Il centrodestra è stato battuto in tutt’e ventotto i collegi uninominali della Sicilia. Ma siccome Forza Italia ha preso il 21% dei voti per il presidente dell’Ars, Gianfranco Miccichè – che è anche coordinatore degli azzurri dell’Isola – il suo partito ha vinto lo stesso. Contento lui… Le reazioni di Vincenzo Figuccia, Bartolo Sammartino, Nadia Spallitta, Eleonora Lo Curto, Concetta Raia, Giusy Savarino, Rosy Pennino, Antonino D’Alì, Nino Malafarina e Pietro Milazzo. Silvio Moncada, Leoluca Orlando, Stefano Pellegrino, Nello Musumeci, Rosario Arcoleo
L’ultima di Gianfranco Miccichè, presidente dell’Assemblea regionale siciliana e coordinatore di Forza Italia in Sicilia: il centrodestra siciliano è stato battuto dai grillini in tutti i 28 collegi dell’uninominale della nostra Isola. Ma per Miccichè Forza Italia ha vinto!
“Non c’è alcun dubbio – scrive Miccichè in un comunicato -: l’esito del voto dipinge una Sicilia travolta da un’ondata di protesta ma, nella tempesta, Forza Italia ottiene un risultato straordinario. Sono i numeri a parlar chiaro: la Sicilia è la regione più azzurra d’Italia, col 21% dei consensi è qui che Forza Italia ottiene il suo miglior risultato. Siamo cresciuti di cinque punti percentuali, passando dal 16% delle recenti elezioni regionali, al 21%”.
“E’ un dato importante – continua Miccichè – non soltanto perché conferma che in Sicilia l’unico argine al populismo grillino è rappresentato da Forza Italia, ma perché certifica che solo da qui può ripartire la costruzione del centrodestra. Il risultato del M5S – prosegue il presidente dell’Ars – impone inoltre una riflessione sociologica perché, prima che proposta politica, è un voto ‘contro’. Comunque, un augurio ai Cinque Stelle: che riescano a governare diversamente rispetto a come hanno lasciato intendere di voler fare. Perché – conclude Miccichè – governare un Paese è una cosa seria. Spero che questo lo capiscano”.
Infatti quando ha governato Berlusconi, che ha ripetutamente preso in giro i siciliani con il Ponte sullo Stretto, con il casinò di Taormina, con la sceneggiata dell’applicazione farlocca dell’articolo 37 dello Statuto Forza Italia governava seriamente…
La verità è che Miccichè trasforma in vittoria la sconfitta: caratteristica della Prima Repubblica rispolverata per nascondere l’insuccesso del suo partito e suo personale, dal momento che, come già accennato, è lui il coordinatore degli azzurri in Sicilia.
Chi attacca Miccichè, chiedendo le sue dimissioni è il parlamentare regionale Vincenzo Figuccia:
“Lorsignori devono comprendere che occorre cambiare l’approccio della politica nei confronti dei cittadini. La democrazia passa dalla centralità del popolo e non può essere sostituita dall’arroganza e dall’egoismo. La politica dei privilegi ha fallito. Dobbiamo ripartire dai temi della giustizia sociale e del contrasto alla povertà. Finito il tempo delle vacche grasse il popolo non è più disposto a tollerare le iniquità. Il centrodestra in Italia perde a causa della dèbâcle ottenuta in Sicilia, dove i candidati poco autorevoli calati dall’alto non piacciono alla gente. Adesso rinnovamento di idee progetti e nuova classe dirigente. Il presidente dell’Ars ne prenda atto e si dimetta”.
Nel quotidiano La Repubblica leggiamo una dichiarazione dell’ex senatore di Forza Italia, Antonino D’Alì:
“La Sicilia a guida Miccichè/Musumeci rovina la festa al centrodestra e al presidente Silvio Berlusconi. Per arginare l’ondata grillina occorrevano ben altre candidature, nei collegi ed ancor più nei listini. I siciliani si sono invece trovati sulle schede nomi completamente distanti, territorialmente e rappresentativamente, dalle proprie legittime aspettative, nomi che nulla avevano da raccontare agli elettori, né un passato di cose buone fatte, né un progetto di cose buone da fare per la Sicilia. Paradossalmente l’unico a dire qualcosa per la Sicilia è stato il presidente Berlusconi, ma nessuno dei suoi rappresentanti è stato in grado di dare contenuti reali alla sua idea del Piano Marshall. Peccato, bastavano scelte meno condominiali per portare a casa quei collegi, quelle percentuali e quegli eletti utili a determinare un quadro più solido di governabilità nazionale per il centrodestra. Qualcuno non ha compreso a dovere che la Sicilia è sempre determinante”.
