Il sindacalista dell’Unione Sindacale di Base (USB), Sandro Cardinale, scrive al presidente della Regione siciliana, Nello Musumeci, e all’assessore alla Formazione professionale, Roberto Lagalla, e all’assessore al Lavoro, Mariella Ippolito
da Sandro Cardinale
dell’USB Confederale nazionale
riceviamo e pubblichiamo
La Regione siciliana, autonoma dal 1949, gode di prerogative in materia di Formazione Professionale, ha legiferato, anticipando di due anni la legge quadro nazionale 845/78, con una legge, la L.r. 24/76 che ancora attualmente (piaccia o meno), regola, seppure modificata ed integrata nel tempo, le attività di Formazione e già nel 76 prefigurava la finalità di orientamento Professionale, oltre che quelle di formazione.
Tale legge prevedeva la approvazione ed il finanziamento di un piano formativo annuale, finanziato in origine con sole risorse regionali, alle quali, nel tempo si sono aggiunte, in quota sempre più consistente, risorse statali e comunitarie. Come conseguenza di crisi di grossi enti gestori, in più di un caso a seguito di episodi dolosi, le leggi regionali 12/87 – 27/91 – 31/96, hanno introdotto alcune tutele del personale, (tuttora vigenti); a salvaguardia dell’occupazione. La legge regionale n.25/93, prevede all’Art 2.comma 1: ‘Al personale iscritto all’albo di cui previsto dall’Art.14 della Lr 6 Marzo 1976 n.24 è garantita la continuità lavorativa e riconosciuto il trattamento economico e normativo previsto dal contratto collettivo nazionale della categoria”. Norma che, come statuito dalla Corte Costituzionale con sentenza n.127/1996, risulta funzionale all’attuazione del CCNL Formazione Professionale finalizzato alla salvaguardia occupazionale. Appare pacifico rammentare che il CCNL degli operatori della Formazione Professionale è stato recepito con la delibera di Giunta regionale n.426/2003 a Firma di un…Presidente della Regione, On.Dott.Salvatore Cuffaro, dell’Assessore regionale pro-tempore On.Raffaele Stancanelli e dalle organizzazioni sindacali firmatarie di contratto. (Uil-Cisl-Cgil-Snals). Altresì, la lelle regionale 25/93 al comma 2 bis ai sensi del quale: “L’Assessore regionale per il lavoro, la previdenza sociale, la formazione professionale e l’emigrazione è autorizzato ad attuare per il personale iscritto all’albo, previsto dalla legge regionale n.24/76, rimasto totalmente privo di incarico, i processi di mobilità previsti dal contratto collettivo di lavoro degli operatori della Formazione Professionale”.
Soffermandoci sul termine: ‘Autorizzato’ (quindi non ‘obbligato’), appare che tale valutazione sia ‘discrezionale’ (condizionata, condizionante dalla volontà politica, dalle risorse appostate e dalla burocrazia); la situazione descritta si è in pieno verificata con la relativa istituzione delle liste di mobilità ai sensi dell’ex circolare n.10/94; infatti la gestione e l’effettiva operatività delle procedure di mobilità non sono di esclusiva competenza e disponibilità dell’Ente di Formazione Professionale, ma includono e coinvolgono una serie di soggetti (Istituzionali, professionali e sindacali).
Cosa ancor più grave si è verificata in taluni enti, come ad esempio (e non è di certo, l’unico) lo IAL Sicilia; mentre nel tavolo istituzionale si decretava la morte della stragrande maggioranza dei lavoratori, i dirigenti della CISL, sottobanco, si assicuravano la personale salvezza, beneficiando di un passaggio ‘immediato e diretto’ presso altri Enti di Formazione Professionale, conservando l’anzianità di servizio. Il fatto, poi, di trovarsi in distacco sindacale gli ha consentito di avere versati i contributi figurativi dall’INPS.
