma, il Bilancio consolidato della Regione siciliana, redatto correttamente, metterebbe e nudo i danni finanziari enormi che il renzismo ha provocato in Sicilia dal 2014 ad oggi, complice l’ascarismo dei Governi regionali di centrosinistra della passata legislatura.
Così al Governo Musumeci non resta che giocare a ‘nascondino’ con i numeri, d’accordo con Roma. Tanto, chi è che andrà a curiosare tra fatti così ‘astrusi’ per addetti ai lavori?
Lo stesso discorso vale per i Comuni siciliani. Emblematico il ‘caso’ del Comune di Palermo, che nelle scorse settimane ha presentato non un documento, ma un comunicato, nel quale si parla del Bilancio consolidato del 2016. Già solo questo dato dovrebbe fare riflettere. Se la ‘memoria’ non ci inganna, dovremmo essere nel marzo del 2018: e a Palermo si parla ancora di approvare il Bilancio consolidato del 2016…
Da quello che ci capisce – poco in verità, perché le ‘carte’ ancora non ci sono – anche il Comune di Palermo avrebbe ‘glissato’ sulle società controllate dallo stesso Comune. In parole semplici, mancherebbero gli ‘allineamenti’ tra i ‘numeri’ del Comune e i ‘numeri’ delle società controllate dallo stesso Comune.
Le notizie sul Bilancio consolidato del Comune di Palermo non sono meno tragicomiche del Bilancio consolidato della Regione siciliana. Da quel poco, pochissimo che trapela, i revisori del Comune di Palermo sarebbero in attesa che i revisori delle società collegate approvino i conti di ognuna di queste società. Approvi prima tu? No, approva prima tu…
Parliamo di AMAP (la società che gestisce il servizio idrico a Palermo e in un bel gruppo di Comuni del Palermitano), dell’AMAT (società che gestisce il trasporto pubblico delle persone), della RAP (società del Comune che gestisce sia la raccolta e il trattamento dei rifiuti, sia la discarica di Bellolampo), della RESET (altra società comunale che si occupa di lavori pubblici), della SISPI (società comunale che si occupa di informatica) e via continuando.
Fino a qualche anno fa il Comune di Palermo, mettendo assieme i propri uffici e le società collegate, aveva più dipendenti pubblici della Regione siciliana: circa 20 mila dipendenti contro i 17 mila della Regione.
E oggi? Non si sa. Quello che si sa è che, circa un mese fa, il parlamentare regionale Cateno De Luca ha denunciato un fatto che, se dovesse rispondere al vero, sarebbe grave: l’assunzione, tra il 2011 e il 2016, di un migliaio di persone nelle società regionali in violazione di legge! (COME POTETE LEGGERE QUI).
Non è da escludere che assunzioni a umma umma potrebbero essere avvenute anche nei Comuni.
Questi e altri dati verrebbero inevitabilmente fuori con i veri Bilanci consolidati di Regione siciliana e Comuni. Si scoprirebbe, ad esempio, se è vera la voce che, in ogni campagna elettorale ci sono nuove assunzioni.
Cosa che verrà chiarita solo quando verrà applicata seriamente la riforma della contabilità pubblica (il già citato decreto 118 del 2011).
Ultima ‘chicca’. A maggio, con molta probabilità, ai 185 Comuni siciliani con un numero di abitanti superiori a 5 mila unità non basterà nascondere i numeri reali dei rispettivi Bilanci consolidati. Perché?
Perché verranno al pettine i nodi dell’ultimo ‘regalino’ che il Governo Crocetta ha fatto ai Comuni della nostra Isola con un numero di abitanti, come già accennato, superiore a 5 mila.
Non sapendo dove trovare i soldi che il Governo Gentiloni (quello che ‘governava bene’) ha scippato alla Regione, il passato Governo regionale non ha trovato di meglio che scippare 60 milioni di euro ai Comuni con più di 5 mila abitanti.
Per la cronaca, il Fondo regionale per le Autonomie locali (i soldi che la Regione eroga ogni anno ai Comuni e alle ormai ex Province), durante gli anni del Governo Crocetta-PD, è passato da 900 milioni di euro all’anno a 340 milioni di euro all’anno.
Non sapendo dove trovare i soldi di che si sono fatti scippare da Roma, Crocetta e il PD siciliano (partito che, non a caso, alle recenti elezioni politiche del 4 marzo è stato ‘premiato’ dagli elettori siciliani, che hanno dimostrato di essere molto meno ingenui di quanto i dirigenti del Partito Democratico pensavano) hanno pensato bene di tagliare 60 milioni di euro ai Comuni siciliani con più di 5 mila abitanti.
Che significa questo? Che tanti Comuni siciliani con più di 5 mila abitanti, tra qualche mese, non potranno chiudere i consuntivi 2017!
Riassumendo: per i Comuni del’Isola con oltre 5 mila abitanti, ai papocchi dei Bilanci consolidati mai redatti si sommeranno i 60 milioni di euro che mancano per chiudere i consuntivi 2017.
Non solo. Poiché i 60 milioni di euro, per i Comuni siciliani con oltre 5 mila abitanti, mancheranno anche quest’anno, avremo due novità: un ammanco di ‘cassa’ di 60 milioni per quest’anno, sempre per i Comuni dell’Isola con oltre 5 mila abitanti (e quindi servizi in meno per i cittadini, o nuove tasse, o entrambe le cose); e un nuovo ‘buco’ di 120 milioni di euro nei consuntivi 2018…
Detto questo, ci raccomandiamo con voi: non creiamo inutili ‘allarmismi’ sui conti pubblici della Regione e dei Comuni siciliani, non disturbiamo i manovratori…
Foto tratta da lospiffero.com