La Corte dei Conti ‘morde’? E la politica gli dimezza il personale!

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Le notizie che vengono fuori dalla cerimonia dell’inaugurazione dell’anno giudiziario della Corte dei Conti sono tante. Ma a noi la più importante sembra la ‘vendetta’ della politica che, ‘bastonata’ in questi anni dalla magistratura contabile, lascia con poco personale chi deve controllare come viene speso il denaro pubblico. Il ‘caso’ dei disabili abbandonati 

La Corte dei Conti per la Sicilia non fa sconti alla politica. Non mancano i casi in cui la magistratura ordinaria scagiona i politici, mentre per la stessa vicenda la magistratura contabile li ‘bastona’. Forse la politica, non potendo mettere la ‘mordacchia’ alla Corte dei Conti, gli toglie il personale caricando i giudici contabili di lavoro per impedirgli di svolgere con serenità il proprio lavoro?

Il dubbio sorge, ascoltando le parole che la presidente della sezione giurisdizionale della Corte dei Conti, Luciana Savagnone, ha pronunciato in occasione della cerimonia di inaugurazione dell’anno giudiziario.

A nostro modesto avviso, tra le tante cose interessanti dette dai rappresentanti della Corte dei Conti, questa ci sembra la più importante. E anche la più grave.

Si parla di una “grave carenza di organico patita dalla Corte, dovuta a una scopertura di 6 magistrati su 13, pari al 42,8%”.

Insomma, dopo le ‘batoste’ prese da politici e amministratori pubblici che fanno il bello e il cattivo tempo con il denaro pubblico (si pensi ai ‘regali’ per amici & parenti acquistati con i soldi dei gruppi parlamentari da alcuni deputati dell’Assemblea regionale siciliana: con tutti i soldi che ogni mese si mettono in tasca si prendevano anche i piccioli per spese personali: penosi!), la stessa politica ‘punisce’ la Corte dei Conti – di fatto è così – quasi dimezzando il personale.

Della serie, meno magistrati contabili ci sono in giro, meno accertamenti si fanno e politici e pubblici amministratori possono ‘lavorare’ con maggiore ‘serenità’…

La percentuale di scopertura – si legge nella relazione della Corte dei Conti per la Sicilia – è superiore a quella media, rilevata per altri uffici della Corte dei Conti”.

Insomma: debbono essere veramente ‘monelli’ ‘stri magistrati della Corte dei Conti della Sicilia per meritare tale ‘punizione’.

Nonostante la ‘stretta’ sul personale, la Corte dei Conti ha emesso 105 sentenze di condanna e 7 di assoluzione.

I danni accertati nel 2017 – con 107 sentenze – ammontano a 14 milioni e 365.800 euro. Cifra raddoppiata rispetto allo scorso anno. Ci guadagnano la Regione e gli enti locali che, grazie alle sentenze della Corte, incasseranno oltre dieci milioni di euro.

Allo Stato andranno invece 3 milioni e 4221 mila euro, mentre alle Aziende sanitarie oltre 888 mila euro.

Le irregolarità riguardano, in particolare, la gestione e l’impiego di fondi europei destinati all’imprenditoria e all’agricoltura (chissà sei giudici contabili hanno mai messo mano ai fondi erogati ai ‘giovani’ imprenditori con il PSR 2007-2014…). Poi i fondi erogati a chi non ne ha diritto, la pioggia di incarichi e consulenze, i pagamenti non dovuti (alla luce del fallimento nella spesa dei fondi europei sarebbe interessante sapere se i dirigenti regionali protagonisti di queste ‘perfomance’ sono stati ‘premiati’ dall’amministrazione regionale…).

E poi? La denuncia sui disabili trattati male.

La storia è nota: il passato Governo regionale di Rosario Crocetta, targato PD, si è fatto scippare un sacco di soldi da Roma. Chi ne ha fatto le spese? i siciliani, naturalmente. A cominciare dai disabili.

“Gravissimi episodi di sperpero di denaro pubblico – si legge nella relazione – sono avvenuti nell’ambito dell’assistenza pubblica ai disabili, in cui le necessità finanziate costituiscono vere e proprie emergenze cui fare fronte per assicurare una migliore qualità della vita ai soggetti assistiti, che, oltre a dovere sopportare le gravissime patologie da cui sono affetti, si trovano spesso in condizioni di estremo disagio esistenziale. Si tratta di un settore che troppo spesso ha subìto la disattenzione della politica e ha sofferto enormemente per la carenza di risorse economiche”.

I magistrati contabili citano i casi Iridas (Istituto regionale per l’integrazione dei diversamente abili di Sicilia) e l’Aias (Associazione italiana assistenza agli spastici), “i cui organi preposti all’amministrazione hanno utilizzato a fini personali le risorse economiche messe a disposizione per la assistenza”.