D’Alì ne ha pure per il Governo regionale di Nello Musumeci:
“Speriamo che il presidente Berlusconi voglia finalmente mettere a fuoco ciò che veramente accade in Sicilia, dove la recente vittoria alle regionali, che doveva essere il famoso traino per le elezioni politiche, è stata immolata sull’altare di un esecutivo ansimante e spesso distratto, e di una presuntuosa presidenza dell’Ars che ha già sollevato il malcontento della maggior parte dei nostri parlamentari. Nel disastro spicca ancora una volta quale peggior risultato Siracusa, nonostante le continue attenzioni in termini di ministeri, pluricandidature, assessorati e spazi di potere interni al partito. A Forza Italia in Sicilia occorre una nuova guida”.
C’è anche un commento dell’ex parlamentare regionale, Bartolo Sammatino:
“Ha vinto la voglia di reale cambiamento degli italiani! – scrive su facebook Sammatino -. Hanno vinto Salvini e i 5 Stelle. Il problema è che molto probabilmente non sarà sufficiente a garantire la formazione di una maggioranza di governo. E io penso che fra non molto torneremo al voto.
Non mi sono sbagliato quando ho continuato a sostenere che ci vorranno almeno altri due anni perché si possa avere un quadro politico più definito e capace di offrire una prospettiva di governo stabile e duratura. Certo è che, scendendo un po’ più nel particolare, hanno perso in tanti. Una sinistra renziana vergognosamente impegnata ad ingenerare paura e tensione contro il rischio fascista, ma senza fascismo, intenta a speculare sulla migrazione clandestina, sulle banche dei corrotti e su un austerity europea che ha messo in ginocchio le imprese e le famiglie italiane. Ha perso Berlusconi che prometteva il cambiamento e che poi sul territorio ha candidato uomini che l’unica cosa che hanno cambiato nella loro vita è la propria poltrona. Ha perso un Grasso improbabile e afasico leader di sinistra e hanno perso i centristi sempre pronti a saltare sul carro dei vincitori. Fratelli d’Italia rimane sotto il 5 % e in Sicilia, col consenso più basso, è svanito l’effetto Musumeci. E adesso che dire amici miei? Torniamo a lavorare malgrado questa classe dirigente! Il futuro appartiene agli uomini di buona volontà”.
Sempre su facebook c’è un commento di Nadia Spallitta, candidata al Senato nel collegio di Palermo-Bagheria nella lista Liberi e Uguali:
“I risultati elettorali non necessitano di commenti, ma di una seria riflessione sugli errori commessi. Tuttavia mi sembra doveroso un ringraziamento. Infatti, pur essendo candidata in un collegio difficile, che non era il mio, su Bagheria, Termini , Cefalu’ e sui comuni delle Madonie, pur avendo avuto poco meno di un mese a disposizione, tuttavia ho ottenuto, al collegio uninominale al Senato, 6.415 voti (la lista nello stesso territorio ne ha preso 6.000). Un risultato notevole, alla luce del quadro generale, per questo territorio (un punto percentuale in più della media ottenuta al Senato). Risultato che devo soprattutto agli amici e compagni di Bagheria, Termini Imerese, Cefalu’ Petralia Soprana e Sottana, Castelbuono, Santa Flavia, Villabate, Collesano , Polizzi, San Mauro, Trabia( e degli altri comuni), ai quali va il mio ringraziamento per il generoso sostegno e la passione civica e politica. Ringrazio i tanti elettori per la fiducia riposta nel progetto di Liberi e Uguali e in me”.