Nel comparto della Formazione Professionale non è previsto il licenziamento (ex 223/91), ancor meno l’applicazione di procedure aziendali, una stortura, una forzatura applicata agli enti di Formazione Professionale (basta e avanza ricordare, la scandalosa vicenda del Cefop); alla stessa stregua, per il sostegno al reddito previsto dalla CIGD, in Sicilia, esiste l’interpretazione ‘estensiva’, in ‘deroga’, della legge che qualifica le ONLUS come azienda.
L’assessore al Bilancio Prof. Armao fu il fautore del passaggio dal Bilancio regionale al Fondo Sociale Europeo delle attività di Formazione Professionale, per ‘indisponibilità’ di fondi regionali, sotto la regia di un dirigente del Piemonte strapagato che pensava di applicare in Sicilia le realtà della formazione professionale piemontesi, ma il rapporto era decisamente diverso. Difatti la formazione in Piemonte era ridottissima in confronto a quella siciliana.
Nelle garanzie previste per il personale della Formazione si innesta, al Capitolo di Bilancio n.318110, l’art.132 della legge regionale Sicilia del 16.04.2003 n. 4:
“E’ costituito un fondo di garanzia del personale dipendente del settore della Formazione Professionale iscritto all’albo previsto dall’articolo 14 della legge regionale 6 marzo 1976, n. 24, già posto in mobilità e quello risultante in esubero rispetto alla programmazione del piano regionale dell’offerta formativa finalizzato ad una politica di sostegno al reddito” (comma primo), ma “i benefici non possono superare la durata di 60 mesi. Durante tale periodo l’assessorato regionale del Lavoro, della Previdenza sociale, della Formazione Professionale e dell’Emigrazione è autorizzato a prevedere nel piano dell’offerta formativa appositi interventi di aggiornamento di qualificazione, di riqualificazione e/o di riconversione dei soggetti medesimi, nonché l’inserimento negli sportelli multifunzionali ove necessario”.
In particolare la Circolare n.22 del 12 Agosto 2011 nel dare attuazione all’Articolo 1, legge regionale n.10/2011 recante disciplina del fondo di garanzia, emerge che ai fini dell’accesso al fondo di garanzia necessita che le procedure di mobilità siano state espletate e certificate agli atti di ufficio. Proprio all’uopo, alcuni lavoratori della formazione in mobilità presso gli Uffici Provinciali del Lavoro (procedure espletate da Dirigenti, funzionari regionali e rappresentanze sindacali con relativi atti ufficiali),non hanno usufruito di alcun tipo di sostegno al reddito, gravissimo atteggiamento discriminatorio contrario ai doveri di diligenza e imparzialità della Pubblica Amministrazione.
Ma vi è di più: l’Amministrazione regionale, per ciò che ha determinato inspiegabilmente tramite i propri uffici, rivolge quesiti all’Avvocatura dello Stato per appurare la legittimità degli atti e verificare se, ‘ipotizzabile’ o meno, gravi sulla Regione la responsabilità di quanto in sopradetto; non ci risulta che la stessa amministrazione abbia posto in essere tali procedure al caso degli ‘assegni IAL’ o di altre vicende assimilabili, le famose ‘integrazioni extrabudget’, che hanno portato alla condanna definitiva dell’ex assessore Santi Formica per fondi assegnati a enti di Formazione in aggiunta a quelli previsti dal Prof 2007.
La sentenza ha sancito che si era in presenza di una ‘trasgressione dei canoni comportamentali’. Quei canoni previsti dal buon senso comune, secondo cui un ente privato non può gestire arbitrariamente risorse pubbliche, e dal ‘buon senso gestionale’. Insomma, non era possibile incrementare la cifra dei finanziamenti già stanziati. Si deve spendere quanto si riceve. Vietato sforare anche di un solo centesimo il budget.