Pesantissima l’accusa lanciata dalla Corte dei Conti all’Azienda Sanitaria Provinciale di Palermo (ASP):

“Abbiamo assistito a una sostanziale inerzia dell’amministrazione danneggiata, rappresentata dall’ASP di Palermo che, procedendo all’erogazione di ingentissime somme di denaro, avrebbe dovuto controllare il loro corretto utilizzo, unitamente all’organo di vigilanza, costituito dall’assessorato regionale della Sanità”.

Il procuratore regionale presso la Sezione giurisdizionale della Corte dei Conti Gianluca Albo, il magistrato contabile che non fa dormire sonni tranquilli ai politici e agli amministratori pubblici della Sicilia ha posto l’accento sulle “ombre” nella gestione delle risorse pubbliche.

“Un insidioso fenomeno che caratterizza la gestione delle risorse in Sicilia – ha detto – ma, non dubito, anche altrove, è quello della metabolizzazione dell’atto illecito. In sostanza, la condotta amministrativa vietata, ma non immediatamente perseguita viene reiterata nel tempo divenendo prassi amministrativa ove la percezione di illiceità si affievolisce sempre di più nel tempo, tanto poi da suscitare addirittura sorpresa (o simulazione di sorpresa) l’intervento della Procura contabile volto a reintegrare le conseguenze della condotta illecita”.

Albo ha citato la vicenda degli extrabudget nella Formazione professionale:

“Ipotesi emblematica al riguardo – si legge nella relazione – è la vicenda dei milioni di euro con disinvoltura elargiti extrabudget agli enti di formazione professionale. Un approccio serio e sereno con la sana gestione finanziaria delle risorse siciliane non può, quindi, prescindere da una convinta adesione ai principi di legalità e ragionevolezza, presidi democratici imprescindibili, sia nella fase di indirizzo politico che nella fase di gestione delle risorse pubbliche. In questa ottica, va da sé, non possono ipotizzarsi deroghe riconducibili all’autonomia statutaria o parlamentare”.

Altra questione: l’incapacità della Regione di “riscuotere i suoi crediti, specie quelli che derivano dalle sentenze di condanna per responsabilità di funzionari e dipendenti. E in qualche caso non riesce a incassare per intero le somme dovute dalle società di riscossione”.

Il caso più eclatante è quello di Riscossione Sicilia segnalato alla Corte dal ragioniere generale della Regione, Giovanni Bologna. Mancano 68 milioni e 500 mila euro. Cifra che potrebbe essere superiore.

Ci sono anche i mancati introiti degli enti locali che non incassano gli oneri dovuti per abusi edilizi. In qualche caso tali crediti sono cancellati.

La Corte dei Conti definisce “rovinoso” per il Bilancio regionale il sistema delle società partecipate. Alcune di queste società, ha detto Albo – sono esposte a contenziosi milionari (si pensi a Sicilia Digitale, già Sicilia e Servizi) o finite in liquidazione (Multiservizi) con contenziosi dei lavoratori appioppati alla Regione.

“L’infausta proliferazione di società in house, spesso non strutturate e prive di reali piani industriali, è risultata fonte di contenziosi con i lavoratori con rivendicazioni complessivamente milionarie e di diritti creati non dal ‘diritto’ ma dal reclutamento clientelare; dovrebbe, ormai, essere chiara la illiceità del modello in house inteso quale serbatoio di personale e pretesto per affidamenti svincolati dall’evidenza pubblica”.

Il meccanismo è il seguente: le società regionali – che formalmente sono società di capitale – assumono senza concorso. E lo fanno anche in presenza di leggi che vietano nuove assunzioni (lo ha denunciato qualche giorno addietro il parlamentare regionale, Cateno De Luca). Dopo di che qualcuno deve pagare: i cittadini ignari!

Il tutto in cambio di voti.

Maurizio Graffeo, presidente della sezione di controllo della Corte dei Conti, a margine dell’inaugurazione, ha detto che “la situazione dei conti della Regione non è allarmistica. Ancora non abbiamo i dati di preconsuntivo, ma io non sarei né allarmista, né pessimista. Tra un paio di mesi, ad aprile, potremmo essere più precisi. Certo, si tratta di un lavoro che dovrà essere svolto da un nuovo governo, da una nuova amministrazione che deve riprendere tutto daccapo e impostare le politiche future; non è un lavoro semplice. L’allarme di un ente pubblico è la ‘cassa’. Se in ‘cassa’ non ci sono problemi, possiamo dire che non sta benissimo, ma non c’è rischio di default”.