Commenta – ancora su facebook – la parlamentare regionale di centrodestra, Eleonora Lo Curto:
“ll risultato delle urne ci consegna uno spaccato del nostro Paese a dir poco inquietante. Vincono l’anti politica e i partiti che sono fuori e contro il ‘sistema’. Vincono soprattutto dove c’è povertà materiale, morale e culturale, dove la politica urlata parla il linguaggio oltraggioso e violento dei tanti disoccupati e disperati, che non hanno cognizione di quanto sia importante avere cultura e cultura politica per affrontare le sfide poste dalla geopolitica. Vincono anche grazie alla supponenza e all’autoreferenzialità dei partiti tradizionali che, incapaci di ascoltare i propri elettori e la base territoriale, hanno voluto una legge elettorale che garantisse, in caso di vittoria, l’elezione di un esercito di fedelissimi e non della migliore e più rappresentativa classe dirigente. A noi che in Sicilia siamo stati eletti a sostegno di Nello Musumeci il compito di invertire questa indegna tendenza ,operando le scelte giuste per fare risorgere l’economia della nostra terra, sconfiggere la disoccupazione e lottare concretamente contro la mafia e la corruzione”.
(Una domanda all’onorevole Lo Curto: lei invece ritiene di avere la “cultura politica per affrontare le sfide poste dalla geopolitica”?).
Commenta anche l’ex parlamentare regionale del PD, Concetta Raia:
“Semplicemente un disastro, un onda d’urto ha travolto il partito. Il renzismo e il trasformismo non sono stati premiati, Renzi e i suoi amici ne prendano atto, facciano quello che si fa nelle migliori democrazie, si dimettano in blocco, vadano via, hanno distrutto tutto…”.
Commenta anche la parlamentare regionale Giusy Savarino, eletta all’Ars nella lista Diventerabellissima di Nello Musumeci:
“Non entro nel merito adesso delle alleanze per le politiche, di cui preferisco parlare nella sede opportuna, ma bisogna ringraziare oggi lo sforzo immane delle nostre donne e uomini in questa campagna elettorale difficile, in cui il nostro simbolo non era riconoscibile. Indubbiamente il crollo del PD ha avvantaggiato il M5S, lo abbiamo visto già alle regionali che gli elettori delusi del PD hanno portato un 7% di voto disgiunto a Cancelleri. Ma alle regionali il centrodestra aveva un candidato presidente competente, serio, credibile, inattaccabile del cui carisma tutti i partiti alleati si sono avvantaggiati e così abbiamo vinto, anzi, ha vinto Nello Musumeci. Oggi è più evidente a tutti. Il centrodestra si conferma la prima coalizione in Italia, sarà difficile fare un governo, ma il Paese ha urgente bisogno di governabilità”.
Commenta ancora su facebook Rosi Pennino, candidata nel centrodestra:
“E` un bene per il nostro Paese che in tanti siano andati a votare, votando ci si prende la responsabilità di smettete di dire che fanno tutti schifo e di urlare disperazione al vento. Ora ultimi, disperati, scontenti, arrabbiati, critici, dissidenti: avete un partito, dei volti e una classe dirigente fateli lavorare e chiedete loro il massimo è un vostro diritto…nessuno si nasconda dietro al fatto che non potranno governare, i 5 stelle sono un esercito potranno imporre le loro scelte. Il centrodestra resta comunque la prima forza politica del Paese con una visione precisa di come affrontare i problemi, la Lega è una forza politica che raccoglie un voto politico. Forza Italia resta il partito più grande in Sicilia trainando tutto il centrodestra.
il segnale chiaro però deve arrivare a tutta la politica: Rinnovare gruppi dirigenti e rinnovarsi tutta. Per il resto le Supernove esplodono ciclicamente… ma poi si sa lasciano buchi neri… Governare è una cosa seria”.