O il caso del ‘sistema Genovese’, come denominato dagli organi giudiziari, non di meno, le assunzioni fuori controllo in barba a qualsiasi divieto, nonostante ai sensi della legge regionale 24/76 Art.20: “Per il controllo e la vigilanza sulla gestione amministrativa, tecnica e finanziaria delle attività di addestramento professionale dei lavoratori, l’assessorato regionale del Lavoro… si avvarrà anche degli uffici periferici del Lavoro operanti nel territorio della Regione”.
Le cronache giudiziarie riportano anche la casistica: quando il controllore lavora per il controllato… trattasi, spesso, di mera trasformazione di rapporti di lavoro da tempo determinato a indeterminato. In altri termini, probabilmente trattasi di presunte controversie di lavoro in realtà simulate al fine di dare evidenza e fede pubblica a rapporti instaurati dopo il 31 dicembre 2008.
In tal senso,la invitiamo a voler verificare tramite, gli assessorati, i propri uffici. Da quella data la Giunta aveva deciso lo stop alle assunzioni e vietato il riconoscimento della relativa spesa. Al tempo del Presidente della Regione, Piersanti Mattarella, la Formazione era un servizio pubblico e non una montagna di soldi da immolare sull’altare degli equilibri politici (magari facendo coincidere corsi, bandi e varie alchimie con la campagna elettorale). Ancora un altro Presidente della Regione (indiscusso e inimitabile) guardava con attenzione alla Formazione, attribuendo un ruolo strategico con grande spirito di concertazione con le parti sociali. Si pensava che, dopo gli scandalosi episodi esplosi a Catania, Messina e in altre parti della Sicilia la politica avrebbe fatto un passo indietro e la burocrazia avesse di riflesso diligentemente cambiato spartito.
Non è più tempo di silenzio, sceneggiate, comparsate, apparizioni di facciata, secondo lo stile della compagnia del bagaglino, o di frasi del tipo: ‘Stiamo lavorando’. Ci vuole un atto forte e limpido, una presa di responsabilità politica, etica, morale (suddividendo la responsabilità tra la funzione e il facente funzione), lasciando le solite frasi ad effetto a chi ha poco da dire e molto da nascondere.
Il mese di Settembre 2017 si legge e si assiste nelle dichiarazioni del nuovo presidente (il riferimento è a Nello Musumeci, oggi presidente della Regione siciliana, nel settembre dello scorso anno candidato alla presidenza nel centrodestra): “La Formazione è servita più ai docenti che ai discenti”; appare pacifico ricordare all’opinione pubblica che tale stato è il frutto anche di scelte politiche adottate dal centrodestra (1996/2012). Si leggono nei social, proprio in questo periodo particolare, frasi propagandistiche di chi era dirigente di ente oggi licenziato. Questi dichiara apertamente che è stato sempre un politico e tutto ciò ci induce a confermare ancora una volta che la Formazione è stata collassata dal clientelismo politico e non dai lavoratori, spesso fatta passare dalla stessa politica come macchina mangia soldi senza produttività.
Probabilmente, un certo modello di Formazione sarà stato utile esclusivamente al partito di “Nicodemo”, di ogni ordine e risma; di certo, non ai lavoratori e alle loro famiglie, che hanno perso anche la vita!
Alla luce dei risvolti dell’ultimo periodo, utilizzando il detto lombardo: Tirèmm innànz, tralasciando il senso storico, è usato anche per invitare qualcuno (se ha autonomia) a non indugiare, abusare, più del dovuto!
Concludendo con il detto: Cu avi ‘a panza china non considera a cu l’avi vacanti. Senza, retorica ad mentulas cani, salamelecchi e triccheballacche, con l’orchestra che suonava e l’iceberg che si avvicinava… lasciando le solite frasi ad effetto a chi ha poco da dire e probabilmente molto da nascondere. A riveder l’Alba. Cogliamo l’occasione per invitare tutti i colleghi della Formazione a portare a conoscenza il Presidente, gli assessori, del suddetto articolo e ringraziamo il direttore della testata on line.
Foto tratta da worky.biz