C’è anche l’intervento del presidente della Regione, Nello Musumeci:

“Mi convinco sempre di più della necessità di dover ripristinare in Sicilia un organo di controllo sull’attività degli enti pubblici. Tutto questo servirebbe essenzialmente agli amministratori e costituirebbe una garanzia per chi è chiamato a svolgere ruoli di responsabilità pubblica. Il frequente ricorso alla magistratura penale, alla magistratura del lavoro, alla magistratura contabile e amministrativa dimostra come la funzione del controllo preventiva essenzialmente sia non più rinviabile. Su questo tema dovrò confrontarmi con altri organi istituzionali e non escludo la preparazione di un disegno di legge che possa reintrodurre organismi agili, snelli certamente di controllo sugli atti di enti locali senza appesantire il processo, le procedure ordinarie che invece debbono essere assolutamente accelerate senza incontrare alcuno ostacolo”.

Musumeci si sofferma anche sui disabili abbandonati:

“Nei giorni scorsi – dice – ho incontrato una delegazione di familiari di persone con disabilità, che mi hanno evidenziato in particolare tutti i limiti nell’erogazione dei servizi e le gravissime carenze del settore. Oggi dalla Corte dei Conti, ad apertura dell’anno giudiziario, arriva la conferma di come centinaia di migliaia di euro siano stati sottratti agli interventi a favore degli assistiti nell’indifferenza degli organi preposti ai controlli”.

Claudio Fava, deputato regionale de I cento passi, sempre a proposito dei disabili, precisa:

“Siamo davanti ad un’anomala gestione doppiamente insopportabile, perché oltre a erodere i fondi pubblici si è tradotta in mancata assistenza. Mentre i vertici dell’Iridas spendevano in hotel e ristoranti, le misure di sostegno e integrazione per le persone con disabilità erano assenti.”

“Dal Governo regionale – conclude Fava – ci aspettiamo che non si limiti alla solita presa d’atto ma intervenga concretamente per la garanzia dei diritti dei cittadini con disabilità”.

C’è anche il commento di Giancarlo Cancelleri, Movimento 5 Stelle, vice presidente dell’Ars:

“Le parole del presidente della Sezione giurisdizionale della Corte dei Corti Maurizio Graffeo devono indurre a una riflessione: in Sicilia non è più rinviabile l’avvio di una ‘due diligence’ con la Corte dei Conti, cioè un controllo approfondito sul bilancio della Regione da parte di un organo pubblico, imparziale e autorevole”.

“La nostra posizione in questi anni, proprio su questo aspetto è stata netta – aggiunge Cancelleri – da tempo chiediamo un’operazione verità sui bilanci della Regione siciliana, invocando un controllo accurato, affidato proprio ai magistrati contabili. I siciliani hanno il diritto di sapere chi sono i responsabili dello spreco di miliardi di euro perpetuato per anni che, invece di trasformarsi in opportunità e soluzioni per i siciliani, sono finiti nelle tasche dei corrotti o sono stati sprecati o restituiti all’Europa”.

Poi, riferendosi alle considerazioni espresse da Graffeo sul clamore mediatico delle affermazioni di “certa stampa” Cancelleri dice:

“E’ ‘certa politica’, e per intenderci quella che oggi governa in Sicilia, a imbeccare ‘certa stampa’ sui conti in rosso e il rischio default della Regione, esponendo l’Isola alle conseguenze derivanti da un possibile declassamento da parte delle agenzie di raiting che, allarmate dal clamore mediatico delle considerazioni sciorinate a mezzo stampa dal Governo, hanno già avviato una ricognizione sulla reale condizione dei conti della Sicilia”.

“Musumeci ha vinto le elezioni ma mi chiedo – conclude il vice presidente dell’Ars – fino a quando giocherà con la Sicilia dando la colpa di tutto a chi ha governato prima? Le chiacchiere quando si vince stanno a zero, il Governo dovrebbe lavorare e risolvere i problemi, rilanciare la nostra terra e creare nuove opportunità, invece in questi primi 100 giorni, il presidente della Regione non è stato neanche in grado di portare in Parlamento la legge finanziaria di bilancio, cullandosi sulla possibilità di prorogare per un altro mese, e cioè fino ad aprile, l’esercizio provvisorio. Governo nuovo, vizi vecchi verrebbe da dire, purtroppo a pagare sono sempre i cittadini vittime dell’incapacità di chi governa”.

P.s.

I magistrati della Corte dei Conti lo sanno quello che succede all’ARPA Sicilia? Hanno contezza della ‘autorizzazione’ concessa nel 2008 al cementificio di Isola delle Femmine?

Foto tratta da quotidianodiragusa.it

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