Sempre su facebook Pietro Milazzo, candidato di Potere al Popolo:
“Quello che NON si deve fare… e’ cadere in depressione… chiudersi in se stessi per ‘leccarsi le ferite’ e parlare …parlare …parlare …parlarsi, inutilmente, addosso… osservando il mondo solo a partire dal proprio microcosmo e non guardando ai processi generali. Dobbiamo partire da quello che abbiamo e che dobbiamo mettere a valore. Non cadere nel pessimismo cosmico ed immobilista. I territori sono stati abbandonati…e sono desertificati, da decenni. La realtà non è mai statica. Se tu non esisti in mezzo al popolo, gli spazi sono occupati da altri, dai cattivi pensieri di altri e ti tolgono ossigeno e spazio. Dunque la strada obbligata e’ riprendere o iniziare un lavoro di massa.. Aprire spazi sociali VERI nel territorio ..costruire vertenze sociali e parlare di tematiche sociali, cioè, proseguire un lavoro che abbiamo, solo, abbozzato, nelle nostra campagna elettorale come Potere al Popolo. Non c’è spazio per la delusione… nessuno parla di successo né di entusiasmo… ma e’ l’unica via, seppur dura ed impervia… per costruire, stando dentro i prossimi passaggi sociali e politici, una alternativa ad una condizione negativa che è maturata, in questi ultimi decenni. Noi siamo una centrotendenza positiva, una controtendenza, ancora fragile, ovviamente, ma l’unica dalla quale si può ripartire. Partivamo da zero ed abbiamo cominciato da quattro mesi… un lavoro che richiede anni. Questa e’ l’unica e sola via. Per carità NON cominciamo ad inseguire ragionamenti politicisti… ipotesi di assemblaggi con ceti politici sconfitti. Questo ci porterebbe solo nella palude”.
Secco – ancora su facebook – il commento dell’ex parlamentare regionale, Nino Malafarina:
“Il disastro PD in Sicilia ricomincia da tre. Faraone, Cardinale e Orlando, gli unici che gli sono rimasti”.
Aggiornamento 1: Silvio Moncada:
“Si è conclusa, nel peggiore dei modi, la competizione elettorale che mi ha visto candidato alla Camera dei deputati. Nonostante la sonora sconfitta che non lascia margini di interpretazione, sono felice di avere fatto questa esperienza per la quale, nelle difficoltà di un contesto nazionale negativo, ho combattuto con tutte le mie forze, come soltanto chi ha a cuore le sorti della propria città e del proprio paese può fare. Mi corre l’obbligo ringraziare, con tutto il cuore, tutte le persone che hanno fortemente voluto la mia candidatura e tutti quelli mi hanno sostenuto come se loro stessi fossero candidati. Familiari, amici, associazioni, sindacati, patronati, compagni di partito e rappresentanti politici che hanno messo testa, gambe e cuore, per sostenere me e il Partito Democratico. Mi spiace per coloro che hanno fatto finta di sostenermi ed invece non lo hanno fatto. Bastava dire la verità, avrei almeno gradito la loro lealtà. Da domani ricomincero’ il mio impegno come presidente di circoscrizione, a fianco dei cittadini e per migliorare le condizioni di vivibilità del territorio. Grazie”.
Aggiornamento 2: Leoluca Orlando, sindaco di Palermo:
“Ogni elezione ha una storia a sé stante nella quale gli elettori valutano e decidono sui candidati e i programmi per quella elezione e per quella comunità. In queste ore in cui il M5S può legittimamente festeggiare l’elezione di alcuni parlamentari nei collegi uninominali di Roma, in quegli stessi territori il loro candidato alla Regione Lazio è addirittura terzo, segno appunto del fatto che gli elettori hanno scelto diversamente per le elezioni nazionali e quelle regionali. Lo stesso può rilevarsi nel confronto tra risultati elettorali in altre Regioni e città dove risulta evidente che ogni elezione è diversa dalle altre e ciò per rispetto alle scelte libere degli elettori: non solo a Roma e nel Lazio, non solo a Palermo come in Sicilia, ma anche Bari come a Milano, in Campania come in Puglia e in Lombardia o nel Veneto…”.
“A giugno dello scorso anno,in particolare – prosegue Orlando – i palermitani hanno scelto col 46% un governo ed un programma fino al 2022, dando fiducia a me e al centrosinistra. A novembre i siciliani hanno scelto il governo ed il programma del centrodestra fino al 2022. Oggi una larga fetta di italiani ha scelto il Movimento 5 stelle e la Lega per rappresentarli in parlamento fino al 2023. L’idea che una singola elezione possa valere a stravolgere ogni volta il risultato di quelle che l’hanno preceduta è un tentativo maldestro di annullare e di non rispettare la volontà dei cittadini e delle cittadine. Detto questo, è evidente che il PD, cui ho aderito da alcune settimane, deve fare una attenta analisi ed una valutazione critica dei motivi di questa sconfitta e dell’evidente disaffezione degli elettori. E’ chiaramente necessario un significativo cambio di rotta politica e di ricostruzione del contatto con i cittadini. Un percorso al quale, da aderente al PD, intendo dare il mio contributo”.
(Insomma: Leoluca Orlando mette le mani avanti: comincia a sentire puzza di bruciato?).
Aggiornamento 3, Stefano Pellegrino, deputato regionale di Forza Italia:
Il presidente della I Commissione all’Ars commenta i risultati ottenuti da Forza Italia in provincia di Trapani a seguito delle elezioni politiche del 4 Marzo.
“Un risultato importante – dichiara Pellegrino -. Nella mia provincia è chiara l’affermazione di Forza Italia alle elezioni per il rinnovo del Parlamento nazionale, anche se i risultati hanno rispecchiato il trend imperante in tutto il Meridione d’Italia, che ha visto prevalere il voto di protesta. Nonostante ciò, le percentuali di voto in favore di Forza Italia (19%) confermano il sostegno forte di questo territorio ad un progetto politico serio e concreto”.
“Pertanto – continua il deputato marsalese – la provincia di Trapani si conferma tra le province più azzurre della Sicilia. Ed infatti, Forza Italia, nel Trapanese, è la forza politica che rappresenta l’unica alternativa valida al movimento pentastellato. L’impegno profuso in campagna elettorale dai candidati forzisti dell’uninominale, On.le Toni Scilla e Francesca Intorcia, costituisce la nuova valida piattaforma programmatica per una appropriata ed adeguata organizzazione del partito nel territorio”.
Aggiornamento 4: Nello Muumeci, presidente della Regione siciliana:
“”Il voto delle elezioni politiche deve spingerci ad alcune riflessioni e non basta, anche se fa piacere, evidenziare che il centrodestra sia la coalizione più votata in Italia, perché il risultato nelle regioni del Sud è il segnale di un malessere profondo che investe le popolazioni più toccate dalla crisi. In Sicilia, la nostra proposta politica, alle elezioni regionali, ha trovato il consenso maggioritario dei cittadini proprio in ragione della necessità di rispondere al loro disagio con azioni di governo precise, respingendo velleità e facili demagogie. Come abbiamo chiesto il rispetto di quel voto, così abbiamo profondo rispetto per quello di ieri, e sappiamo bene che per i prossimi cinque anni saremo chiamati a promuovere nell’Isola tutte le azioni possibili per fare crescere l’economia, ridurre la povertà, diminuire le differenze. Questa è la sfida del nostro governo, ma è anche la sfida cui è chiamato senza alibi tutto il Parlamento siciliano, per condividere e portare a compimento la tanto attesa stagione delle riforme”.
Aggiornamento 5: Rosario Arcoleo, presidente della commissione Affari Generali del Comune di Palermo:
“Il crollo del PD era ampiamente prevedibile. In Sicilia, il disegno trasformista di Davide Faraone, che puntava relegare il partito a ruolo di stampella del governo Musumeci, in vista di un possibile inciucio nazionale con Forza Italia è stato punito pesantemente dagli elettori”.
“Purtroppo la campagna acquisti negli ambienti del centrodestra – prosegue Arcoleo – ha rappresentato forse l’unico tratto caratterizzante della linea renziana in Sicilia, a scapito dei valori e dell’identità del partito. Ad esempio nei collegi uninominali di San Lorenzo e Monreale, dove sono stati imposti candidati provenienti dal centrodestra ed addirittura un ex fascista, le percentuali sono state ancora più deludenti”.
Dopo l’attacco a Faraone, Arcoleo non risparmia il sindaco di Palermo, Orlando:
“A Palermo l’effetto trascinamento del sindaco Leoluca Orlando non c’è stato: gli accordi di corrente fatti sulla pelle dei militanti hanno ucciso sul nascere ogni possibile spinta propulsiva. Infine, le umiliazioni a cui sono stati sottoposti i circoli territoriali durante la campagna elettorale hanno fatto il resto. Il sindaco di Palermo potrà ancora dare un importante contributo alla ricostruzione del centrosinistra in città se sarà capace di dialogare con tutte le sensibilità, dentro e fuori dal PD. Bisogna rifondare dal basso una comunità democratica ripartendo dai valori autentici del centrosinistra. Solo le dimissioni di Renzi e di tutto il gruppo dirigente che ha gestito in solitudine questa brutta pagina, potranno favorire una ricomposizione del campo progressista”.
Foto tratta da siciliaunonews.com